Marco Buticchi - Profezia

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Profezia: краткое содержание, описание и аннотация

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Il silenzio fu rotto dal grido di una sentinella: «Nave all’orizzonte. Dirige verso di noi».

De Ceillac si precipitò per la ripida scala a pioli che portava alla torre di avvistamento. Riconobbe subito l’ammiraglia di Bertrand de Rochebrune.

«Presto, Denis, nascondi il prigioniero e la negra nelle grotte. Voglio che siano sempre sorvegliati da quattro uomini armati. Nel frattempo io preparerò il comitato di ricevimento per il nostro ex Gran Maestro. Dobbiamo convertire a nostro vantaggio questo suo inatteso ritorno. Se uno qualsiasi di voi si lascerà sfuggire una sola parola su quanto è accaduto, lo decapiterò con le mie mani.»

Il tono di de Ceillac lasciava intendere che la sua mente diabolica aveva già elaborato un piano.

La scialuppa con Bertrand approdò sul far della sera. De Ceillac lo aspettava in piedi sulla striscia di sabbia bianca che costeggiava la baia.

«Quale insperata gioia abbracciarti di nuovo», esclamò, muovendogli incontro non appena fu sbarcato.

«Sono diversi giorni che vi cerchiamo, e, visto il nostro villaggio distrutto, avevamo quasi perso le speranze di trovarvi», rispose Bertrand.

«Una sventura terribile. Sono stati i Tequesta. Ci hanno aggredito di sorpresa, infierendo sugli sventurati che hanno catturato. Per fortuna io e pochi altri siamo riusciti a forzare l’assedio.»

Bertrand sentì la morte nel cuore. «È morta anche Shirinaze?»

«So quanto tenevi a lei, Bertrand», rispose spudoratamente de Ceillac. «Preferisco quindi risparmiarti il supplizio inflitto a lei, a Luigi e al piccolo Lorenzo. Li hanno massacrati sotto i nostri occhi.»

Bertrand chinò lo sguardo a terra, preso da un terribile senso di vuoto. Quella che ormai considerava la sua famiglia non esisteva più.

Ma la pena cedette subito al furore. «Quegli assassini avranno ciò che meritano», esclamò con occhi di fuoco. «Ma che ne è stato delle altre navi?» si riprese subito.

«Gli indigeni le hanno date alle fiamme. Siamo riusciti a portare in salvo solamente quella che hai visto alla fonda nella baia», rispose de Ceillac senza battere ciglio.

«Dobbiamo elaborare un piano. Prima di ripartire per l’Europa, faremo pagare tutto ai Tequesta», concluse seccamente Bertrand.

La grotta era umida e maleodorante. Luigi aveva polsi e caviglie assicurati da una solida fune. La posizione in cui era stato legato, con le mani poco distanti dai piedi, non gli consentiva quasi di respirare. Ogni volta che aveva provato a rivolgere una parola a Shirinaze, aveva ricevuto una tempesta di pugni e calci dai loro carcerieri. Non vedeva via di scampo, ma a dargli ancora forza era la vicinanza della sua compagna.

Castello di Valnure. Giugno 1999

Vedendo l’auto di Paola nel parcheggio, Gerardo provò un forte piacere, che, seppure ancora un po’ a malincuore, fu costretto a connettere con l’idea di «ritorno a casa». Non sapeva ancora se quello che provava per la donna fosse davvero amore, ma certamente la cantante costituiva ormai per lui un punto di riferimento.

La trovò in cucina. Vestiva una camicia leggera di foggia maschile che le lasciava scoperte le gambe abbronzate. Paola non distrasse la sua attenzione dalla pentola fumante dove stava indorando un soffritto, ma lo salutò con grande calore, girando la testa verso la porta.

«Gerardo, che gioia», esclamò. «Scusa l’improvvisata, ma avevo una giornata libera dalle registrazioni televisive e ho pensato di venire qui. Visto che non c’eri, mi sono messa a preparare la cena. Spero di non disturbare.»

«La prossima volta avvertimi», finse di protestare lui. «Quando ho visto la tua auto in giardino, ho dovuto scacciare un corteo di concubine.» Quindi la strinse a sé e la baciò delicatamente sulla bocca, sentendosi avvolgere dal suo profumo. «Adesso però», concluse, «ti lascio un attimo alle tue leccornie. Sistemo alcuni documenti e torno.»

Per una vecchia abitudine, ulteriormente rafforzata dalla tragedia di Giacomo, mise al sicuro nella poderosa cassaforte il dischetto con gli appunti sulla Cappella di Rosslyn, cancellandoli con cura dal disco fisso del suo computer. Dopo pochi minuti era di nuovo con Paola.

Le si accostò da dietro, fingendo di annusare gli aromi che salivano dai fornelli. Lei lo sentì premere e non fece niente per sottrarsi al contatto. Anzi, si voltò e lo baciò con ardore sulla bocca.

Le braccia di Gerardo la sollevarono, e si trovò quasi seduta sul ripiano della cucina. Divaricò immediatamente le gambe, stringendogli le caviglie dietro la schiena. Sentì per un attimo le sue mani accarezzarla sopra lo slip, poi le dita di Gerardo lo scostarono. Lo sentì pulsare dentro di sé.

«Posso esserti d’aiuto?» gli chiese Paola quando ebbero finito di cenare.

«In che cosa?»

«Per le tue ricerche.»

«No, grazie. Ho le idee pochissimo chiare io stesso, e non saprei come approfittare della tua offerta. No, davvero.»

«Capisco. D’altra parte che cosa potrei fare? Non ne so niente. Voglio dire, stai facendo un ricerca sui Templari, no?»

«Be’, è uno dei tanti argomenti che mi affascinano da sempre», tagliò corto lui, sollevandola ancora di peso dalla seggiola e portandola verso il letto.

Gli era parsa la scusa migliore per chiudere li una conversazione che cominciava a farsi imbarazzante. Non aveva nessuna intenzione di mettere Paola al corrente di segreti che avrebbero potuto rappresentare un pericolo anche per lei.

Ma la notte che seguì gli fece riconoscere con soddisfazione che era stata un’ottima scusa.

Agosto 1312

«Uccidili non appena saremo salpati», ordinò de Ceillac a Denis.

Lo scherano annuì e, cercando di non farsi vedere dagli uomini di Bertrand, si avviò a passo spedito verso la grotta nella montagna.

Arrivatovi, ordinò alle quattro guardie di rientrare al campo e, non appena fu solo con i prigionieri, aprì le labbra nel sorriso di un cobra.

«Mi spiace, ma è giunto il vostro ultimo istante. Rivolgete pure una preghiera a Dio, ma fate in fretta», concluse, estraendo dalla cintola lo stesso pugnale con cui aveva sconciato gli indigeni sulla croce.

Luigi cercò per l’ennesima volta di fare forza sulle corde, con il solo effetto di far sanguinare le piaghe ai polsi e alle caviglie.

«Non so da quale di voi due cominciare», sibilò Denis. «A chi provocherò il dolore di vedere la persona amata morire? Desidero comunque informarvi che anche il vostro piccolo bastardo tra poco subirà la stessa sorte, anche se non dalle mie mani. Tra qualche giorno de Ceillac e Bertrand de Rochebrune attaccheranno il villaggio dei pagani nudi. Non intendono lasciare superstiti.»

Shirinaze pregò Dio che suo marito capisse che cosa intendeva fare. Quindi fissò lo sguardo su Denis, muovendo le gambe in maniera provocante. «Ti prego», mormorò con voce roca. «Sono pronta a tutto per non morire.»

Nello sguardo dell’uomo si accese un lampo di lussuria. De Ceillac si era trastullato a suo piacimento con quel magnifico corpo, mentre lui non ricordava quasi come fosse fatta una donna. Inoltre, al forte non lo aspettavano: quando lo aveva lasciato, una delle due navi stava per salpare verso il territorio dei Calusa, con cui Bertrand e Raymond intendevano stringere un accordo per distruggere i Tequesta.

Con una risata bestiale si slacciò il cinturone di cuoio e tagliò le corde alle caviglie della donna. Le sue mani sudice le sollevarono la gonna di pelle. Quando si buttò su di lei, Luigi chiuse gli occhi per non vedere, sentendosi prendere da un odio incontenibile.

Mentre Denis si dimenava grugnendo e armeggiando con i suoi indumenti, Shirinaze gli accostò le labbra al collo. Sentendo l’umidore della sua lingua, l’uomo si abbandonò su di lei con un gemito animalesco. Ma la lingua di lei si ritrasse fulminea, lasciando il posto ai denti. Mossi dalla forza della disperazione, affondarono nel collo di Denis.

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