Marco Buticchi - La nave d'oro

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La nave d'oro: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel XIV secolo, in uno scenario che vede lo scontro fra Occidente cristiano e Oriente musulmano, Hito Humarawa, un ex samurai macchiato dal disonore e troppo amante della vita per darsi la morte, si ritrova al fianco di un mercante veneziano e gli viene affidato il compito di combattere un giovane eroe con un passato da nobile cristiano. Oggi l’anziano ammiraglio Grandi ha rinvenuto nel corso di un’immersione alcuni reperti che l’hanno indotto a pensare che proprio in quel punto fosse naufragata la nave d’oro di un imperatore romano. Forse quella scoperta è l’unica scintilla che può ridare un senso alla vita di Henry Vittard, un celebre navigatore transoceanico che da poco ha perduto la moglie.

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Dalle fessure della maschera da battaglia Hito Humarawa vide il Muqatil che avanzava, passando a fil di lama chiunque tentava di ostacolarlo. Nelle intenzioni del giapponese, doveva restare un solo superstite tra gli assaliti. Quando dalle alture di punta Marsala aveva spiato il dromone e il suo equipaggio, il samurai era certo di aver intravisto Diletta Campagnola camminare sul ponte in compagnia del pirata saraceno.

Finalmente, dopo averla a lungo cercata, riuscì a individuare la donna: era nascosta sotto alcuni teli, vicino a lui.

Le braccia forti di Humarawa afferrarono Diletta e la spinsero verso la galea ancora affiancata al dromone.

Il Muqatil valutò la distanza: non sarebbe mai riuscito a balzare addosso all’orientale prima che lui fosse stato al sicuro sul ponte della galea, nonostante la resistenza che stava tentando di opporre Diletta.

Le sue mani corsero alla cintura, una stretta salda impugnò il pugnale finemente cesellato appartenuto alla sua compagna, lo bilanciò tra le dita e lo lanciò, mirando in mezzo al petto dell’avversario.

Humarawa fu rapido come una fiera nello scansarsi di lato. Il Muqatil rimase a osservare il sottile pugnale che roteava nell’aria, oltrepassava il bersaglio e si andava a conficcare nei legni del dromone.

Quel breve istante di deconcentrazione fu sufficiente a far precipitare la situazione: un corpo contundente lo colpì al capo da tergo, facendogli perdere i sensi. Uno degli uomini del samurai aveva spento ogni velleità di combattimento nel pirata saraceno, affibbiandogli un forte colpo alla nuca con l’elsa della spada.

«Presto, portate i prigionieri sulla nostra nave e allontaniamoci: il dromone sta affondando», urlò Hito Humarawa, superando con la sua voce il crepitare delle fiamme che stavano divorando la nave da battaglia del Muqatil.

Gennaio 2002

Il messaggio di posta elettronica, stampato su un semplice foglio bianco, si trovava sulla scrivania del primo ministro israeliano. Oswald Breil rilesse quelle poche parole. Derrick Erma rimase ad ascoltarlo in silenzio.

‹CHIEDO AUTORIZZAZIONE A ORGANIZZARE FESTA DI COMPLEANNO PER IL SOGGETTO IN QUESTIONE.›

Con queste poche parole Bruno Milano chiedeva il via libera al piano per l’eliminazione di Yasuo Maru.

Breil scorse ancora una volta il rapporto che accompagnava la richiesta, poi si rivolse al responsabile del Mossad.

«E così», disse Breil, «Bruno Milano avrebbe raccolto indizi inconfutabili che ricondurrebbero a Yasuo Maru l’omicidio dell’agente Sagashi. Inoltre il nostro ufficiale riferisce di avere sospetti su altre nefandezze che vengono compiute dal Signore delle Acque, non ultima quella di essere, ormai è certo, una pedina di tutto rispetto ai vertici della Yakuza.»

«Non è tutto. Il capitano Bernstein ha appena terminato di decodificare alcune delle password poste a protezione del computer di Taka, il segretario di Maru. Nel secondo dei cinque CDROM copiati dal maggiore Milano, tra programmi operativi ordinari e budget societari, abbiamo trovato questa.» Derrick Erma porse a Breil una pagina stampata. A prima vista poteva sembrare simile allo schema di un circuito elettrico. Breil lesse l’indirizzo, scritto in italiano, dello stabile a cui si riferiva.

«Questa è la caserma romana dove risiedeva Alberto Vite!» esclamò Breil.

«Sì, e quello che lei sta osservando è lo schema dell’impianto idrico, signor primo ministro.»

«La definitiva conferma dei nostri sospetti. Ma non so se sia bene ricorrere all’eliminazione di Maru: Israele non è un organo di polizia internazionale. Questo genere di interventi radicali sono solitamente riservati ai nostri nemici diretti, non a un assassino generico, per quanto potente e pericoloso possa essere. Inoltre, una volta sgomberato il campo da colui che oggi ci sembra l’avversario numero uno, quanti altri Yasuo Maru saranno pronti a succedergli? Quello che dobbiamo attentamente valutare, prima di prendere la decisione, è se e quanto Maru sia pericoloso per Israele.»

«Non circoscriverei il rischio al nostro paese, dottor Breil. Sono convinto che persone come Yasuo Maru costituiscano una minaccia per l’intera umanità.»

Lo Shimakaze aveva raggiunto il porto di Marsala nelle prime ore del mattino. Grégoire Funet era a bordo, confinato nella sua cabina, consapevole che il temuto mal di mare si sarebbe fatto di nuovo vivo con i sintomi a lui ben noti.

Yasuo Maru li avrebbe raggiunti entro pochi giorni. Sino a quella data, la consegna che avevano ricevuto era quella di tenere sotto stretta sorveglianza le mosse degli occupanti del C’est Dommage utilizzando degli uomini a terra. La nave del Signore delle Acque avrebbe dovuto muoversi solo in caso di reale necessità.

Sara Terracini rabbrividì: la faccenda andava assumendo risvolti inaspettati. La possibilità di poter recuperare la nave imperiale appartenuta a Nerone avrebbe reso lei e i suoi amici protagonisti di una scoperta archeologica senza precedenti. Nelle ultime memorie che aveva tradotto si parlava addirittura del leggendario tesoro della regina cartaginese Didone.

Doveva fare in fretta: i suoi compagni d’avventura avrebbero impiegato un paio di giorni per raggiungere punta Marsala nell’isola di Favignana e, per quella data, lei doveva aver terminato la riscrittura delle memorie di Lisicrate.

Derrick Erma aveva lasciato la sua stanza da poco più di un’ora, quando Oswald Breil ricevette la notizia: un tribunale amministrativo aveva convalidato la legittimità del contratto sottoscritto dallo Stato israeliano con la Water Enterprise e aveva imposto il suo integrale e immediato adempimento.

Ciò significava che, da lì a pochi mesi, il fabbisogno idrico dell’intera popolazione sarebbe stato gestito dalla società di Yasuo Maru. Non c’era altro tempo da perdere. Breil sollevò il telefono e, non appena Erma rispose, disse: «Autorizzo la festa di compleanno per il nostro amico».

Mar Mediterraneo, anno di Roma 820 (67 d.C.)

Lisicrate da molto tempo non aveva potuto godere della tranquillità necessaria a ricostruire gli eventi, sempre tumultuosi, che si erano susseguiti nella vita di Nerone e dell’impero. Adesso, finalmente tranquillo sulla nave imperiale diretta verso la Grecia, osservava la flotta che accompagnava l’imperatore nel suo viaggio trionfale. Per prudenza, la nave d’oro era rimasta confinata nel suo segreto approdo: la volontà di Nerone di intraprendere quel viaggio, mentre a Roma regnavano il disordine e l’incertezza, era stata aspramente ostacolata dallo stesso Senato. Se l’imperatore avesse rivelato ai romani l’esistenza di quel suo personale gioiello capace di navigare, le critiche sarebbero state ancora più feroci.

Nerone era sempre più isolato e sembrava anelasse a una sola occupazione: quella di apparire dinanzi al suo pubblico nelle vesti di attore. Così, tra il malcontento della nobiltà romana legata agli antichi e più rigorosi costumi, si susseguivano le rappresentazioni teatrali del divino Cesare.

Poppea era morta una sera di due anni prima, perdendo anche il figlio che portava in grembo. La versione ufficiale parlava di una rovinosa caduta dalle scale. I rumores dicevano invece che l’imperatore, dopo aver ecceduto con le libagioni nel corso di una sessione anticipata dei Neronia, aveva ammazzato la moglie a calci. Comunque Nerone era sembrato disperato per quella scomparsa, e la sua mente già instabile aveva subito un nuovo e duro colpo, che nemmeno il matrimonio con Statilia Messalina era riuscito a lenire.

Le casse dello Stato erano in perenne condizione di necessità: la ricostruzione di Roma richiedeva fondi, così come l’avanzamento del progetto, da molti ritenuto folle, della nuova residenza di Nerone. Gli abili interventi della politica imperiale sul titolo dei conii avevano, è vero, dato consistenti frutti, e la maggiore liquidità pareva aver ridato fiducia ai mercati e ai consumatori. In un primo tempo, l’industria edile sembrava aver ricevuto un nuovo impulso dall’aumento della circolazione monetaria: da una libbra d’oro venivano ricavati quarantacinque aurei , contro gli usuali quarantadue, e da una libbra d’argento novantaseí denarii contro i precedenti ottantaquattro. In seguito, il conio di monete minori in rame e oricalco aveva completato l’opera. Un’opera che, secondo il parere di Lisicrate, si sarebbe presto rivelata dannosa: a quell’incremento forzato dell’economia sarebbe seguita presto un’altra e più grave crisi.

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