Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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L’altro, e per un motivo ben più grave, era Lionel Goose.
L’ansia che lo divorava era ulteriormente acuita dalla decisione di non rivelare niente a sua moglie.
Le radiografie effettuate dal medico di bordo avevano rivelato una infiammazione ai polmoni che di per sé non avrebbe significato molto. Ma Lionel non aveva dubbi: era una nuova manifestazione del suo male.
Osservò a lungo dal parapetto il magnifico spettacolo delle luci del porto e della città. Aveva deciso che era meglio non pensarci e godere la crociera, e così doveva fare.
Si girò verso Lisa, le sorrise, canticchiando senza parole la popolarissima aria dalla Cavalleria rusticana appena eseguita in sgangherata versione popolare dall’orchestra, e la invitò a ballare.
Mediterraneo. Giugno 1313
Erano ormai nove giorni che Luigi di Valnure giaceva nel giaciglio concessogli dal comandante per ordine dell’emiro. Le sue condizioni andavano migliorando, ma non le angustie per il destino che lo aspettava. Sapeva di essere su una nave di mori, che quasi certamente, non appena raggiunto un porto, lo avrebbero trascinato in catene al primo mercato di schiavi.
Era ancora molto debole e cadeva in frequenti sonni profondi, popolati da incubi. Fu proprio durante uno di essi che due mani lo afferrarono per le spalle, scuotendolo e svegliandolo di botto.
Aperti gli occhi, vide il volto barbuto dell’emiro a poca distanza dal suo.
«Ripeti il nome! Ripeti quel nome!» si sentì ingiungere in un francese stentato.
«Quale nome?» chiese.
«Hai detto Shirinaze. Il nome di mia figlia, scomparsa in mare da molti anni e sicuramente morta. Se fosse ancora viva, avrebbe infatti trovato il modo di farmi avere sue notizie.»
Allibito, Luigi vide l’espressione di profondo dolore dell’emiro velarsi di lacrime. Era mai possibile che la sua Shirinaze…
«Devo dirti una cosa, Ibn ben Mostoufi», replicò, balzando a sedere sul letto. «Una storia straordinaria.»
Raccontò quanto sapeva sul salvataggio di Shirinaze da parte di Bertrand de Rochebrune, ventidue anni prima. E spiegò allo stupefatto emiro quale amore lo legasse a lei, e tutto ciò che avevano dovuto soffrire, e come avessero rischiato di perdersi per sempre. Parlò del piccolo Lorenzo.
Ibn ben Mostoufi lo ascoltò in un silenzio rapito, bevendo ogni particolare. Ma alla descrizione del nipote maschio, la vita che avrebbe prolungato la sua, cedette di schianto alla commozione, scoppiando in singhiozzi e abbracciandolo.
«Allah è grande!» esclamò tra le lacrime. E levati gli occhi al cielo, aggiunse con profonda solennità: «Nello stesso mare dove credevo di aver perduto mia figlia, oggi Tu, il Clemente, il Misericordioso, mi hai fatto ritrovare la luce della vita. Ti ringrazio, mio Dio».
«Se in tutti questi anni tua figlia non ti ha fatto avere sue notizie», gli spiegò Luigi, «è soprattutto perché la terribile febbre che l’ha colpita dopo il naufragio le ha fatto perdere quasi completamente la memoria.»
«Siamo ormai a destinazione, padre del mio nipote. Ci fermeremo il tempo necessario per sbarcare le merci, rinnovare le provviste di bordo e imbarcare alcuni uomini di scorta. Poi ripartiremo subito per la tua terra.
«Allah, Allah», concluse, genuflettendosi sul pavimento e battendosi il petto, «mi hai già molto beneficato, ma, Ti prego, concedimi ancora la grazia di abbracciare Shirinaze e mio nipote.»
New York. 10 luglio 1999
Maggie doveva sbrigarsi a preparare tutto. Tra meno di una settimana avrebbero preso l’aereo per l’Italia, dove, dopo una breve sosta a Venezia, si sarebbero imbarcati sulla nave passeggeri più grande del mondo.
Gli ingredienti per cercare di rimettere in sesto il rapporto con suo marito c’erano tutti, ma, nonostante le continue attenzioni di Timothy, non riusciva a dimenticare la terribile frase circa l’eventualità di avere un figlio.
«Arrivati in Italia dovrai concedermi una sosta di poche ore a Roma, prima di ripartire per Venezia», le disse Timothy. «Ho un appuntamento con la direzione dell’antiterrorismo italiano. Sarà una cosa rapida, ma mi costringerà a prendere il volo per Venezia successivo al vostro. Ti raggiungerò all’Hotel Danieli.»
Cominciamo bene, pensò mestamente Maggie, limitandosi ad annuire.
Pat Silver entrò nell’ufficio di Grant con stampato in faccia un sorriso radioso. Derrick gli fece cenno di sedersi mentre terminava una telefonata.
«Devo chiederti scusa per i miei dubbi», gli disse non appena ebbe posato la cornetta. «Quella schedina è autentica e perfettamente valida. Dopodomani la US Gambling Lotteries accrediterà sul conto del mio studio gli otto milioni e duecentomila dollari. Devi soltanto farmi sapere gli estremi del conto sul quale girarli.»
«Li ho scritti qui», rispose Pat, porgendogli un foglietto con le coordinate di un conto bancario cifrato presso una banca di Innsbruck. «Deduci pure il tuo onorario.»
«Non parlarne nemmeno. È un favore che ti ho fatto volentieri. Piuttosto, sei pronto ad affrontare la tua prima vacanza da Paperone?»
«La prima di una lunga serie, mi auguro.»
Roma. 10 luglio 1999
Dopo aver bussato con forza, Toni Marradesi fece letteralmente irruzione nell’ufficio di Sara Terracini senza aspettare risposta.
«Ti vedo sempre con immenso piacere, Toni», lo accolse ironicamente Sara. «Quindi, la prossima volta, butta pur giù direttamente la porta, invece di perdere tempo a bussare. Sospetto che tu abbia qualcosa d’importante da dirmi.»
«Guarda qui», sbottò Toni, porgendole un volume molto vecchio. «Ma fai attenzione, ne esistono pochissime copie.»
«Ho una certa abitudine a maneggiare anticaglie, non credi?»
«Già, è vero, scusa, ma sono molto agitato. Insomma, l’anticaglia che hai in mano è una pubblicazione privata di un autore che ha preferito rimanere anonimo: un misterioso esperto di sette segrete. Guarda il titolo: Secret Societies of the Middle Ages. È stato edito nel 1846. Leggi il punto dove ho messo il segnalibro.»
Aperto il volume alla pagina indicata, Sara lesse: « Con ogni probabilità i Templari sfuggiti alla cattura si riunirono in sette segrete allo scopo prevalente di destabilizzare i poteri che avevano agito contro di loro, distruggendo per sempre l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme. Si può pensare che alcune di queste sette segrete operino ancora oggi » .
«Accidenti», esclamò. «Il tuo anonimo conferma le nostre tesi. Ma che cos’è quel sorriso sornione? Che cos’altro hai in pentola?»
«Sto documentandomi ulteriormente sulla Sindone di Torino, e mi sto facendo una certa teoria. Anzitutto, esaminata bene l’impronta, ho concluso che il corpo impresso nel telo non doveva essere adagiato su una pietra funebre, ma su un giaciglio morbido, con almeno un paio di cuscini dietro la schiena. Se il corpo fosse stato steso su una superficie rigida, le braccia non si sarebbero potute distendere in quella posizione, ma sarebbero rimaste molto più in alto rispetto al bacino. E la parte dorsale avrebbe lasciato impresse soltanto le zone sporgenti, natiche e spalle, e non tutto il tronco, come si vede nella Sindone. Inoltre, con la testa appoggiata su una pietra piatta, i capelli tenderebbero a cadere verso il basso e non a incorniciare il viso, come invece succede se la testa è posata su un cuscino. E i capelli della Sindone circondano il viso. E sai perché quel corpo era stato adagiato su cuscini? Perché era quello di Jacques de Molay, stremato dalle torture dell’inquisitore ma ancora vivo.»
Sara lo ascoltò in silenzio con la massima attenzione. Sapeva bene quanto il suo collaboratore fosse restio a parlare se non era più che sicuro di quello che diceva.
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