Lei cominciò a baciargli le guance e gli occhi, passandogli le unghie tra i capelli, sulla nuca. — Hawks, — mormorò, con voce soffocata — Hawks, sono così sperduta…
Hawks piegò la testa, con i tendini del collo che spiccavano irrigiditi contro le mani di lei. Claire socchiuse le labbra, e i sandali di pelle strusciarono sulle pietre del patio. — Dimentica tutto, bisbigliò — baciandolo sulla bocca. — Pensa solo a me.
Poi si svincolò all'improvviso, si scostò di un passo, il dorso della mano contro la bocca, le spalle ed i fianchi abbandonati. Sospirava ritmicamente, con gli occhi splendenti. — No… No, non posso resistere… non con te. Tu sei troppo per me, Ed. — Raddrizzò le spalle e avanzò di nuovo di un passo. — Dimentica di trovarmi simpatica — disse, dal profondo della gola, tendendo le braccia verso di lui. — Prendimi e basta. Posso sempre trovare qualcun altro che mi giudichi simpatica.
Hawks non si mosse. Claire lo guardò, a braccia tese, il viso avido. Poi riabbassò le braccia lentamente e gemette, sottovoce: — Non ti do torto. Non ho potuto farne a meno, ma non ti biasimo per quel che stai pensando. Tu credi che io sia una specie di ninfomane, pronta a impazzire per ogni uomo. Pensi che, siccome mi succede così adesso, vada sempre così. Tu pensi che, siccome potresti fare con me quello che vuoi, ciò che ho detto di me stessa, prima, non era vero. Tu…
— No — disse Hawks. — Ma non penso che tu lo creda vero. Tu credi di potertene servire perché sembra plausibile. Lo è. È vero. E ogni volta che temi che un uomo possa scoprirlo, cerchi di distogliere la sua attenzione con l'unica cosa che secondo te può interessargli. Penso che tu abbia paura di vivere in un mondo pieno di esseri chiamati uomini. Per quanto tu dica che cerchi di non essere così, devi sempre ridurre gli uomini alle tue dimensioni. — Hawks si sfilò il fazzoletto dal taschino e si asciugò la bocca, impacciato. — Mi dispiace — disse. — Ma io la vedo così. Connington parte dalla premessa che ognuno ha una debolezza, e che lui può approfittarne. Non so se ha ragione o torto: ma la tua è che ti concedi soltanto agli uomini che pensi scopriranno questa debolezza. Mi domando se tu lo sapevi.
Claire affondò le dita nella stoffa dell'abito, sulle cosce tese. — Tu hai paura, Hawks — disse. — Hai paura delle donne, come tanti altri.
— Puoi darmi torto? Ho paura di molte cose. E tra l'altro, degli esseri umani che non vogliono essere ciò che sono.
— Perché non te ne stai zitto, Hawks? Cosa fai, nella tua vita, oltre a tenere discorsi? Sai cosa sei, Hawks? Sei viscido. Una noia, e viscido. Una noia di prim'ordine. Non ti voglio più fra i piedi. Non voglio rivederti mai più.
— Mi dispiace che tu non voglia essere diversa, Gaire. Dimmi una cosa. C'eri quasi riuscita, un momento fa. C'eri andata molto vicino. Sarei uno sciocco a negarlo. Se avessi fatto quello che cercavi di fare con me, sarei ancora viscido? E tu che cosa saresti, a farti un uomo che disprezzi, solo per sentirti sicura?
— Oh, vattene, Hawks!
— Il fatto che sono viscido mi rende incapace di vedere la realtà?
— Quando hai intenzione di smetterla? Non voglio il tuo lurido aiuto!
— Non pensavo che lo volessi. Te l'ho detto. È tutto quello che ho detto, in realtà. — Hawks si voltò verso la casa. — Vado a sentire se Al mi permette di fare una telefonata. Ho bisogno che qualcuno venga a prendermi. Sto diventando troppo vecchio per fare tanta strada a piedi.
— Va all'inferno , Hawks! — gridò Claire, seguendolo con la stessa andatura, un passo o due più indietro.
Hawks si allontanò affrettando il passo, muovendo rigidamente le gambe con un movimento a forbice e dondolando le braccia in brevi archi.
— Mi hai sentito? Sparisci! Va' via, va' via, va' via!
Hawks arrivò alla porta della cucina e l'aprì. Connington era appoggiato a un mobile, con la camicia da spiaggia e i calzoncini da bagno chiazzati dal sangue e dalla saliva che gli colavano della bocca. La mano sinistra di Barker, serrata tra i suoi capelli, era l'unica cosa che gli impediva di cadere dallo sgabello su cui stava in bilico. Il pugno destro di Barker era sollevato, sporco di sangue che scorreva giù dai denti sulle ossa delle nocche.
— Mi ero solo addormentato, ecco — mormorava disperatamente Connington. — Mi ero solo addormentato nel letto di Claire, ecco tutto… lei non c'era.
Il braccio di Barker scattò, e il pugno centrò di nuovo la faccia di Connington. Con voce frenetica, Barker disse: — E questo è per averlo desiderato, Connie. Non sopporto di trovarti nel letto della mia donna. È tutto. Non posso lasciartela passar liscia.
Connington cercò a tentoni un appiglio, alle sue spalle. Non cercava neppure di difendersi. — È l'unico modo in cui potevi farlo. Trovarmi lì. — Piangeva, e sembrava non rendersene conto. — Credevo di aver trovato il sistema, finalmente. Ho pensato che oggi fosse la giornata buona. Non sono mai riuscito a farcela, con lei. Con tutti gli altri trovo sempre la strada. Tutti hanno un punto debole. Tutti crollano, prima o poi, e mi permettono di scoprirlo. Nessuno è perfetto. Questo è il grande segreto. Tutti tranne lei. Dovrà pure scivolare, una volta o l'altra, ma io non l'ho mai vista farlo. Io, l'abilissimo capo del personale.
— Lascialo stare ! — urlò Claire, dietro Hawks, piantandogli le unghie nella spalla per scostarlo, e poi si avventò su Barker, che balzò via, stringendosi con la mano il graffio sul braccio. — Lascialo stare! — gli gridò in faccia lei, piantandosi a gambe larghe e con le mani alzate, frementi. Afferrò una salvietta, ne bagnò un angolo nel lavello, e si avvicinò a Connington, che si era afflosciato contro lo sgabello e la guardava con occhi acquosi.
La donna s'inginocchiò accanto a Connington e cominciò a pulirgli freneticamente la faccia. — Su ecco, tesoro — fece dolcemente. — Ecco, ecco. Su. — Connington protese una mano, con il palmo in alto, tendendo le dita fiacche, e lei l'afferrò, stringendola e premendosela contro la gola, mentre gli strofinava febbrilmente la bocca ferita. — Guarirà, tesoro… non preoccuparti…
Connington girò la testa da una parte all'altra, guardando ciecamente nella sua direzione, gemendo mentre il tessuto gli premeva sulle ferite.
— No, no, tesoro — lo rimproverò Claire. — No, stai fermo, tesoro. Non preoccuparti. Ho bisogno di te, Connie. Ti prego. — Cominciò a pulirgli il petto, aprendogli la camicia e facendogliela scivolare a forza lungo le braccia, come un poliziotto che arresta un ubriaco.
Barker disse, stizzito: — Bene, Claire… d'accordo. Voglio che domani ti porti via la tua roba. — Piegò la bocca in una smorfia di ripugnanza. — Non avrei mai pensato che ti mettessi a divorare le carogne.
Hawks voltò loro le spalle e notò un telefono a muro. Fece il numero goffamente, in fretta. — Sono… sono Ed — disse, con la gola contratta. — Vorrei che venissi a quell'angolo dell'autostrada, dove c'è l'emporio per prendermi a bordo. Sì… ho bisogno di un passaggio fino in città, anche stavolta. Grazie. Sì, ti aspetterò.
Riappese e, quando si girò, Barker gli disse, sbalordito: — Come ha fatto, Hawks? — sembrava sul punto di piangere. — Come c'è riuscito?
— Verrà al laboratorio, domani? — chiese stancamente Hawks.
Barker lo fissò con gli scintillanti occhi neri. Indicò Claire e Connington con un gesto del braccio. — Che altro mi resterebbe, Hawks, se perdessi anche lei, adesso?
— Hai l'aria stanca — disse Elizabeth, quando le lampade fluorescenti dello studio si accesero con uno sfrigolio, mentre Hawks sedeva sul divano.
Lui scosse il capo. — Non ho lavorato molto. È la solita vecchia storia… quand'ero un ragazzo, alla fattoria, mi sfinivo con la fatica fisica, e non avevo difficoltà ad addormentarmi. Mi svegliavo, la mattina, e mi sentivo magnificamente; ero riposato e pieno d'energia, sapevo esattamente cosa mi attendeva quel giorno, e lo facevo. Anche quand'ero stanco, mi sentivo bene; sentivo che avevo fatto quel che era giusto. Anche quando non riuscivo a tenere gli occhi aperti, dopo cena, il mio corpo era rilassato e felice. Non so se è comprensibile per chi non l'ha provato, ma era così.
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