— L'avevo letto durante il corso di letteratura inglese — rispose il giovanotto, un po' a disagio, arrossendo quando Barker strizzò un occhio. — Il Mago Merlino ha fabbricato un'armatura invincibile. L'aveva destinata a Sir Galahad, ma mentre la fabbricava, le esigenze della formula magica lo hanno forzato ad adattarla alla taglia di Sir Lancillotto. E sebbene Lancillotto tradisca re Artù e sebbene i due debbano battersi nella giostra di quel giorno, Merlino non può lasciare che l'armatura rimanga inusata. Perciò chiama Lancillotto nella sua officina, e la prima cosa che Lancillotto dice, appena entra e vede l'armatura magica, è: «Cos'è? Nuovi artifici, Mago?»
Barker lanciò un breve sorriso ironico al guardiamarina, poi a Hawks. — Speravo che avrebbe riconosciuto il parallelo, dottore. Dopotutto, mi ha detto di aver letto anche lei un libro o due.
— Capisco — disse Hawks. Guardò pensieroso Barker, poi chiese al guardiamarina: — Cosa risponde Merlino?
— «Sì, un'armatura.»
Le labbra di Barker s'incurvarono, gaiamente. Disse a Hawks: — «Un'armatura? Dimmi, Filosofo, nei tuoi anni avanzati ti sei dedicato all'artigianato? Hai accostato le dita nodose all'incudine, e hai forgiato una lastra damaschinata per imitare il lavoro dell'armaiolo?».
Il guardiamarina fissò incerto prima Hawks e poi Barker, e citò: — «Come ho fatto non deve interessarti… Accontentati che, quando un'aquila si piega a fare il nido, quel nido è fatto in modo che solo le aquile possano abitarlo… o coloro che ottengono licenza da un'aquila».
Barker inarcò un sopracciglio. — «Ed io ho la tua licenza, vecchio mio?»
— «La mia licenza e la mia preghiera, spaccateste» — gli rispose il guardiamarina.
— «Io non ti piaccio» — disse Barker, volgendosi verso Hawks. — «E certamente non ti ha comandato Artù di rivestire questo mio corpo per proteggerlo da ogni ferita mortale. No, non questo corpo… egli non è sollecito della mia salute, eh? Bene, è un'altra storia. Tu dici che questa armatura è opera tua? Allora è invulnerabile, tramata dai tuoi incantesimi? È prodigiosamente forte? Per me? Come ti ho detto, io non ti piaccio… e allora perché lo fai? Chi te lo ha comandato?»
Il guardiamarina si umettò le labbra e guardò ansiosamente Hawks.
— Devo continuare, dottore?
Hawks rivolse un sorriso forzato a Barker. — Mah… sì… vediamo come va a finire. Se il condensato mi piace, forse andrò a comprare il libro.
— «Mi comanda la mia arte, Cavaliere. Come la tua arte comanda te, a dimostrazione che l'arte ama l'uomo saggiamente, quanto lo può una donna. Prendila. Mai una simile armatura è stata posta sul dorso di un cavallo. Mai l'occhio di un artigiano più esperto ha misurato le sue commessure, o ha operato con tanta tenerezza. Mai l'occhio del costruttore si è congiunto con tanto zelo alle mani dell'artefice e alla mente del creatore di macchine, come ora, per prendere a prestito dai tuoi muscoli quella forza che, alla fine, si prenderà tutta la gloria. Prendila… che tu sia dannato, prendila, tu che ti sei impadronito di più di quanto ti spetta, e cerchi di impadronirti d'altro ancora!»
— «È la gelosia che parla in te, vecchio» — disse Barker.
— «Tu non sai per che cosa!»
— «Dunque tu sai con tanta sicurezza le cose che pensa la mia mente silenziosa? Non essere troppo orgoglioso, Mago. È come tu dici… Anch'io so che significa appartenere a un'arte. E ho il mio orgoglio, come tu hai il tuo. Pensi che mi darà gloria prendere grazie al tuo dono ciò che potrei conquistare facendone a meno?»
— «Tu devi!»
— «Dov'è la tua magia? E qual è la mia arte, per avvalersi della tua? La prenderò, sebbene dubiti di me stesso? Me la garantisci invulnerabile? Non cederà, sul campo, ad una lancia sconosciuta alla tua scienza?»
— «E se cederà, allora crollerò anch'io con te, Cavaliere.»
Barker scostò spazientito Sampson e portò la mano là dove la stretta cinghia di cuoio aveva lasciato sulla sua spalla un segno permanente. L'abbassò e slacciò la fibbia della larga fascia che gli cingeva lo stomaco. — «Allora non crollare, Armigero» — mormorò. — «Ti prego, non crollare.»
Hawks guardò Barker in silenzio per un momento. Poi si umettò un dito e tracciò in aria una X. — Un punto a favore dell'uomo completo — disse. E mentre lo diceva, un lampo di sofferenza gli attraversò il volto.
Fidanzato se ne andò portandosi via la gamba di Barker. Un tecnico si avvicinò a Hawks. — C'è la sua segretaria al telefono, Ed — disse. — Ha detto che è urgente.
Hawks scosse il capo. — Grazie — rispose, distratto, e attraversò il laboratorio, entrò in una cabina isolata. Sollevò il ricevitore. — Qui Hawks, Vivian. Cosa c'è… una chiamata di Tom Phillips? No, va bene… l'aspettavo. Me la passi qui- — Attese, con gli occhi fissi nel vuoto, che la chiamata dell'ammiraglio venisse passata in laboratorio. Poi il diaframma del ricevitore vibrò di nuovo, ed egli disse: — Sì Tom. Oh, tutto bene. Sì. A Washington fa caldo, eh? No, qui no. C'è solo lo smog. Bene. — Rimase in ascolto, guardando il muro chiaro che gli stava davanti.
— Sì — disse poi, lentamente. — Beh, me l'immaginavo che il rapporto su Rogan avrebbe fatto quell'effetto. No, ascolta… abbiamo un metodo nuovo. Abbiamo trovato un altro uomo. Io credo che andrà benone. No, senti… voglio dire un altro tipo d'uomo: credo che con lui avremo delle buone possibilità. No, no… ascolta: perché non guardi il suo fascicolo? Al Barker. Sì. Barker. Dovrebbe esserci un Fascicolo 201 dell'Esercito, dell'OSS. E l'approvazione dell'FBI. Sì, vedi, il fatto è che lui è un tipo completamente diverso da un ragazzo simpatico e per bene come Rogan. Sì, la documentazione dovrebbe spiegarlo. Che ne diresti di un colloquio personale, se ne hai bisogno per convincere la Commissione? No, lo so che sono tutti sconvolti per via di Rogan e degli altri, ma forse, se tu…
Con la mano sinistra, Hawks tirava ciecamente, insistentemente, uno dei bottoni del suo camice.
— No, Tom… pensa. Pensa, adesso… Senti, se questo fosse stato solo uno dei soliti volontari, a cosa avrei potuto credere che servisse? No, lui è davvero diverso. Senti, se tu… E va bene, se non c'è tempo, non c'è tempo. Quando tornano a riunirsi? Beh, mi sembra che ci sia tutto il tempo, da qui a dopodomani. Potresti venire qui e…
Scosse il capo, e appoggiò il palmo della mano contro la parete. — Sta bene. So che hai molto da fare. Va bene, allora, se sei dalla mia parte e non hai bisogno di venire qui perché ti fidi di me, allora perché non ti fidi? Voglio dire, se io sono convinto che il prossimo tentativo riuscirà, perché non mi credi sulla parola?
Ascoltò, poi disse, irritato: — E va bene, accidenti, se la Commissione non prenderà una decisione ufficiale fino a dopodomani, perché non posso continuare fino ad allora? Avrò un lancio riuscito all'attivo, ce la faremo e… Senti… credi che perderei il mio tempo se non fossi convinto che quest'uomo possa farcela?
Sospirò, poi aggiunse con voce rauca: — Senti, se potessi garantirti quali saranno i risultati, non avrei bisogno di un programma di ricerca! Tentiamo di fare le cose passo passo, se vogliamo farle!
Si passò la mano sulla faccia, pesantemente. — Okay , ritorniamo al punto di partenza… a cosa serve discutere? Mi date danaro, autorità, attrezzature e tutto il resto, perché sono io, ma la prima volta che si tratta di accettare la mia parola a proposito di qualcosa, nessuno lassù è capace di liberarsi del suo stupido panico e di ricordare con chi ha a che fare. Credi che io non faccia altro che tirare a indovinare?
S'inumidì le labbra e ascoltò, attentamente. Poi si rilassò. — Bene, allora — disse con un sorriso gelido. — Ti chiamerò presto, dopodomani mattina, e ti farò sapere i risultati. Sì, me la ricordo, la differenza dei fusi orari! D'accordo. E no, no, non preoccuparti — concluse. — Farò del mio meglio. Sì. Beh, anche tu, Tom. Ci vediamo.
Читать дальше