Marco Buticchi - Profezia

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Profezia: краткое содержание, описание и аннотация

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«Capisco benissimo, Maggie. È un pezzo che non mi parli dei tuoi fenomeni medianici. Continuano a estenuarti come un tempo?»

«La trasmissione e la famiglia non mi lasciano tempo per cercare la giusta concentrazione, quindi ho messo un po’ da parte le mie sensazioni. Anche per questo vorrei ricaricarmi, prendere un periodo di vacanza.»

«A proposito di famiglia, come va con Timothy?»

«Peggio non potrebbe andare. Temo che questa sera abbiamo avuto l’ultima discussione.»

«Oh, su, a caldo si dice sempre così. Poi si fa la pace.»

«Questa volta temo sia difficile. E sento terribilmente la mancanza di qualcuno con cui parlare. Quanto vorrei non aver perso il contatto con gli amici di un tempo.»

«Senti», rispose Derrick dopo un attimo di silenzio intento. «A proposito di vacanze e vecchi amici, uno dei miei clienti è Charles Thomas, presidente delle Maritime Cruise Lines. Proprio questo pomeriggio mi ha offerto una crociera su una delle sue navi. Verresti con me? Pare che la Queen of Atlantis sia la più bella nave mai costruita.»

«È un’ottima idea, Derrick, ma ho bisogno di pensarci un po’. La mia trasmissione sarà sospesa per tutto luglio, ma in agosto dovrò rientrare a New York per preparare la nuova serie.»

Quando posò il ricevitore, Maggie si vide davanti Timothy.

«Chi era?» le chiese con l’aria di non essere affatto turbato dall’enormità detta pochissimo tempo prima.

«Derrick Grant. Mi ha proposto una crociera sulla Queen of Atlantis , la nave che fa un viaggio intorno al mondo», rispose Maggie, ormai decisa a non inasprire inutilmente la situazione.

Timothy parve illuminarsi di colpo.

«Ho… ho detto una cosa che non penso», riprese in un tono completamente diverso. «Ti prego di scusarmi. È colpa dello stress, del troppo lavoro. Una crociera farebbe benissimo anche a me. Posso chiederti di accompagnarti?»

Gli occhi neri di Maggie lo fissarono. Ciò che il marito le aveva detto era orribile, ma sapeva bene che in un momento di rabbia può capitare di lanciare gli insulti più tremendi, per pentirsene non appena tornata la calma.

Aveva comunque tempo per prendere una decisione: anzitutto Derrick doveva verificare la disponibilità di posti su una nave che i media indicavano come completamente prenotata per mesi. In secondo luogo non era detto che l’eventuale disponibilità di posti coincidesse con la pausa della sua trasmissione.

Aveva tempo… Tempo…

Intanto, ancora chiuso nel suo studio, Derrick Grant aveva già chiamato il numero privato di Charles Thomas, chiedendogli quali fossero le disponibilità per lui, e forse qualche amico, sulla Queen of Atlantis.

Dopo una settimana trascorsa con gli altri tecnici a mettere a punto il sistema, Pat Silver era ormai di casa alla US Gambling Lotteries, dov’era riuscito a conquistarsi la fiducia di tutti. Nonostante la sua anacronistica aria da hippy, sembrava il più preparato di tutta la squadra di tecnici.

Aveva organizzato ogni cosa con la massima cura sin da quando aveva letto che la celebre lotteria intendeva cambiare le modalità di trasmissione dei dati. Si era informato su quale ditta avesse ottenuto l’appalto e, forte delle sue capacità nel campo e di un curriculum creato sui due piedi, si era fatto assumere con il nome di Phil Darren.

Il piano escogitato dalla sua fervida mente era abbastanza semplice. Doveva soltanto riuscire a mettere le mani sul computer centrale della US Gambling Lotteries. Aspettava l’occasione.

Porto Cervo. Giugno 1999

Comodamente seduto nel patio della villa, Iosif Bykov scorreva con apparente scarso interesse i documenti che Didier Fosh gli posava davanti. Aspettava che l’altro venisse al dunque. Il presidente dell’Institut Bancaire de Lausanne non era di sicuro venuto fino a lì soltanto per mostrargli i saldi dei conti correnti.

E finalmente Fosh si decise. «Ho un affare molto interessante da proporle, signor Bykov.»

«Mi dica, sono sempre molto interessato a un buon affare.»

«Un governo che mi consentirà di non rivelarle, conoscendo i rapporti di affari che ho in tutto il mondo, mi ha chiesto se posso reperire armi di fabbricazione russa. Mi è subito venuto in mente lei. Sono diversi anni che le sue società lavorano con la nostra banca, e… diciamo… non è difficile capire che lei non commercia in caviale o icone antiche.»

«Continui», disse Iosif, a cui non era piaciuto il tono untuoso del suo interlocutore.

«Non si tratterebbe di un cliente, per così dire, ‘ufficiale’, lei mi capisce, ma le farebbe guadagnare qualche decina di milioni di dollari con una sola operazione.» E Fosh fece una pausa studiata, in attesa di una reazione davanti alla cifra, che però non venne affatto.

«Che cosa sta cercando questo suo cliente?» rispose invece seccamente Bykov.

«RSM 52, ovvero SS 20 Sturgeon. Le dice niente?»

«Missili balistici transcontinentali», rispose subito Iosif. «Un’arma relativamente vecchia, non più prodotta dal 1982.»

«Non avevo dubbi sulla sua esperienza in materia», riprese l’altro, di nuovo con il suo sorriso untuoso. «Quindi lei sa anche che ne erano dotati i sottomarini nucleari sovietici. Insomma, servono al mio cliente.»

«L’esperienza mi ha anche insegnato che per un buon commerciante è meglio stare alla larga dal nucleare», ribatté Iosif scuotendo la testa. «Non per falsi scrupoli, ma perché con quella roba ci s’infila inevitabilmente nel verminaio dei servizi segreti e ci si fotte. Come si trasporta un gingillo del genere? Dove lo si consegna? No, Fosh, la sua proposta non mi interessa.»

«Ripeto: il mio cliente è disposto a pagare molto, molto bene. E non è interessato al vettore, ma soltanto alle dieci testate nucleari. Quindi il problema del trasporto e della consegna…»

«Mi spiace, Fosh.»

«Mi permetta d’insistere. Questo cliente mi sta molto a cuore.»

«Non so che cosa farci», rispose Bykov in tono infastidito. «Non tratto il nucleare. Ci sono decine di persone che trafficano con i residuati nucleari dell’ex Unione Sovietica. Il suo innominabile cliente può rivolgersi a loro. Le consiglierei dunque di bere il suo drink e godersi questo meraviglioso panorama.»

Il viso di Fosh assunse un tono che Bykov non aveva mai visto. La sua espressione molliccia si trasformò in una maschera di durezza. Gli occhi si fecero fessure.

«Invece le conviene darmi retta, Drostin. »

Iosif sentì suonare un tremendo campanello d’allarme. Era molto tempo che nessuno lo chiamava con il suo cognome vero. Quali leve poteva manovrare Fosh per essere riuscito a scoprire la sua identità?

«Come vede», continuò Fosh tornando al suo aspetto inoffensivo, «so molte cose di lei. Cose che potrebbero interessare alla giustizia, visto che Iosif Drostin è ricercato da anni per un efferato omicidio e per la misteriosa scomparsa del capo reparto della fabbrica dove lavorava a Ekaterinburg.

«Oh, non mi guardi così. So che cosa sta pensando, ma, vede, se questa sera non farò ritorno a Losanna, qualcuno consegnerà un interessante dossier all’ambasciata del suo Paese. Che cosa ne dice di venire incontro al mio cliente?»

11

Roslin. Castello St Clair. 1313

Bertrand De Rochebrune era tornato con le tre navi. Raymond de Ceillac e i suoi accoliti erano stati chiusi nelle segrete.

Era in corso una riunione del Gran Consiglio del nuovo Ordine, che lo stesso Bertrand presiedeva da capotavola, la testa coperta dal cappuccio. La croce templare, rossa in campo bianco, risaltava sulla tunica di ciascuno dei presenti. Sul tavolo era posata la grande fune rossa con i due capi uniti da una gassa d’amante.

«La mia missione non è stata fruttuosa. A seguito del comportamento infame di de Ceillac, gli indigeni nostri amici hanno incendiato la flotta. Quindi ho riportato in Europa una sola delle navi lasciate là. La nostra forza è troppo esigua per dare battaglia ai nemici della Cristianità.»

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