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Marco Buticchi: Profezia

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  • Название:
    Profezia
  • Автор:
  • Издательство:
    Longanesi
  • Жанр:
  • Год:
    2000
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-304-1651-2
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Nella mappa si distinguevano perfettamente il lago Mead, azzurro, e la natura rocciosa della zona, evidenziata da macchie di chiaroscuro. Un ampio canalone scendeva sino alla città di Las Vegas.

« La diga che alimenta il vizio », esclamò Erma. «Vogliono colpire Las Vegas!»

«Proprio così. Non c’è un minuto da perdere. Uno solo di quegli ordigni collocato nel punto giusto potrebbe sommergere Las Vegas sotto una fiumana di acqua e fango. Il nostro contingente nei pressi della diga dev’essere triplicato. Non dovranno lasciarsi sfuggire nemmeno una mosca. È di nuovo in gioco la vita di milioni di esseri umani.»

25 luglio 1999

Il porticciolo turistico poteva ospitare almeno trecento imbarcazioni di medie dimensioni. L’ Hatteras , ormeggiato al molo 19, uno yacht da pesca lungo più di quindici metri, si mosse alle sei e trenta del mattino. Era tutta notte che gli agenti israeliani lo tenevano d’occhio, insospettiti dal febbrile movimento che lo circondava. E le istruzioni arrivate da Tel Aviv erano di non trascurare niente. Niente!

Un’imbarcazione con le insegne della sorveglianza del parco si accostò all’ Hatteras mentre era ancorato nella zona nordoccidentale del lago. L’ufficiale al timone si portò alla bocca il megafono.

«Sono il tenente Desly dei Servizi di Sicurezza del Parco del Grand Canyon. Avete problemi?»

«No, tenente», rispose uno degli occupanti della lussuosa imbarcazione. «Ci siamo fermati qui per vedere se riusciamo a prendere qualche pesce.»

«In questa zona la pesca è vietata, e dovreste saperlo. Saliremo a bordo per un controllo.»

Prima ancora che sullo yacht avessero messo mano alle armi, dalla motovedetta si sprigionò un impressionante volume di fuoco. Non appena avevano visto uno degli occupanti dello yacht imbracciare una mitraglietta, gli agenti dei servizi israeliani, travestiti da ranger del Parco e nascosti nella tuga, avevano aperto il fuoco.

Sullo yacht da pesca, crivellato di colpi, calò un silenzio di morte. Gli agenti del Mossad abbordarono l’ Hatteras e salirono a bordo.

Oswald aveva finalmente potuto dormire un paio d’ore, steso su un divano nell’ufficio di Erma. Ma aveva ordinato di svegliarlo per qualsiasi novità.

Fu infatti riscosso di soprassalto da una mano che gli scuoteva la spalla. Si stropicciò gli occhi e vide Erma.

«Li abbiamo presi», esclamò in tono di trionfo il nuovo capo del Mossad, spiegando succintamente quanto era avvenuto al lago Mead. «Però», concluse in tono tetro, «i nostri agenti hanno recuperato una sola testata nucleare, non ancora innescata.»

La gioia iniziale di Oswald fu sommersa dall’inquietudine. «Una sola? Quindi dobbiamo aspettarci altri otto attentati. E la buona sorte non può assisterci all’infinito.»

Castello di Valnure. Dicembre 1314

Luigi posò sul tavolo il dispaccio appena arrivato da Parigi, lasciando vagare lo sguardo nel salone dove aveva visto morire suo padre e sua moglie.

Gli risuonavano ancora nella mente le ultime, solenni parole pronunciate da Jacques de Molay per ammonire i suoi grandi nemici e giustizieri che si sarebbero presto trovati al cospetto di Dio.

Clemente V era morto dopo soltanto un mese, e — diceva il dispaccio — Filippo IV lo aveva seguito il 29 di novembre. Una Giustizia, dunque, esisteva.

Luigi sarebbe dovuto essere contento, ma quale bene poteva trarre dalle sventure altrui? Niente avrebbe mai potuto porre riparo al male che gli avevano fatto quei due potenti, ora tornati polvere.

Al contrario, il suo cuore era pieno di angoscia, seppure per un altro motivo.

«Devi partire, Lorenzo. Un Muqatil non piange mai», disse al bambino che si era precipitato nella sala piangendo e aggrappandosi a lui.

«Però stai piangendo anche tu.»

«È vero, figlio mio. Perché ti voglio bene più che alla mia stessa vita. E stare lontano da te è un grandissimo dolore anche per me. Ma il nonno si occuperà di te come ha sempre fatto, e vedrai che presto ci rivedremo.»

«Io sto bene con il nonno, ma tu mi mancherai.»

«Mi mancherai anche tu, Lorenzo, ma per adesso è molto meglio che tu stia con il nonno. Quando sarai più grande, ti prenderò con me e ti insegnerò tutte le arti di un vero guerriero.»

Queste parole ebbero il magico potere di far cessare i singhiozzi.

«Dici davvero, padre?» E gli occhi color cobalto di Lorenzo s’illuminarono.

«Ti ho forse mai mentito?»

«Vedrai, mi eserciterò moltissimo, e l’anno prossimo sarò già in grado di combattere.»

«Certo, esercitati, mio piccolo Muqatil. Quando il prossimo anno ci rivedremo, ti regalerò una spada vera.»

Lorenzo era ormai raggiante, e soltanto qualche lacrima gli rigava ancora le guance quando il nonno lo prese per mano, portandolo via.

Il bambino avrebbe atteso con ansia ogni opportunità di tornare accanto al padre per apprendere i segreti di un’arte nobile e antica. Ma avrebbe anche imparato che la lealtà della cavalleria è spesso macchiata da interessi personali e da scopi tutt’altro che nobili.

Questo avrebbe imparato a poco a poco quel bambino dalla carnagione scura e dagli occhi color cobalto, fino a quando non fosse diventato un vero Muqatil.

EPILOGO

30 luglio 1999

Intorno alla americana Amundsen Scott Station, nella sconfinata superficie ghiacciata dell’Antartide, la temperatura era scesa a oltre quaranta gradi sotto zero.

David Cohen stava per terminare il suo turno. Era uno dei quattro geologi, e quella destinazione in una stazione scientifica nel cuore della terra più inospitale del mondo era dovuta a un suo atto di ribellione nei confronti del padre, un pio ebreo di New York, che lo avrebbe voluto studioso della Legge rabbinica e non di rocce e terremoti.

Così David si era offerto volontario per quella missione al polo Sud: due anni lontano da casa non potevano che fare bene sia a lui sia al suo testardo padre.

Nei giorni precedenti aveva già notato alcune volte una leggera attività sismica, con epicentro a poche miglia dalla base. Decise che alla fine del suo turno nella stazione sarebbe uscito a verificare.

A Key Largo l’acqua formava un’interminabile serie di variazioni sul verde e sul blu. Il veloce motoscafo d’altura solcava il mare ad alta velocità, con Pat Silver ai comandi. Erano bastati quei pochi giorni per fargli dimenticare quasi del tutto la brutta avventura vissuta, e si stava godendo il sole della Florida in compagnia di una nuova, splendida oca.

Quasi tutto aveva dimenticato, ma non Maggie. Gli pesava ancora molto l’indifferenza con cui lei lo aveva trattato nelle ultime ore sulla nave e poi a Haifa.

Non gli era mai successo, ma doveva ammettere che quell’atteggiamento lo aveva fatto soffrire. Ma, certo, il marito di Maggie si era comportato da eroe, offrendosi come ostaggio al suo posto. Li aveva visti abbracciati come due sposini in viaggio di nozze.

Bah, doveva cercare di non pensarci più. Ma nonostante gli sforzi, e nonostante la magnifica ragazza che aveva con sé, non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di Maggie e dei momenti d’intimità vissuti con lei.

A New York, Timothy strinse a sé la moglie con affetto. I suoi ritmi di lavoro non erano cambiati, tra soggiorni a Washington e viaggi. Ma il loro rapporto sembrava aver trovato un nuovo vigore.

Fu lei, scioltasi con dolcezza dalla stretta del marito, a rispondere al telefono. «Sono Gerardo», si sentì dire. «Come state voi due?»

«Tutto bene. E tu?»

«Qui in Italia fa un caldo insopportabile, ma ti ho chiamato per darti una splendida notizia.»

«Dimmi tutto.»

«Dovete venire di nuovo tutti a Roma. Ho ricevuto una telefonata dal Segretario di Stato vaticano. Il papa ha espresso il desiderio di conoscere coloro che hanno contribuito a sventare il dirottamento e a salvare le popolazioni costiere del Mediterraneo. Penso addirittura che voglia conferirci un’onorificenza. Ha fissato un’udienza privata per l’11 agosto.»

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