— Be’, allora?
— Le conseguenze future non dipendono da loro — dissi. — Vedi, loro sono stati i primi a costruire i portali. Hanno localizzato altri trenta o quaranta paratempi, fra quelli che già li avevano e quelli che li avrebbero avuti presto. Ma trenta o quaranta è un numero limitato. Che frazione è rispetto all’infinito, Nyla?
— Non fare giochetti matematici con me, Dom!
— La matematica non c’entra, è solo buon senso. Questo è l’Ottobre 1983, giusto? Non solo per noi qui, per tutti. Loro non sono più avanti di noi. Sono stati soltanto più fortunati cinquanta o cento anni fa. Ma è l’Ottobre 1983 per un numero infinito di mondi paralleli. Non solo loro. Non solo noi. Tutti i paratempi, e il tempo scorre per ciascuno di essi. Forse in questo preciso istante, in un paratempo che nessuno ha mai ancora localizzato con l’apparecchio-spia, qualcuno come me o come te sta saltando attraverso il suo portale nuovo di zecca. E magari ce ne sono altri quaranta o cinquanta che hanno il portale in via di costruzione. Da qui a Natale potrebbero esserci dozzine di paratempi pronti a sperimentarlo, e centinaia in Gennaio, e in Febbraio… e l’anno prossimo o quello successivo…
— Oh, mio Dio! — disse Nyla.
— E un giorno o l’altro — conclusi, — ce ne saranno migliaia o milioni che infrangeranno, forse tutti insieme, la barriera fra i paratempi… e tu credi che qualcuno sarà capace di tenere sotto controllo una cosa di quel genere?
— Cristo santissimo di tutti gli universi! — ansimò Nyla.
— Esatto — sospirai.
— Ma tutti quei rimbalzi balistici… — cominciò a dire.
Annuii, lasciando che la riflessione le penetrasse nella mente.
Mi fissò con quella che avrebbe potuto essere paura o rispetto… non conoscevo ancora abbastanza mia moglie per capirlo bene. — E tu sei il solo che sa come stanno le cose? — domandò.
— Naturalmente no. La gente che ci ha portati qui è costretta a rendersene conto, ma non ha modo di andare in giro a controllare molti paratempi. E sono sicuro che ce ne sarebbero troppi per chiunque. Ho cercato di discuterne, un paio di volte. Alcuni sembrano non capire di cosa parlo, come il senatore. Ma altri… be’, altri non vogliono parlarne. Hanno paura, suppongo.
Lei si raddrizzò di scatto. — Sicuro, maledizione, che hanno paura! Personalmente, questa è una cosa che mi terrorizza !
— Be’ — dissi, — considerando quanta distruzione ci ricadrebbe addosso, saresti pazza a non aver paura. Ma guardiamola con gli occhiali rosa. Tu ed io possiamo cavarcela abbastanza bene. Stiamo andando a vivere in una vallata deserta, dove è assai improbabile che ci piombi addosso qualcosa da un paratempo o dall’altro. Succederanno cose bizzarre, forse spiacevoli; oh, ragazzi, se succederanno! Ma non sarà pericoloso come se vivessimo in una città, dove… non so, magari un quadrimotore potrebbe infilarsi dritto nella tua camera da letto, o qualcosa del genere.
Nyla mi fissò in modo assai poco coniugale. Senza un filo d’amore negli occhi. — Quello che mi stai dicendo — sbottò, indignata, — è che noi sopravviveremo, e al diavolo il resto della razza umana, vero? Vero ? — gridò. — E tu hai avuto il coraggio di dire a me che ero un serpente, una gelida carogna senza un briciolo di…
— No, no — dissi dolcemente, mettendole un dito sulle labbra. — Non ho detto esattamente questo. Non proprio. E a me importa della razza umana. Me ne importa moltissimo.
— Ma… ma allora, che cosa possiamo fare, Dom?
Io dissi: — Niente, amore. Non c’è niente che tu ed io possiamo fare. È quello che sta accadendo. Però… non tutto andrà male.
Attesi che mi chiedesse cosa non sarebbe andato male. Ma quando il suo volto si scurì, e aggrottò le sopracciglia, e aprì la bocca, m’accorsi che le parole con cui l’avrebbe chiesto mi avrebbero fatto bruciare gli orecchi, così la prevenni in fretta: — Voglio dire che la cosa comincerà su piccola scala. Possiamo esserne abbastanza sicuri. Avremo avvertimenti di ogni genere prima che diventi davvero grossa… il tempo di evacuare le città, forse, o comunque di fare quello che potremo. E… non c’è modo d’impedire che accada, capisci? Perciò l’unica cosa è agire come meglio ci sarà possibile.
Lei si alzò dal letto e andò a guardare la pianura deserta che scorreva sotto di noi. Lasciai che i suoi pensieri si smarrissero in quell’immensità. Infine si volse, lentamente. — Dom — disse, — sei sicuro che stiamo facendo la cosa giusta? Voglio dire, tu hai parlato di avere dei bambini e io, non so, qualche volta ho pensato che piacerebbe anche a me. Ma questo non è un mondo troppo terribile per allevarci dei bambini?
Mi alzai e le andai accanto, nudo come lei, e passandole un braccio attorno alla vita la strinsi a me. — Sì, puoi scommetterci — mormorai. — Ma ce n’è mai stato uno che non lo fosse?
FINE