Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Maggie sbarcò con gli altri dal motoscafo sul piccolo ingresso laterale. Il fatto che Timothy la raggiungesse soltanto in tarda serata non le dispiaceva per nulla: avrebbe cenato con i suoi compagni di università, tra i quali suo marito sarebbe stato un pesce fuor d’acqua, con tutti i ricordi che avrebbero fatalmente evocato.
Lei invece aveva una gran voglia di fare una lunga chiacchierata con i suoi amici di un tempo felice. Dal poco che si erano detti durante il viaggio, aveva capito che se la cavavano egregiamente, ma voleva saperne di più. Di Derrick sapeva quasi tutto, ma degli altri no. Annie dirigeva uno dei laboratori di ricerca virologica d’avanguardia negli Stati Uniti. Ma ancora una volta le era sfuggito che cosa facesse veramente Pat Silver. Poteva soltanto dire che non era cambiato molto; anzi era persino più attraente che ai tempi del college.
Aperta la valigia lasciata dal facchino sull’apposito sgabello, scelse con grande cura il vestito per la cena. Ridacchiando, si chiese se ancora una volta, dopo tanti anni, voleva farsi bella per l’inafferrabile Pat.
Derrick fu il primo a scendere nella hall, rimanendo quasi in estasi a osservare l’architettura interna dell’antico palazzo, i preziosi arredi, lo scalone che saliva dalla sala centrale.
Dopo circa dieci minuti il quartetto uscì sul lungomare affollato di turisti incantati dal tramonto. Davanti a loro, sullo sfondo di San Giorgio e della Giudecca, scorrevano veloci vaporetti e solenni navi. Derrick prese Maggie sottobraccio e Pat fece lo stesso con Annie. L’Harry’s Bar, dove si erano fatti prenotare la cena, non era molto lontano dall’albergo, ma le continue deviazioni e soste affascinate davanti a questa o quella meraviglia di Venezia lo trasformarono in un lungo tragitto.
Rientrati in albergo quando era ormai tardi, Maggie fu quasi sollevata dal messaggio che trovò alla reception: Timothy era stato trattenuto a Roma e l’avrebbe raggiunta soltanto il mattino dopo.
Pat andò subito a letto, ma scoprì che faceva molta fatica a prendere sonno. Il jet lag, mentì a se stesso, agitandosi tra le lenzuola: in realtà non riusciva a togliersi dalla mente la bella Maggie, il suo sorriso, la sua pelle di seta color ambra.
Tel Aviv. 15 luglio 1999
Se Erma, il responsabile del Mossad, lo aveva pregato di raggiungerlo nel suo ufficio, significava che aveva notizie importanti e molto riservate. Per gli uomini dell’«Istituto» nessun luogo era sicuro, tranne i locali protetti dalle impenetrabili pareti della loro sede.
Superate le tre barriere d’identificazione e adempiuto a tutte le procedure di sicurezza, Oswald Breil salì finalmente con l’ascensore all’ultimo piano. Erma lo stava aspettando sulla porta di quello che fino a poco tempo prima era stato il suo ufficio.
Si salutarono con grande cordialità, e il nuovo capo del Mossad venne subito al dunque.
«Lo abbiamo trovato, Oswald», disse con aria soddisfatta. «I servizi italiani ci hanno comunicato la presenza di Hans Holoff a Roma nei giorni scorsi, e questa mattina ci hanno segnalato il suo sbarco all’aeroporto Marco Polo di Venezia. I nostri agenti l’hanno già sotto controllo e aspettano ordini.»
«Cerchiamo di capire che cosa lo ha portato a Venezia, e non perdiamolo mai di vista», replicò Oswald, dopo essersi complimentato. «Quando avremo scoperto quello che ci interessa, sarà opportuno prelevarlo con tutte le dovute cautele per portarlo qui. Ha il suo dossier?»
«Certo, l’ho studiato con la massima attenzione. Holoff è un personaggio persino più pericoloso di quanto pensassi.»
Oswald annuì, facendogli cenno di proseguire.
«È opportuno cominciare da una storia relativamente recente», riprese Erma, «e precisamente dal maggio ’98, quando Alois Estermann, appena nominato comandante delle Guardie Svizzere in Vaticano, fu assassinato con sua moglie. Come sicuramente ricorda, con i cadaveri dei due coniugi ne fu trovato un terzo, quello di Cedric Tornay, un caporale delle Guardie Papali, a cui fu imputato il duplice omicidio. Dopo di che si sarebbe suicidato. Ma le conclusioni della magistratura vaticana non hanno mai convinto nessuno, e soprattutto noi.»
«Ricordo benissimo», commentò Breil. «Nella ricostruzione ufficiale dei fatti c’erano diverse incongruenze.»
«Infatti. Il corpo del caporale Tornay — descritto come un ragazzo serio ed emotivamente stabile — era riverso sul braccio piegato che impugnava ancora la Sig Sauer calibro nove d’ordinanza. Ma è difficile credere che un uomo che si spara in bocca con un’arma da guerra possa poi cadere in avanti e non all’indietro per effetto del proiettile. Inoltre il braccio armato avrebbe dovuto subire anch’esso una spinta verso l’esterno per effetto del rinculo, e non finire sotto il corpo. C’è poi il mistero di un colpo mancante: i bossoli rinvenuti sono cinque, ma i proiettili esplosi sulla scena del delitto soltanto quattro. Qualcuno ha ipotizzato la presenza di un quarto uomo: un killer esperto e freddo che, dopo aver ucciso la coppia, avrebbe inscenato il suicidio del caporale per rendere verosimile un raptus di follia del poveraccio, scatenato da una serie di rimproveri di Estermann.»
«C’entra Holoff?» esclamò subito Oswald.
«Poco dopo, George Tenet, direttore della CIA, rilascia dichiarazioni in cui prospetta la concreta possibilità di nuovi attentati contro il pontefice. Contemporaneamente Hans Holoff viene segnalato in una pensioncina di Roma, a pochi passi dalla Città del Vaticano.»
«Una traccia piuttosto labile per potergli attribuire un triplice omicidio e addirittura una possibile cospirazione contro il papa», ribatté Oswald. «Ma se me ne parla, è perché di sicuro ha dell’altro.»
«Infatti. Nei giorni immediatamente successivi, un personaggio che conosciamo tutti molto bene, Markus ‘Misha’ Wolff, per anni capo della Stasi», riprese subito Erma, «ha rilasciato un’intervista al quotidiano polacco Super Express , dove si legge testualmente: ‘Eravamo molto fieri di essere riusciti ad arruolare Alois Estermann nella Stasi, nel 1979, prima che entrasse a far parte della Guardia Svizzera’. Come prevedibile, questa dichiarazione ha suscitato una miriade d’ipotesi, anche se poi, come sempre succede, i mass media si sono stufati. La notizia non ‘tirava’ più? Era forse arrivata qualche delicata ma ferma pressione? Comunque, dalle indagini sui documenti del ministero della Sicurezza dell’ex Germania Est, effettuata da un cronista del Berlin Kurier , è emerso che Estermann, il 1° maggio 1980, in Svizzera, aveva effettivamente firmato un impegno di arruolamento nella Stasi. Oltre a concordare il compenso e le modalità operative, gli era stato assegnato il nome in codice Werder. Nome con cui, alla metà degli anni ’80, avrebbe spedito ai servizi segreti dell’ex Germania Orientale almeno sette dossier riservati tramite una buca delle lettere in disuso sul treno notturno Roma-Innsbruck. L’accordo è stato siglato davanti a tre ufficiali di collegamento della Stasi. Il più alto in grado era Hans Holoff.»
Venezia. 15 luglio 1999
La sagoma filante del Blue Sapphire scivolava lenta nel Canale della Giudecca. Affacciato al parapetto, Iosif Bykov sembrava ammirare lo splendido panorama. In realtà era troppo concentrato sulle istruzioni ricevute per lasciarsi conquistare dalle bellezze di Venezia: di lì a pochi minuti avrebbe lasciato il suo panfilo per imbarcarsi sulla Queen of Atlantis , dove doveva effettuare la sua inquietante consegna.
Pur essendo molto voluminose, le cinque casse in legno erano perfettamente dissimulate tra le tonnellate di merci varie e viveri che l’enorme ventre della Queen of Atlantis si apprestava ad accogliere. In quindici giorni di crociera la città galleggiante poteva infatti consumare tre tonnellate di bistecche e altrettante di filetto, una tonnellata di aragoste, centoventimila uova, mille chili di pasta, quaranta tonnellate di farina, seimila litri di vino e settemila di birra.
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