Algis Budrys - Il satellite proibito

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La fantascienza è l’unico genere letterario nel quale l’uomo sia direttamente e concretamente posto a confronto con l’infinito. In questo dato risiede il suo fascino principale: perchè dall’infinito emerge l'enigma, l’ignoto, l’incubo, ed il confronto si trasforma in una sfida. Questo romanzo di Algis Budrys (un autore che i lettori di «Futuro» hanno già avuto modo di apprezzare) ripropone uno dei temi più classici della narrativa fantascientifica: quello della minaccia nascosta in un mondo sconosciuto, del mistero che deve essere rivelato a rischio della vita. Il mondo che cela l’enigma, e dà corpo alla sfida, è il nostro satellite naturale: la Luna, che l’uomo ha appena sfiorata, e che cela nelle sue viscere un segreto mortale. Cosa si nasconde in fondo al labirinto dal quale nessun esploratore è mai uscito vivo? Quale intelligenza maligna ha potuto concepire una trappola cosi crudele e mostruosa? L’intelletto umano non possiede strutture adeguate a scandagliare un abisso così folle e contorto, anche perchè la «cosa» che si cela in fondo all’abisso è a sua volta al di là della follia e dell’assurdo. «Il satellite proibito» è il più originale e famoso tra i romanzi di Budrys.
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1961.

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— Ciao, Ed — disse gentilmente, tendendo la mano mentre Hawks si affrettava ad alzarsi. — È passato parecchio tempo.

— Sì. Sì davvero. Accomodati, Sam… Ecco: ecco la sedia.

— Speravo che trovassi il tempo di vedermi — disse Latourette, sedendo di peso. Alzò gli occhi con aria di scusa. — Adesso le cose devono procedere molto in fretta.

— Sì — disse Hawks, sedendosi a sua volta. — Sì, molto in fretta.

Latourette guardò la carta che Hawks aveva ripiegato e depositato all'estremità della scrivania. — Sembra che io mi fossi sbagliato, sul conto di Barker.

— Non so. — Hawks tese la mano verso il foglio, poi la contrasse. — Sta facendo progressi per noi. Immagino sia ciò che conta. — Scrutò incerto Latourette, con occhi irrequieti.

— Sai — disse quello con la stessa espressione imbarazzata. — Non volevo quel lavoro con la Hughes Aircraft. Credevo di volerlo. Sai bene. Un uomo… un uomo vorrebbe continuare a lavorare. Almeno, è quello che dovrebbe desiderare.

— Sì.

— Ma tu sai che non mi ubriaco. Voglio dire, io… io non mi ubriaco mai. Oh, magari a una festa. Ma non… Ecco, non perché mi arrabbio e voglio rovinare tutto. Non ho mai fatto così.

— No.

Latourette rise, silenziosamente. — Forse cercavo solo di dire a me stesso che ero veramente infuriato con te. Capisci… cercavo di trasformarmi in una specie di personaggio tragico. No… non volevo andare a lavorare. Tutto lì, credo. Volevo solo andare a sedermi al sole. Voglio dire, il mio compito qui era finito, tanto… e tu dovevi cominciare a passare la mano a Ted Gersten. Avresti dovuto farlo comunque, prima o poi.

Hawks posò le mani sul bordo della scrivania. — Sam — disse con fermezza — ancora oggi non so se ho fatto bene o male. — Poi aggiunse: — Ero in preda al panico, Sam. Mi ero spaventato, perché Barker mi dava sui nervi.

Latourette si affrettò a dire: — Ciò non significa che avessi torto. Dove saremmo, se non ci affidassimo alle intuizioni improvvise? Ogni tanto, bisogna decidere in fretta. Dopo ci ripensi e capisci che, se non l'avessi fatto, la situazione sarebbe diventata troppo pesante. Qualche volta, il nostro subconscio è più in gamba di noi. — Tirò fuori una sigaretta dal taschino della camicia, senza abbassare lo sguardo, con le dita che frugavano incerte mentre gli occhi guardavano fissi nel vuoto, come se quanto stava dicendo l'avesse pensato in anticipo, provando e riprovando mentalmente ciò che si sarebbero detti lui e Hawks, e come se in realtà la sua attenzione fosse concentrata su qualcosa che non era sicuro di poter dire.

— Domani andrò all'ospedale — proseguì. — Era ora. Voglio dire, potrei stare fuori ancora un po', ma ormai ho chiuso. E sai, potrei tirare avanti con la morfina… o quel che è. Sta diventando fastidioso — disse disinvolto. — E del resto, il governo mi ha mandato un tale, l'altro gior no. Non è che mi abbia detto in faccia cosa dovevo fare, ma credo che quelli sarebbero più tranquilli se io fossi in un posto dove non ha importanza quel che dico nel sonno. — Sorrise, faticosamente. — Sai bene. Il Grande Fratello.

Hawks lo fissava.

— Comunque… — Latourette agitò una mano, dimentico della sigaretta che stringeva da quando l'aveva finalmente pescata dalla tasca. — Sarò fuori circolazione. — Abbassò gli occhi, disse: — Oh — e si mise in bocca la sigaretta. Si tolse rapidamente una bustina di fiammiferi dalla tasca della giacca, ne accese uno, aspirò con vigore, poi spense il fiammifero e si sporse per gettarlo nel cestino di Hawks, attento a non mancare il bersaglio. — Perciò mi sono chiesto se non poteva essere una buona idea tirar fuori un mio duplicato dalla bobina archiviata. Così potresti avermi… voglio dire, potresti avere il duplicato a portata di mano in laboratorio, nel caso che ogni tanto ti servisse aiuto. Voglio dire, sei così vicino alla meta, e potrebbe essere utile avermi… — La voce si spense. Guardò Hawks con la coda dell'occhio, arrossendo.

Hawks si alzò in fretta e cominciò a regolare i comandi del condizionatore d'aria incorporato nella finestra dietro la scrivania. I comandi meccanici erano induriti, e assunsero la nuova posizione con uno scatto metallico degli umidificatori.

— Sam, tu sai che il tuo ultimo nastro è vecchio di sei mesi. Se ne ricavassimo un tuo duplicato, non conoscerebbe neppure la procedura che oggi usiamo per i lanci sulla Luna. Crederebbe che fosse aprile.

— Lo so, lo so, Ed — disse sottovoce Latourette. — Non ho detto che dovresti assegnargli il mio vecchio incarico. Ma sapevo che prima o poi sarei stato duplicato dalla registrazione. Voglio dire, io… il duplicato non sarebbe sorpreso di quello che è accaduto. Avevo pensato a questo. Il duplicato sarebbe un esperto, e capirebbe la situazione. Si adatterebbe rapidamente.

— Si adatterebbe a lavorare agli ordini di Gersten? — Hawks si voltò, appoggiando il dorso al condizionatore. — Non si tratta di capire o non capire quanto è accaduto. Si tratta di ben altro. Vedila da questo punto di vista. Per quanto lo riguarda, entrerebbe nel trasmettitore per un'analisi come mio vice nell'intero progetto, e un attimo dopo uscirebbe dal ricevitore, non solo con sei mesi passati di colpo, non solo con Gersten al di sopra di lui, ma con mezza dozzina di altri uomini in posizioni più cruciali della sua. Certo… sarebbe te, si renderebbe conto di ciò che è accaduto, saprebbe di essere un duplicato. Ma cosa proverebbe ? Cosa avresti provato tu, in aprile, se fossi entrato per quell'analisi, sapendo che era una procedura d'ordinaria amministrazione, che il nastro sarebbe stato semplicemente archiviato e che saresti tornato al tuo solito lavoro… e poi, uscendo, avessi scoperto che le cose non stavano così, che tutto il mondo era cambiato, che erano state fatte cento cose con sistemi che non conoscevi, e all'improvviso eri solo uno dei vari ingegneri, con i tuoi vecchi conoscenti che non sapevano come parlare con te, e Gersten imbarazzato nei tuoi confronti, e uno sconosciuto di nome Barker che sembrava avere per te un'ostilità speciale? Pensaci sopra, Sam. Perché è esattamente quello che proverebbe il duplicato. E sentirebbe soprattutto che questo non è giusto. Sam… cosa vuoi fare a te stesso?

Latourette disse lentamente, guardando il pavimento: — E poi non capirei cos'è accaduto a Ed Hawks… a parte il fatto che gli ho reso tutto più difficile, non più facile. — Rialzò la testa. — Mio Dio, Ed, che cosa mi è successo? Cosa sto facendo a me stesso e a te? Ho sempre desiderato aiutarti, ed ecco come è andata a finire. Non avrei dovuto venire qui, oggi, Ed. Non avrei dovuto farti anche questo.

— Perché no? — chiese Hawks. — Non hai il diritto morale di lavorare a qualcosa cui hai dedicato tanta parte di te stesso? Un moribondo non ha diritti? Anche il diritto di rivivere ancora sei mesi di cancro? — Guardò Latourette. — Tu ci hai pensato parecchio. Se potessi aspettarmi una risposta da qualcuno, quello saresti tu: perché non puoi avere ciò che ti è dovuto?

Latourette lo fissava angosciato. — Ed, non avrei dovuto venire.

— Perché no? Non hai fatto altro che cedere al panico, Sam. Ti sentivi chiudere in una morsa, e dovevi fare qualcosa. Uno uomo deve fare qualcosa… non può aspettare semplicemente di sprofondare.

— No, non avrei dovuto venire.

— Perché no? Perché un uomo non può alzarsi e protestare contro ciò che lo travolge? Perché deve essere in balìa di cose che non gli prestano attenzione?

Latourette si alzò. — Ho peggiorato la situazione — disse, disperatamente. — Ti ho scaricato addosso un altro peso. Ma non volevo. L'unica cosa che posso fare è andarmene subito. Ti prego, Ed… cerca di dimenticarlo. — Si diresse in fretta alla porta e guardò Hawks per un momento d'incomprensione. — All'inizio volevo soltanto ciò che andava meglio per te. E poi sono venuto qui, oggi, e ne ero ancora convinto. Ma volevo anche qualcosa per me stesso, e così ho rovinato tutto. Come fa la gente a cacciarsi in queste situazioni? — chiese, ciecamente. — Dov'è scritto che debba succedere?

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