Marco Buticchi - La nave d'oro

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La nave d'oro: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel XIV secolo, in uno scenario che vede lo scontro fra Occidente cristiano e Oriente musulmano, Hito Humarawa, un ex samurai macchiato dal disonore e troppo amante della vita per darsi la morte, si ritrova al fianco di un mercante veneziano e gli viene affidato il compito di combattere un giovane eroe con un passato da nobile cristiano. Oggi l’anziano ammiraglio Grandi ha rinvenuto nel corso di un’immersione alcuni reperti che l’hanno indotto a pensare che proprio in quel punto fosse naufragata la nave d’oro di un imperatore romano. Forse quella scoperta è l’unica scintilla che può ridare un senso alla vita di Henry Vittard, un celebre navigatore transoceanico che da poco ha perduto la moglie.

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La luna illuminò Ibrahim non appena uscì all’aperto, oltrepassando un varco nascosto dietro la fitta vegetazione.

L’uomo respirò a pieni polmoni l’aria tersa della notte. Una voce ruppe il silenzio.

«Sei tu, mio fedele amico?» chiese la voce immersa nell’oscurità.

«Sono io, mio signore, mio unico signore», rispose Ibrahim.

Il rumore degli zoccoli di un cavallo ruppe ancora una volta la quiete.

La figura di ’Abd al-Hisàm si stagliò, illuminata dalla luna. Il cugino del Muqatil montava un destriero nero come la bocca di un vulcano.

«Bene, mio fedele Ibrahim. Ti ho aspettato ogni notte, da quando abbiamo circondato la città… Così come eravamo d’accordo. Che novità sei in grado di raccontarmi?»

Alessandria, anno di Roma 796 (43 d.C.)

«Tu, mio giovane Lisicrate, assisterai i nobili emissari di Roma nel corso delle ricerche all’interno della biblioteca.» Cherèmone pronunciò queste parole dinanzi alla delegazione romana che affollava una delle grandi sale della biblioteca di Alessandria.

I romani erano scortati da alcuni militari comandati da Afranio Burro, uomo di grande importanza tra i pretoriani, strettamente legato ad Agrippina Minore, figlia di Germanico, sorella del defunto Caligola, nipote dell’attuale imperatore Claudio e pronipote di Augusto. Il compito dei militari sarebbe stato controllare l’efficienza dell’esercito nella provincia d’Egitto, mentre alcuni studiosi avrebbero effettuato ricerche sui testi della biblioteca.

Non senza meraviglia, Lisicrate aveva appreso che la delegazione era guidata da una donna, Giulia Litia, e che le ricerche avrebbero riguardato i trattati di astrologia.

La matrona era imparentata con la famiglia imperiale e da tempo era dama di compagnia di Agrippina. Gli anni avevano leggermente offuscato la sua bellezza, ma i tratti del suo viso erano ancora capaci di accendere gli animi di molti uomini nell’Urbe. Gli occhi neri di Lisicrate si incontrarono con quelli verdi della donna e il giovane scriba si sentì subito attratto da lei. Era la prima volta che provava una simile emozione.

Cercando di celare il suo interesse, Lisicrate esordì: «Per quanto io possa esserti utile, ritienimi a tua disposizione, Giulia Litia».

«Tu parli molto bene la lingua dei romani, Lisicrate», rispose Giulia, rivelando un gradevole sorriso. «Domani vorrei consultare alcuni trattati di astrologia che sono reperibili solamente presso la vostra biblioteca. La mia signora Agrippina vuole conoscere il parere delle stelle in merito al destino di suo figlio: Lucio Domizio Enobarbo.»

«Sarò onorato di esserti d’aiuto.»

Quella notte Lisicrate dormì poco o nulla. Era eccitato dal fatto che l’indomani avrebbe rivisto Giulia Litia. Poco gli importava che la donna avesse quasi il doppio dei suoi anni e avrebbe potuto essergli madre.

Lei, con puntualità, raggiunse la biblioteca nelle prime ore del mattino seguente, scortata da quattro guardie e accompagnata da due servi. Cherèmone, sempre attento a favorire i rapporti con i romani, si preoccupò di accoglierla con le dovute premure, poi affidò la delegazione a colui che meglio di chiunque altro avrebbe potuto esser loro d’aiuto, dato che conosceva alla perfezione l’esatta collocazione dell’intero contenuto della biblioteca.

«I testi che riguardano l’astrologia», stava spiegando Lisicrate mentre attraversava una delle grandi sale, «sono raggruppati nell’ultimo salone. Ci sono antichissimi trattati egizi e greci. Sarò lieto di tradurre per te tutto ciò che ti interessa.»

Giulia Litia incedeva con passo sicuro, attraversando le ampie stanze contigue, e intanto Lisicrate descriveva le meraviglie di quello scrigno del sapere.

Quando giunsero nell’ultima delle sale, il giovane indicò alcuni scaffali: «Adesso devi solo dirmi da dove vuoi che incominciamo la ricerca».

Erano trascorsi tre giorni da quando avevano iniziato a consultare papiri e tavole di cera cercando di esaudire i desideri di Agrippina, donna che a Roma, a quanto aveva appreso Lisicrate, era considerata assai potente.

Quella mattina Giulia Litia si era recata alla biblioteca senza la compagnia dei due inseparabili schiavi. In quei tre giorni si era stabilita un’ottima intesa tra la matrona romana e Lisicrate. Spesso si fermavano a parlare tra una consultazione e l’altra, e talvolta Giulia si lasciava sfuggire frasi che avrebbero potuto quanto meno metterla in cattiva luce nei confronti della sua signora Agrippina e delle più alte autorità romane.

«Claudio è un uomo insicuro, sebbene sia un giusto e un ottimo governante. È vissuto all’ombra del fratello, il valoroso Germanico, fino a che lo sgomento creato dalla iattura dell’impero di Caligola non ha fatto sì che divenisse lui stesso imperatore. A Roma si mormora che, mentre i congiurati uccidevano Caligola, lui si sia nascosto dietro una tenda e che, una volta uscito a cose fatte, i cospiratori, tra cui molti senatori, lo abbiano acclamato Augusto seduta stante. Una paralisi, di cui l’imperatore ha sofferto in tenera età, lo rende goffo nei movimenti, e proprio la sua menomazione si dice che sia stata la causa scatenante dei continui tradimenti della moglie Messalina.»

«Parlami della tua signora, Giulia», chiese Lisicrate.

«Agrippina è una donna forte, intelligente, volitiva, bellissima. Raramente ho visto la mia padrona scoraggiarsi di fronte alle difficoltà: sa bene ciò che vuole e può utilizzare ogni mezzo per ottenerlo. Alla morte del perfido Caligola è rientrata dall’esilio a cui l’aveva condannata il suo stesso fratello, e da allora il credito di cui gode si è sempre più consolidato. Nelle sue vene scorre sangue imperiale da generazioni e non mi stupirei se il giovane Lucio Domizio, figlio di Agrippina e del marito Gneo Domizio Enobarbo, fosse destinato a ricoprire un posto di rilievo nelle alte gerarchie dell’Urbe.»

Era scesa la sera. Le lanterne, nella saletta di lettura, riuscivano a malapena a illuminare i testi sui quali era chino Lisicrate. La biblioteca era deserta: il pubblico veniva allontanato al calar del sole.

«Non so come avrei potuto fare senza il tuo prezioso aiuto», disse Giulia Litia, sorridendo al giovane.

Lisicrate alzò il viso dal papiro.

«Io sono felice quando sono al tuo fianco, Giulia, e per me aiutare un nobile romano a conoscere come gli astri disegnino il suo destino è un grande onore.»

Giulia Litia non abbassò lo sguardo, sostenendo gli occhi neri del ragazzo fissi nei suoi.

«Andiamo avanti, Lisicrate, senza perderci in ulteriori distrazioni. In questi tre giorni, abbiamo consultato una mole enorme di testi, ma senza fare molti progressi nelle nostre ricerche. Quale sensazionale notizia posso fornire ad Agrippina al mio ritorno a Roma? Se ci attardiamo nelle confidenze, ciò che sarò in grado di riferire sarà identico a quello che quotidianamente schiere di astrologi di corte vanno dicendo da quando, sei anni or sono, è nato Lucio Domizio.»

«Quello che gli astrologi dei potenti vaticinano credo sia molto simile a quello che la tua signora vuole sentirsi dire. Dalle nostre consultazioni, invece, appare che il prediletto di Agrippina sia una rara mescolanza di eccessi negativi e positivi. La quadratura della Luna nello Scorpione indica infatti un disordine nei pensieri e nelle idee, dovuto a una fervida attività mentale. A un carattere solitario contrappone una sregolata necessità di divertirsi e godere, in maniera sfrenata. Lucio Domizio, secondo gli astri, sarà una persona diffidente, pronta a circondarsi di ottimi consiglieri con il solo scopo di carpire ogni loro segreto.»

«Di certo non posso riferire queste cose ad Agrippina. Verrei di sicuro punita.»

«L’astrologia è tutt’altro che una scienza esatta… Puoi sempre indirizzare quello che ci pare di riuscire a interpretare verso i desideri della tua signora.»

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