Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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E Harry rimase solo, senza niente che lo distraesse dal dolore che gli trafiggeva il braccio inerte.

Molte ore più tardi, nel cuore della notte, si svegliò all’improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il braccio sembrava come pieno di grosse schegge. Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.

«Giù le mani!» disse ad alta voce, e poi: « Dobby! »

Gli occhi a palla stralunati dell’elfo lo scrutavano nell’oscurità. Una grossa lacrima gli scorreva giù per il lungo naso a punta.

«Harry Potter è tornato a scuola» bisbigliò tristemente. «Dobby aveva avvertito Harry Potter. Ah, signore, perché non avete dato retta a Dobby? Perché Harry Potter non è tornato a casa quando ha perso il treno?»

Harry si sollevò sui cuscini e scansò la spugna.

«Che cosa ci fai qui?» chiese. «E come fai a sapere che ho perso il treno?»

Le labbra di Dobby tremarono e Harry fu colto da un improvviso sospetto.

«Sei stato tu\ » disse scandendo le parole. « Tu hai impedito che la barriera ci lasciasse passare!»

«Proprio così, signore» disse Dobby annuendo vigorosamente, con le orecchie sbatacchiati. «Dobby si è nascosto e ha aspettato Harry e ha sprangato l’entrata, e dopo Dobby si è dovuto stirare le mani» — mostrò a Harry dieci lunghe dita bendate — «ma a Dobby non importava niente, signore, perché pensava che Harry Potter era salvo, e Dobby non si è neanche sognato che Harry Potter arrivasse a scuola per un’altra strada!»

Si dondolava avanti e indietro, scuotendo l’orribile testone.

«Dobby è rimasto così sconvolto quando ha sentito che Harry Potter era tornato a Hogwarts che ha fatto bruciare il pranzo del suo padrone! Dobby non aveva mai ricevuto una frustata come quella, signore…»

Harry si appoggiò di nuovo sui cuscini.

«Hai quasi rischiato di farci espellere, a me e a Ron» disse arrabbiato. «E meglio che tu sparisca prima che mi tornino a posto le ossa, Dobby, altrimenti ti strangolo».

Dobby fece un debole sorriso.

«Dobby è abituato alle minacce di morte, signore. Dobby ne riceve cinque volte al giorno, quando è a casa».

Si soffiò il naso su un pizzo della lurida federa che gli faceva da vestito e aveva l’aria cosi patetica che Harry senti svanire la rabbia.

«Perché indossi quel coso, Dobby?» chiese curioso.

«Questo, signore?» chiese Dobby attorcigliando un altro pizzo della federa. «Questo è un segno della schiavitù dell’elfo della casa, signore. Dobby può essere liberato soltanto se il padrone gli regala dei vestiti veri, signore. La famiglia sta bene attenta a non passare a Dobby neanche un calzino, signore, perché altrimenti lui sarebbe libero di lasciare la casa per sempre».

Si asciugò gli occhi gonfi e disse d’un tratto: «Harry Potter deve andare a casa! Dobby pensava che il suo Bolide bastasse a fargli…»

«Il tuo Bolide?» disse Harry sentendosi montare di nuovo la rabbia. «Come sarebbe a dire, il tuo Bolide? Hai mandato tu quel coso ad ammazzarmi?»

«Ammazzarla no, signore, ammazzare lei mai!» disse Dobby sconvolto. «Dobby vuole salvare la vita a Harry Potter! Meglio essere rimandato a casa, gravemente ferito, che rimanere qui, signore! Dobby voleva solo che Harry Potter si facesse abbastanza male da essere mandato a casa!»

«E niente altro?» fece Harry arrabbiato. «Non penso che tu abbia l’intenzione di dirmi perché volevi rimandarmi a casa a pezzi, non è cosi?»

«Ah, se solo Harry Potter sapesse!» gemette Dobby inondando di altre lacrime la sua federa cenciosa. «Se lui sapesse cosa significa per noi, per noi ultimi, per noi schiavi, per noi che siamo la feccia del mondo della magia! Dobby ricorda com’era quando Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era al culmine del suo potere, signore! Noi elfi della casa eravamo trattati come vermi, signore! Naturalmente Dobby viene ancora trattato così, signore» ammise asciugandosi la faccia sulla federa, «ma in generale, per la gente della mia specie, signore, la vita è migliorata da quando lei ha trionfato su Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Harry Potter è sopravvissuto e il potere del Signore Oscuro si è infranto, ed è sorto un nuovo giorno, signore, e Harry Potter ha brillato come un raggio di speranza per quelli di noi che pensavano che i giorni Oscuri non avrebbero mai avuto fine, signore… E ora a Hogwarts stanno per accadere cose terribili, forse stanno già accadendo, e Dobby non può lasciare che Harry Potter rimanga qui ora che la storia sta per ripetersi, ora che la Camera dei Segreti è di nuovo aperta…»

Dobby si raggelò, inorridito, poi afferrò la caraffa dell’acqua dal comodino e se la diede in testa, rotolando via. Un attimo dopo strisciava sul letto, gli occhi strabici, borbottando: «Cattivo Dobby, cattivissimo Dobby…»

«Allora esiste una Camera dei Segreti?» sussurrò Harry. «E… dicevi che è stata già aperta una volta? Raccontami tutto, Dobby!»

Dobby protese la mano verso la caraffa dell’acqua, ma Harry gli afferrò il polso. «Ma io non sono figlio di Babbani… come può la Camera dei Segreti rappresentare un pericolo per me?»

«Ah, signore, non chieda altro, signore, al povero Dobby» balbettò l’elfo con gli occhi che si dilatavano nel buio. «Oscuri eventi si tramano in questo luogo, ma Harry Potter non deve essere qui quando accadranno. Torni a casa, Harry Potter. Torni a casa, Harry Potter, non deve immischiarsi in queste cose, è troppo pericoloso…»

«Chi è, Dobby?» chiese Harry continuando a stringergli il polso per impedirgli di colpirsi di nuovo con la caraffa. «Chi l’ha aperta l’ultima volta?»

«Dobby non può, signore, Dobby non può, Dobby non deve dire!» squittì l’elfo. «Harry Potter deve tornare a casa, signore, deve tornare a casa!»

«Io non vado proprio da nessuna parte!» disse Harry risoluto. «Una delle mie migliori amiche è figlia di Babbani; lei sarà la prima della lista, se veramente la Camera dei Segreti è stata aperta…»

«Harry Potter rischia la vita per i suoi amici!» mugolò Dobby in una sorta di estasi sconsolata. «Così nobile! Così valoroso! Ma lui deve salvarsi, deve, Harry Potter non deve…»

Dobby si impietrì un’altra volta e le sue orecchie da pipistrello cominciarono a tremare. Anche Harry l’udì. Era il rumore di passi fuori nel corridoio.

«Dobby deve andare!» ansimò l’elfo terrorizzato; si udì uno schiocco, e il polso che Harry stringeva svani. Harry ricadde pesantemente sul letto, con gli occhi rivolti alla porta buia dell’infermeria, mentre i passi si avvicinavano.

Un attimo dopo, Silente entrava indietreggiando nella stanza, con indosso una lunga vestaglia di lana e una papalina da notte. Reggeva un’estremità di quella che sembrava una statua. Un attimo dopo apparve la professoressa McGranitt, sostenendo l’altra estremità. Insieme, depositarono la statua su un letto.

«Chiama Madama Chips» bisbigliò Silente, e la McGranitt passò in fretta davanti al letto di Harry e scomparve. Harry rimase immobile, fingendo di dormire. Udì voci concitate e poi vide riapparire la professoressa McGranitt seguita da Madama Chips che si stava infilando un golf di lana sopra la camicia da notte. Udì un brusco respiro.

«Che cosa è successo?» sussurrò Madama Chips a Silente, chinandosi sopra la statua stesa sul letto.

«Un altro attentato» spiegò Silente. «Minerva l’ha trovato sulle scale».

«Accanto a lui c’era un grappolo d’uva» disse la professoressa McGranitt. «Pensiamo che stesse cercando di sgattaiolare quassù per venire a trovare Potter».

Harry si sentì come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Lentamente e con grande cautela, si sollevò di qualche centimetro per vedere la statua. Un raggio di luna batteva sul suo viso immobile.

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