Marco Buticchi - La nave d'oro

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La nave d'oro: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel XIV secolo, in uno scenario che vede lo scontro fra Occidente cristiano e Oriente musulmano, Hito Humarawa, un ex samurai macchiato dal disonore e troppo amante della vita per darsi la morte, si ritrova al fianco di un mercante veneziano e gli viene affidato il compito di combattere un giovane eroe con un passato da nobile cristiano. Oggi l’anziano ammiraglio Grandi ha rinvenuto nel corso di un’immersione alcuni reperti che l’hanno indotto a pensare che proprio in quel punto fosse naufragata la nave d’oro di un imperatore romano. Forse quella scoperta è l’unica scintilla che può ridare un senso alla vita di Henry Vittard, un celebre navigatore transoceanico che da poco ha perduto la moglie.

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Hasan non si era arricchito con i suoi traffici: da oltre venti anni navigava sulla rotta che congiungeva l’Islam con Al-Andalus, al di là del Mediterraneo. Sapeva però che ogni relitto in mare deve essere ispezionato: un legno alla deriva può contenere oggetti preziosi o naufraghi in cerca di salvezza. E sotto la tela che copriva quelle assi, un rigonfiamento indicava che c’era qualcosa.

«È un uomo ferito!» gridò il marinaio che si era calato sul relitto. «Sembra un nostro fratello.»

«Presto, issatelo a bordo!» ordinò Hasan.

Di lì a poco il naufrago veniva disteso sul ponte. In tutta evidenza qualcuno lo aveva adagiato su quelle assi, magari per preservarlo da un attacco nemico o da un naufragio: accanto a lui si trovavano acqua e viveri e il suo corpo era stato assicurato con delle corde, così che non scivolasse in mare.

«Forse siamo arrivati in tempo, anche se credo abbia perso molto sangue», disse Hasan.

Subito l’attenzione del comandante fu catturata da un oggetto d’oro incastonato all’altezza dello sterno nell’armatura di pelle del guerriero ferito. Si trattava di un altorilievo in oro inciso mirabilmente e raffigurante la testa di un lupo. Hasan lesse la parola che risaltava tra i peli del collo dell’animale.

«Muqatil… Muqatil…» ripeté il comandante, poi alzò gli occhi al cielo. «Se davvero si tratta della leggenda vivente delle mie genti, Dio grande e misericordioso deve fargli salva la vita.»

Ottobre 2001

L’uomo non era passato inosservato all’occhio attento di Kuniko Sagashi. La receptionist della Water Enterprise riconobbe quasi subito l’esponente della delegazione cinese che pochi giorni prima aveva incontrato il presidente Yasuo Maru. Questa volta era solo e non vestiva l’uniforme da alto ufficiale, ma il suo volto non sfuggì alla memoria fotografica della giovane arruolata dal Mossad, pressoché infallibile.

Il generale Zhu Ling, presidente della Commissione militare cinese, si rivolse a una delle colleghe di Kuniko. La giovane riuscì a sentire perfettamente le sue parole: «Ho un appuntamento col presidente Maru», aveva detto il cinese rivolto alla gentile impiegata. Kuniko, accertata per telefono l’effettiva esistenza dell’appuntamento, aveva personalmente accompagnato Zhu Ling verso l’ascensore privato. In breve tempo avrebbero raggiunto il piano occupato dall’ufficio del presidente e dai suoi più stretti collaboratori.

Poco più tardi l’agente chiese a una delle colleghe di sostituirla per qualche minuto. Si diresse verso la toilette riservata al personale ed estrasse il suo cellulare. In pochi istanti digitò sulla tastiera un messaggio che poi inviò a un numero riservato.

Il testo era composto da poche parole: APPUNTAMENTO POSTAZIONE 3 OGGI ALLE 18.30. BUSHIDO.

Kuniko tornò al suo posto di lavoro. Un sorriso le illuminò il volto, mentre pensava che il suo nome in codice corrispondeva a quello delle inflessibili norme degli antichi samurai.

«Io non so come lei la pensi in materia politica, presidente Maru», aveva esordito il generale Zhu Ling, una volta espletati i convenevoli, «ma credo che convenga a tutti che la Repubblica Popolare Cinese rimanga comunista.»

«Che cosa vuol dire, presidente Ling?»

«Provi a immaginare se oltre un miliardo e duecentocinquanta milioni di persone si mettessero a far concorrenza al suo paese, che so… in campo meccanico o tecnologico. Oppure se la Cina immettesse sul mercato i propri prodotti petroliferi, la produzione aurifera o alimentare. Seguendo in modo cieco le macchinazioni occidentali, il mio paese è diventato uno sconfinato mercato dove piazzare eccedenze del sistema consumistico, macchinari e fabbriche obsolete, esportare know-how a prezzi altissimi, senza avere, di contro, un concorrente temibile. In tal modo, la politica imperialista sta relegando la Cina al ruolo di paese arretrato. C’è poi questo riavvicinamento con l’Occidente sancito dalla recente visita del presidente americano. Una visita dettata dalle necessità di un mondo in guerra e che ha avuto come prima conseguenza una serie di accordi commerciali. Si tratta di contratti apparentemente vantaggiosi per la Cina, ma che ridurranno ancor più il mio popolo a una sorta di colonia imperialista.»

«Capisco bene le sue rimostranze, presidente. Non posso dire se le condivido o no: sono troppo impegnato col mio lavoro per occuparmi anche della politica cinese», rispose Maru.

«Io non sto certo cercando consensi per il mio pensiero, presidente. Sto cercando alleati per una battaglia.»

Quelle parole suonarono come una melodia alle orecchie di Yasuo Maru. Avere come alleato uno tra gli uomini più influenti della Cina poteva tornare solamente a suo vantaggio, anche se Zhu Ling aveva modi da dittatore fanatico. Come sempre però, il Signore delle Acque sapeva che sarebbe stato lui a scegliere il momento e le modalità con cui sciogliere la società.

«Vada avanti, presidente Ling. Anche se non capisco che cosa possa avere a che fare col suo disegno il titolare di una società che gestisce acque e acquedotti.»

«Mi perdoni se parlerò senza inibizioni e se entrerò nel merito di questioni personali.» Il sorriso comparso sulle labbra di Zhu Ling era simile a quello del giocatore che rilancia sul bluff di un avversario. «Ma entrambi sappiamo che lei non è solo il presidente della Water Enterprise. Comunque, nella sua veste ufficiale, lei controlla un impero con centoventimila addetti sparsi in ogni angolo del mondo. Fornisce, direttamente e indirettamente, circa il venti per cento del fabbisogno idrico del pianeta. Ogni giorno alcuni miliardi di persone devono a lei la loro sopravvivenza. Attraverso una delle sue compagnie, diciamo collaterali, dato che in nessun modo si riesce a risalire a lei o alla Water Enterprise, lei approvvigiona di acqua l’ottanta per cento degli abitanti della Repubblica di Taiwan…»

Zhu Ling si fermò un solo istante, per osservare la reazione di Maru. Yasuo aveva un’espressione impenetrabile.

«Ma avremo modo di conoscerci e di parlare in seguito di questo», tagliò corto Zhu Ling. «Sempre ammesso che lei accetti di avere me, non dico come alleato, ma come amico. Legato a lei da un’indissolubile passione per le antichità.»

Così dicendo, Zhu Ling estrasse alcune fotografie e un foglio, porgendoli a Yasuo Maru.

Le foto rappresentavano tutte lo stesso oggetto, ripreso da diverse angolazioni e messo a confronto con un’asse millimetrata. Si trattava di un anello d’oro, all’apparenza assai antico, sulla cui sommità si trovava un sigillo rappresentato da una stella a sei punte composta a sua volta da due triangoli equilateri sovrapposti. Il foglio era invece la fotocopia di un papiro scritto in greco, ancora in ottime condizioni a giudicare dalla copia.

« Dall’inventario di Lucio Domizio Nerone, imperatore, redatto da Lisicrate di Atene, persona di fiducia dell’imperatore », Yasuo Maru prese a leggere ad alta voce, traducendo con estrema facilità l’antico idioma. « Contenuto e descrizione dell’anfora numero XXI. Pisside in oro. Statua di fanciulla. Anello dei Re. Anello con gemma incisa raffigurante il ratto di Proserpina. Questi oggetti, particolarmente cari all’imperatore, vengono da me sigillati ermeticamente nell’anfora contraddistinta dal numero XXI. Una delle copie dell’inventario redatte dagli scribi viene introdotta nell’anfora e da me controfirmata. L’originale verrà consegnato al comandante della nave imperiale e custodito assieme all’inventario generale. Lisicrate. »

«Il mondo dei mercanti d’arte, soprattutto quello di certi mercanti, è molto piccolo, presidente Maru», sorrise Ling. «La vostra richiesta di oggetti neroniani ha fatto il giro del globo. Siete conosciuto ovunque come uno degli appassionati con maggiori disponibilità economiche. Quella richiesta è giunta anche alle mie orecchie. Non ho idea di dove siano andati a finire gli altri tre oggetti, ma reputo che l’anello che io possiedo abbia fatto parte del corredo di Nerone. Il governo cinese ricevette in dono sia l’anello sia il papiro dal leader di un paese del blocco comunista europeo alcuni anni or sono. Quel prezioso reperto e la descrizione che lo accompagnava, altrettanto preziosa, sono rimasti dimenticati per anni in qualche magazzino del Popolo, fino a quando un occhio attento non li ha notati. Oggi fanno parte della mia collezione… chiamiamola… riservata.»

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