Frederik Pohl - Dolce triste regina delle isole vaganti

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Dolce triste regina delle isole vaganti: краткое содержание, описание и аннотация

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Dopo un lungo periodo d’inattività letteraria, in cui si era limitato alla direzione di collane come «If» e «Galaxy», una decina d’anni fa Fred Pohl riprendeva a scrivere, sbalordendo tutti con opere stupende come
e
, e dimostrando una capacità di rinnovamento incredibile in un autore che aveva alle spalle una carriera tanto lunga e luminosa. Soltanto questo Pohl, il Pohl della seconda giovinezza, avrebbe potuto scrivere un romanzo breve come questo: scritto in uno stile vagamente ispirato al compianto Cordwainer Smith, in un futuro al tempo stesso assurdo e affascinante, dove navi grandi come isole traggono succo e minerali dai mari della Terra e dove si snoda bella e avvincente la vicenda romantica di un uomo che cerca di proteggere se stesso e una dolce fanciulla da un fato iniquo e dalle minacce di un morto.

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Tutto ciò di cui avremmo avuto bisogno a quel punto era un idrovolante veloce che doveva comparire sulla scena anche come diversivo.

Appena fu buio scesi dunque all’appartamento di May. Era lì che ammazzava il tempo come al solito, un po’ leggendo e un po’ dedicandosi a lavori di cucito. — È una notte calda — dissi, accostandomi alla finestra sotto cui si stendeva l’oscurità del mare, venti metri più in basso. Torcendo il collo riuscivo a scorgere il piccolo sommergibile ormeggiato accanto a una delle scalette con la prua già voltata verso una delle uscite della rete di protezione. Sulla banchina, giusto dove mi aspettavo di vederlo, c’era l’uomo con la cravatta verde. Aveva appena fatto il pieno di carburante e lo stava pagando a uno degli addetti. Ciò che aspettava adesso era l’idrovolante, il cui compito era di attirare l’attenzione di tutti sulla pista d’atterraggio.

Quello era il diversivo: e ormai non mancava molto.

— Mi piacerebbe fare una nuotata con te — dissi. May mi fissò intensamente, stupita. — Guarda — continuai, prendendola per mano e conducendola alla finestra, — basterebbe tuffarci da qui. E in una notte come questa potremmo anche nuotare fino alle Hawaii, e rivedere le palme e le grandi spiagge bianche. — Erano parole assurde, e anche il mio sogghigno dovette sembrarle assurdo mentre mi portavo la sua mano alle labbra per baciarla. Ma quando le lasciai le dita fra esse avevo infilato un bigliettino che diceva: Appena te lo dico dovremo tuffarci entrambi in mare. C’è un battello che aspetta per portarci via.

— Credo che berrò qualcosa, caro Jay — disse May in tono casuale e mi accennò di seguirla al bar. Poco dopo si scusò e andò nel bagno, e quando poi ne uscì riprese a chiacchierare svagatamele, sul succo di mela un po’ acido che le avevano servito a pranzo e sullo strano sogno che aveva fatto quella notte.

Mezz’ora dopo stavamo ancora parlando del più e del meno, allorché dal ponte di coperta giunse il suono allarmato della sirena che chiedeva l’intervento delle forze di sicurezza sulla pista d’atterraggio. Presi subito May per un gomito e la condussi alla finestra.

E in quel momento la porta dell’appartamento si apri mentre entrava il piccolo Jimmy Rex.

Aveva da poco compiuto gli otto anni, e negli ultimi due era cresciuto sotto la perniciosa influenza di Betsy. Rovinargli il carattere, già guasto, non le era stato difficile perché nelle sue vene scorreva il sangue maligno degli Appermoy. E in quei due anni il ragazzo era venuto a far visita a sua madre soltanto due volte. Naturalmente era stata Betsy a mandarlo. Nei suoi occhi c’era tutt’altro che amore filiale quando chiese, sardonico: — Stai forse pensando di fare una sciocchezza, mammina? — Aveva un bel volto liscio, una voce chiara e un cuore che avevo ormai rinunciato a decifrare. M’interposi fra di loro.

— Perché fai una domanda di questo genre? — lo rimproverai.

Alzò gli occhi su di me. — Betsy dice che è molto strano — rispose, — che tu sia diventato un fannullone, che abbia venduto le tue azioni e che abbia smesso di chiedermi di venire un po’ qui. E di sopra c’è un aereo che dice di essere della flotta societica, di avere dei guasti alla strumentazione e di voler fare un atterraggio di fortuna.

Non mi ero atteso che Betsy mettesse insieme quei fatti con tanta acutezza. Ma la guardia in piedi fuori dalla porta non ci guardava; stava ascoltando l’interfono e sui suo volto duro c’era ostilità per l’aereo russo di cui sentiva notizie, i russi erano concorrenti che ci rubavano soldi, e molti sarebbero stati lieti di spedirgli un missile nella fusoliera invece che lasciarlo atterrare. Aprii la bocca per rispondere a Jimmy Rex, ma May mi prese per un braccio.

— Non potremmo portarlo con noi, Jason? — supplicò.

— No, non possiamo — gridai. — E non c’è tempo per discutere! — Se Betsy era abbastanza sospettosa da mandare lì il ragazzo avevamo pochi minuti, forse pochi secondi, perché il diversivo dell’aereo non l’avrebbe ingannata a lungo.

Non c’era alcuna confusione nella mente di May. Capiva quel che stavo dicendo; sapeva che quella era la semplice verità. Ma era anche una madre, una donna che non riusciva a rassegnarsi d’aver già perduto il suo unico figlio. Lo fissò per un lungo istante, poi con un gemito si volse e corse alla finestra.

Non potei impedire ciò che accadde subito dopo. — No! — strillò il piccolo Jimmy Rex, e fece l’unica cosa che poteva fare per fermarla: corse fuori dalla porta e premette il pulsante per sigillare tutte le uscite dell’appartamento di May.

Non poté trattenerla all’interno: non del tutto.

Le saracinesche metalliche si abbassarono… e quella della finestra si abbatté con forza terribile e spaventosa sul collo di May. Della mia May.

E fu lì che io rimasi, da solo, silenzioso, con ciò che restava di May. Dieci minuti più tardi sentii le saracinesche che si rialzavano, la porta venne aperta e Betsy si precipitò dentro con Jimmy Rex alle calcagna. Betsy appariva furiosa, trionfante, offesa… ma quando mi vide chino accanto alla finestra, con il corpo senza testa di May stretto fra le braccia, lordo di sangue, sembrò più che altro sollevata.

In quanto a Jimmy Rex, devo essere onesto: davanti al corpo decapitato della madre pianse. Gemette e tirò sul con il naso, e credo che riuscì a esibire un dolore sincero… per otto o dieci minuti, almeno.

Perfino Betsy fu un po’ scossa a quello spettacolo, ma non a lungo quanto lui, perché il ragazzo aveva ancora le lacrime agli occhi allorché lei mi fissò con una sorta di orrida ammirazione. — Tu, vecchio pazzoide — disse, quasi deliziata, — lo sentivo che avresti fatto qualcosa e che sarebbe stata la tua stupidità a risolvere tutti i miei problemi. Penso proprio di doverti ringraziare.

— Se dici un’altra parola — sussurrai — ci saranno due donne morte in questa stanza. — E quando mi alzai le avrei spezzato il collo con le mie mani se il fucile della guardia non mi avesse spinto indietro.

Entrò altra gente, un medico diede un’occhiata al corpo di May e lo coprì con un lenzuolo; Jimmy Rex se ne andò scortato da una cameriera, e io non potevo far altro che guardare quel sangue, per terra, addosso a me, sulla finestra. Mi volsi e vidi che Betsy mi teneva gli occhi addosso, stavolta con un’espressione che sul suo volto mi apparve indecifrabile. Se non l’avessi conosciuta bene avrei detto che c’era della pietà in quello sguardo.

Poi sospirò e scosse il capo. — Vecchio — disse, sgarbata, — vattene dalla mia isola e porta con te le tue folli illusioni. — Fece un cenno ai suoi uomini. Venti minuti più tardi la grande mole galleggiante spariva alle mie spalle mentre il battello su cui avrei dovuto fuggire libero con May portava via me solo, verso… neppure sapevo cosa.

Così a morte per due diverse mani era andata.
L’ascia fu dal suo amico più cara sollevata,
e il falso figlio abbatté la lama
che ogni sua quieta speranza rese vana.
E il buio spense infine gli occhi innocenti
della dolce triste regina dell’isole vaganti.

Per oltre un anno dopo quei fatti, ogni notte mi svegliai tremando dall’incubo in cui continuavo a vedere la saracinesca che piombava sul tenero collo di May. Era tremendo riviverlo in sogno ma da sveglio era ancora peggio. Quali erano le illusioni che avevano indotto anche il nero cuore di Betsy a impietosirsi per me?

Non ho mai trovato la vera risposta a questa domanda. E forse, dentro di me, non voglio neppure trovarla.

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