Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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L’elicottero si stava già abbassando verso la corvetta lanciamissili Sa’ar 5 della marina israeliana, sul cui ponte sarebbe atterrato.
Losanna. 22 luglio 1999
Didier Fosh stava scendendo dal centro verso il Beau Rivage, il quartiere residenziale sul lago Lemano dov’era la sua villa. Gli piaceva molto guidare e quindi faceva spesso a meno dell’autista e della guardia del corpo, che utilizzava solamente per gli spostamenti lunghi.
Considerava Losanna un luogo del tutto sicuro anche per persone come lui, abituate a trattare affari molto azzardati.
A un semaforo nei pressi della stazione un taxi si affiancò alla sua city car giapponese. Attraverso il finestrino gli apparve il viso di una splendida donna, che gli scoccò un caldo sorriso.
Si raddrizzò istintivamente la cravatta, mentre i clacson delle auto in coda dietro di lui gli segnalavano nervosamente di ripartire, visto che il verde era scattato.
Ancora un semaforo, e di nuovo il taxi accanto alla sua auto. Fosh lanciò alla donna uno sguardo che esprimeva tutta la sua ammirazione. Lei rispose con un cenno della mano, ammiccando.
Il centro caotico della città si stava allontanando, e sul lungolago il traffico era sporadico. Accertatosi che il taxi lo seguisse ancora, Fosh azionò la freccia a destra e accostò in una piazzola.
Con soddisfazione mascolina, vide nello specchietto che il taxi eseguiva la stessa manovra. La donna scese e si avviò verso la sua auto. Era alta, bionda e formosa, con tratti somatici slavi.
Salì in auto senza dire niente, e il movimento delle sue gambe fece sollevare leggermente la gonna. Lo sguardo di Fosh diede una sbirciata libidinosa alla carne giovane e vellutata che gli veniva esposta, preparandosi a gustarla. Fu il suo ultimo pensiero. La sostanza soporifera spruzzatagli in faccia dalla bellissima sconosciuta ebbe un effetto fulmineo.
Si svegliò dopo qualche ora. Non riusciva a capire se l’insistente ronzio che sentiva venisse dall’esterno o dal suo cervello. Ci volle un po’ perché riuscisse a connettere. Ma finalmente la vista gli si schiarì e capì di essere su un jet privato. Davanti a lui, seduto in un comodo divanetto, c’era Iosif Bykov.
Roma. Aeroporto Leonardo da Vinci. 22 luglio 1999
Sara Terracini aveva imparato molte cose dal suo minuscolo amico ex capo del Mossad, ma non a stare in guardia contro possibili pedinamenti. Non le era mai capitato, non ci pensava nemmeno.
Quindi, quando era montata sul taxi davanti al portone di casa sua, non aveva assolutamente notato l’auto che sporgeva dall’incrocio di una stretta traversa. E ancora meno aveva notato la donna in austeri abiti grigi seduta sul sedile posteriore.
Circa un’ora più tardi era con Toni Marradesi, che si aggirava nella zona partenze dell’aeroporto come un animale in gabbia, brontolando: «Lo sai che odio volare. Perché devo infilarmi su quella scatola di ferro? Io vado dove vanno le mucche, non a diecimila metri di altezza. Lasciami qui, e vedrai che ti sarò utile come se fossi al tuo fianco in quella Cappella… come diavolo si chiama».
«Si chiama Rosslyn, a Roslin», replicò lei, ridacchiando. «Adesso però cerca di piantarla. Non c’è niente da temere.»
Le due persone che stavano aspettando e che li avrebbero contattati con complicate formule di riconoscimento non erano infatti appassionati dell’Ordine del Tempio e delle sue misteriose ramificazioni, ma angeli custodi imposti da Oswald Breil. La lungimiranza del suo minuscolo amico le aveva già salvato la vita diverse volte.
Karin era paffuta e rotonda, sebbene di andatura imprevedibilmente agile. Portava spessi occhiali in tartaruga sopra due guance rosse che le davano un’aria da sciatrice agonistica. Bertold parlava un buon italiano, sebbene con una cadenza del tutto particolare. Ufficialmente, due archeologi dell’Università di Bonn.
Espletata con cautela la procedura di riconoscimento, il quartetto si avviò verso il check-in in due gruppi. La procedura prevedeva infatti un diversivo: mentre Sara e Toni si accodavano alla lunga fila di un volo per Nairobi, Karin e Bertold fecero quella più corta del volo per Edimburgo.
Quando i due giovani agenti del Mossad ebbero effettuato il check-in per tutti e quattro, Sara e Toni, fingendo di avere dimenticato qualcosa, lasciarono la loro fila, seguendoli con un giro tortuoso.
Nonostante tutta la loro cautela, però, nessuno dei quattro aveva notato un’austera suora seduta in una poltroncina dell’atrio partenze.
Non appena ebbero attraversato il cancello di sicurezza verso l’uscita del loro vero volo, la suora fece comparire un cellulare e digitò un numero, dicendo semplicemente: «Vanno a Edimburgo».
Roslin. Marzo 1314
Jean Marie de Serrault era nella tenda dei soldati inglesi, di fronte a Auguste d’Auberge, il comandante delle Guardie di Filippo IV. Il suo sguardo vacuo era venato di follia.
«Quei due malfattori si sono fatti scudo di vostra madre per lasciare la Francia», disse lo sgherro francese. «Hanno raggiunto Calais e credevano di averla fatta franca, ma ai miei informatori era arrivata notizia di quello strano drappello.
«Speravamo di bloccarli prima che trovassero un imbarco, ma purtroppo non ci siamo riusciti. Ho quindi requisito una nave veloce e ho raggiunto l’Inghilterra con una lettera personale del nostro re per Edoardo, che mi ha messo a disposizione questo drappello di soldati. Abbiamo spronato i cavalli giorno e notte per arrivare in tempo a salvare vostra madre, ma ahimè…
«Quando siamo arrivati qui, i due assassini avevano già ucciso la povera donna, divenuta ormai un ostaggio inutile. Dovete vendicarvi, signor conte.»
Robert the Bruce sedeva a capo della lunga tavola in legno massiccio. Con lui c’erano i due luogotenenti, Sir James Douglas e Sir Thomas Randolph, con altri nobili scozzesi. Entrato nella sala con Bertrand e Luigi, St Clair li presentò al re di Scozia con espressioni lusinghiere.
«Conosco il valore dei Cavalieri del Tempio e la loro devozione», rispose Robert. «Proprio per questo mi sono rifiutato di credere a una sola delle infami accuse che vi sono state rivolte. Nel mio Paese i Templari saranno sempre bene accolti. La vostra esperienza ci può essere di grande aiuto per lo scontro con gli inglesi. Le nostre forze sono molto inferiori a quelle di cui può disporre re Edoardo. Ma la Scozia rimarrà un Paese libero.»
L’assemblea fu finalmente sciolta, e Robert the Bruce partì per la foresta di Torwood, dove stava raccogliendo truppe da ogni angolo della Scozia. Ma si trattava perlopiù di uomini scarsamente addestrati e armati alla bell’e meglio, seppure ricchi di coraggio e determinazione.
Uscito dalla sala, Bertrand chiese subito notizie dei conti de Serrault al comandante della guardia e, apprendendo che la signora non era arrivata e nemmeno Jean Marie era tornato, fu preso da una profonda apprensione.
Le ricerche cominciarono subito e si protrassero diversi giorni, ma Jean Marie de Serrault e sua madre sembravano scomparsi nel nulla.
Mediterraneo meridionale. 22 luglio 1999
Il comandante Di Bono arrivò in plancia scortato da alcuni terroristi in tuta bianca e da un uomo in cui molti riconobbero un passeggero. Dal modo come quest’ultimo trattava il sedicente colonnello Mills, si capiva benissimo chi fosse il vero capo della sporca operazione.
«Ci dica dov’è l’armeria e ci consegni la chiave, comandante», ordinò infatti Hans Holoff.
«Non ce l’ho», mentì Di Bono, accortosi subito che il primo ufficiale non era rimasto ad aspettarlo lì come gli aveva ordinato.
«Ci consegni la chiave dell’armeria», ripeté il capo dei terroristi, puntando una pistola alla tempia del timoniere e facendo scattare il cane.
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