— Mi trova davvero un tipo così quadrato? — chiese Kristan. — Sì, è inevitabile. Eppure a Forholt mi chiamano Arinberg «Caduta libera».
— Perché?
— Oh, ho combinato parecchi scherzi, ho composto alcune ballate, cose del genere.
— Caduta… ehi, un momento! Vuol dire che lei è il creatore di «Caduta libera a gogò»?
— Be’, non credevo che…
— Ah! L’ho cantata anch’io decine di volte quando le feste andavano su di giri e tutti avevano bevuto un po’. Ma guarda. Lasci che le stringa quella mano ribalda. — Le loro mani si strinsero. — Mi racconti. Con tutti i più intimi e nascosti dettagli.
— Preferirei ascoltare i suoi ricordi. Lei ha avuto una vita molto più avventurosa della mia.
— Avventurosa è dove c’è l’avventura. La gente normale non si dedica a un mondo selvaggio e spesso pericoloso. Cos’è che l’ha interessata?
In tono esitante, un pezzo dietro l’altro, emerse Sa biografia di Kristan. Era più vecchio di lei, anche se solo di quattro decenni, meno di quanto avesse immaginato. A ingannarla erano stati i suoi modi e di sicuro il suo ultimo ringiovanimento era antecedente a quello di Laurice. Si era occupato di geologia su diversi pianeti e lune, ma soprattutto aveva insegnato all’Università di Ilis, finché il suo matrimonio era andato all’aria. Era stato il suo unico vincolo ed era durato una cinquantina d’anni, insolitamente lungo per quei tempi; i genitori di Laurice erano un’eccezione. Questo fatto e tutto il resto di ciò che lo riguardava la indussero a ritenere che se fosse dipeso da lui sarebbe stato ancora sposato. Invece, visto come erano andate le cose, alla ricerca di una nuova vita, aveva raggiunto un suo figlio, anche lui scienziato su Venafer, e aveva a poco a poco scoperto che lì si trovava il significato della sua esistenza che aveva sempre cercato. Poiché non aveva accennato ad alcuna donna, tranne che a qualche collega, nonostante alcune domande che Laurice si lusingava fossero acute, era probabile che avesse solo qualche legame casuale; e quindi, pur essendo amabile e popolare tra i colleghi, doveva avvertire una solitudine interiore assai simile a quella che anche lei aveva avvertito fin troppo spesso.
Caso raro tra gli uomini, gli dava veramente fastidio parlare in prima persona singolare e desiderava sentire qualcosa di lei. Be’, lei aveva parecchie storie da raccontare e non le spiaceva farsi bella ai suoi occhi.
Copperhue si contorse un poco. Sollevò la testa, si guardò attorno, e la lasciò ricadere, sussurrando però alcune parole che a Laurice risultarono chiare.
— Va tutto bene — gli rispose in Merse. — Sta calmo. Presto ti riporteremo a casa.
— A New Halla? — chiese Kristan.
— Prima alla nostra base sulla costa, naturalmente — rispose Laurice. — Da lì se necessario potremo chiamare un altro mezzo di trasporto, non credo che ce ne sarà bisogno. Un paio di giorni dovrebbero bastare perché Copperhue si rimetta in forma perfetta.
— Ma che cosa farà? Il progetto terraferma è finito, non è vero?
— Non definitivamente. Prima potrà unirsi a un altro gruppo, magari al mio in crociera sul fiume…
— Ssst. — Laurice lo sentì. — Mi piacerebbe proprio avere la tua compagnia, caro amico. — Con la mano gli accarezzò la grande testa pelata.
— Intanto qualcuno potrebbe parlare con Uldor a Forholt — continuò la donna. — Se si è ripreso, e scommetto di sì, si potrebbe organizzare una trasmissione audiovisiva, in modo che una nuova spedizione in questa zona tragga vantaggio dai suoi consigli. Potrei guidarla io, quando avrò finito coi miei canoisti, se non ci sarà nessun altro disponibile. E dubito che ci sia qualcuno di più idoneo, visto ciò che ho imparato da lei.
Il viso di lui si irrigidì. Kristan ritirò la mano che aveva toccato quella di lei. — Un paio di dettagli, nulla più.
— Ma che mi indicano che cosa devo tener d’occhio e su cui devo informarmi meglio — rispose Laurice. — Anzi, intanto che siamo qui…
L’uomo scosse la testa. — No.
— Come?
— No. Non intendo contribuire oltre alla… alla rovina di questo pianeta.
Oh, cribbio, si disse Laurice, ecco che ho premuto di nuovo quel tasto, proprio mentre cominciavamo a capirci. — Ascolti, lei ha lamentato mancanza di fondi e di manodopera. Be’, ne potrà avere, se il suo gruppo coopererà col nostro. Noi non siamo cercatori minerari, né abbattiamo foreste, né facciamo niente del genere, lo sa benissimo. Siamo anche noi scienziati.
— A che scopo? — si infiammò lui. — Per il puro sapere? No, voi state preparando la strada ai coloni. — Inspirò a fondo. — Questo incidente… io, noi di Forholt, avevamo solo una conoscenza marginale delle vostre attività. Adesso capisco che non volevamo pensare ai serpenti e ci eravamo detti che li avremmo fermati più tardi, quando non fossimo più stati così impegnati. Bene, questo incidente mi ha reso conscio dell’immediata minaccia che rappresentano. Il momento di fermarli è adesso, prima che acquistiate troppa forza, che entrino troppi investitori nei vostri dannati progetti. Io tornerò a Ather, Milady Windfell, e condurrò una campagna. Ci vorranno anni di duro lavoro, lo so, di dure contrattazioni, ma io e coloro che sono con me vi combatteremo su ogni millimetro di terreno.
— Parla con delicatezza — sibilò Copperhue. — È davvero furioso, anche se gli spiace di esserlo.
E avrebbe anche potuto riuscirci alla fine, pensò Laurice. Oltre ai conservazionisti c’è parecchia gente che si sente a disagio coi Nexiani, per motivi più o meno validi. Non voglio credere che Kristan sia disposto a fare deliberatamente appello alla xenofobia, ma si troverebbe con alleati politici che sarebbero ben felici di attizzarla.
— Mi spiace che la pensi così — azzardò la donna.
La collera di Kristan si quietò di colpo. Per un istante apparve stranamente vulnerabile. — Lo stesso vale per lei, signora. Vorrei proprio poterla persuadere.
— E io lei. Siamo entrambi onesti e questo è già qualcosa. Be’, non siamo ancora a un punto di crisi, si ricordi. Avremo tutto il tempo di pensare, studiare e discutere. Nulla è stato ancora deciso definitivamente né lo sarà nei prossimi anni, e niente di irrevocabile succederà ancora per vari anni dopo d’allora. Forse, quando avremo appreso di più, questi suoi quadri si dissolveranno come incubi.
La tristezza lo sopraffece. — O i suoi come sogni a occhi aperti. Questi progetti per modificare la luce del sole, può giurare che funzioneranno? Noi non siamo dei; roviniamo molte più cose di quelle che creiamo. Consideri la pura massa di materia organica morta quando la vita nativa si estinguerà… con che precisione ha costruito il modello di quel processo? Come potrà influenzare l’agricoltura? Quanto può essere sicura di qualcosa?
Non sono per nulla sicura, pensò Laurice, ma si astenne dal confessarlo. Solo che… ma forse non posso dirglielo. Posso farlo, Copperhue?
— Non litighiamo. — Laurice sospirò. — Dividiamoci solo il calore.
— D’accordo. — Ma la sua voce era fredda e Kristan poi rimase in silenzio, immobile accanto alla forma serpentina tra di loro. Passò un’ora.
E alla fine: — Credo di essermi ripreso. — Dal tono di Copperhue sembrava proprio vero. — Grazie per la vostra gentilezza, onorevoli creature.
— Splendido — rispose Laurice senza particolare calore. — Uh, dottor Arinberg, il nostro paziente è guarito. Immagino però che avrà notato come sia ferito e contuso da spine e sassi. E sia troppo debole e malconcio per tornare indietro. Non potremmo prelevarlo per via aerea?
— Ci stavo appunto pensando. — Kristan rimaneva lontano e impersonale. — Posso andare a prendere l’aereo. Non so però se sia possibile atterrare senza pericolo nelle vicinanze. Se necessario posso immobilizzarmi in aria e calare un cavo con un cappio, ma sarebbe rischioso. Lasciatemi guardare in giro.
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