Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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«Ogni volta che vengo a Roma mi chiedo come facciate a sopportare questo forno.»
«Qui invece ci chiediamo come facciate voi con la nebbia», ribatté Sara, abbracciandolo. «Che notizie ci porti da Roslin?»
Quando fu lì anche Toni Marradesi, Gerardo aprì la sua voluminosa borsa e ne estrasse un fascio di fogli e fotografie, mettendosi subito a illustrarle.
«Questa è la cosiddetta ‘Cappella’ di Rosslyn. Grazie ai vostri suggerimenti sono riuscito a orientarmi molto bene. Ho verificato a uno a uno gli indizi che mi avete segnalato, ma ho scoperto anche altre cose.»
«Per esempio?» chiese Marradesi.
«La disposizione delle colonne interne forma una tripla tau. Una tripla T, insomma. Un simmetria architettonica che si riscontra nelle più antiche costruzioni templari e pare tragga origine dal Tempio di Gerusalemme. Ma compare anche nei moderni templi massonici.»
«Una T? Credi che abbia un significato?» lo incalzò Sara.
«Molti. Ma per brevità ne indicherò soltanto tre. Theca ubi res pretiosa deponitur , ‘teca ove è riposta una cosa preziosa’. Clavis ad Thesaurus , ‘chiave che porta al tesoro’. O, più semplicemente, Templum Hierosolymae , il ‘Tempio di Gerusalemme’.»
«Molto interessante. Ha notato altri particolari?» chiese ancora Toni Marradesi, stringendosi il mento tra il pollice e l’indice della destra.
«Ho esaminato tutti i bassorilievi. Vi compaiono figure inquietanti, dense di significati. E, soprattutto, ciascuna di esse ha tratti somatici ben definiti, come se chi le ha realizzate conoscesse bene i personaggi che raffigurava. Una sola scultura è priva di testa, quasi che qualcuno avesse voluto cancellare un volto ben noto. È sulla parete sud, a circa due metri d’altezza», e Gerardo mostrò uno schizzo che aveva tracciato sulla sua agendina. «Questa figura ‘decapitata’ sembra reggere un grande telo su cui compare il volto di un uomo barbuto.»
«La Sindone…» esclamò Sara, ma Gerardo la interruppe subito.
«Piano, non correre troppo. È vero, ci sono alcuni indizi, ma troppo semplici per le enormi possibilità che prospettano. Dobbiamo anche riconoscere che queste tracce sono state identificate da persone che volevano trovarle a tutti i costi.»
«In che senso?» chiese Marradesi in tono piccato.
«Nel senso che, se in un luogo così enigmatico si fossero cercate tracce di Confucianesimo, probabilmente si sarebbero trovate anche quelle.»
«Hai tratto qualche conclusione, Gerardo?»
«È presto per chiamarle conclusioni. Rischio di ripetermi, ma è d’obbligo la più assoluta cautela. Per adesso mi sento di dire che si tratta certamente di una costruzione singolare, edificata da gente che, pressata da persecuzioni, ha cercato di trasmettere un messaggio celato in una possibile riproduzione del Tempio di Gerusalemme. Tra l’altro ultimata più di un secolo e mezzo dopo la scomparsa dell’ultimo Templare.»
«Be’, almeno in questo ti ho prevenuto», esclamò Sara.
«Cioè?»
«Non crederete che sia rimasta con le mani in mano?» rispose lei, rivolta a entrambi. «Ho scoperto anch’io qualcosa.»
«Che cosa?»
«A partire dal febbraio 1867, il luogotenente Warren del Genio militare britannico iniziò una campagna di scavi a Gerusalemme, basandosi sulla topografia rilevata dal suo predecessore Wilson. Ci ha lasciato una discreta mole di documenti e anche alcune sommarie ricostruzioni grafiche. In una di queste, in particolare, compare un pozzo che scende a perpendicolo per circa ottanta piedi sottoterra, proseguendo poi con una galleria orizzontale. Qui si vedono alcuni uomini intenti a compiere scavi attorno a un grande muro. Si pensa che si possa trattare dei resti della struttura del Tempio. Ma pare anche che, esplorando il dedalo di gallerie sotto l’antica Gerusalemme, Warren si sia imbattuto in una serie di reperti, tipo else di spade eccetera, che nessuno potrebbe mai far risalire agli abitanti precristiani. Cose lasciate lì dai Crociati, insomma.»
«Hugues de Payns e i primi Cavalieri del Tempio?» chiese Gerardo.
«Esattamente, sempre fatte salve tutte le cautele. È dimostrato che i fondatori dell’Ordine Templare, istituito per difendere i pellegrini che si recavano in Terrasanta, in realtà si occupavano di ben altro.
«I nove Cavalieri originari, infatti, iniziarono una campagna di scavi sotto le rovine del Tempio di Salomone, che si protrasse per circa dieci anni. Nessuno sa che cosa abbiano trovato.
«Ma ho riscontrato un fatto secondo me singolare in quello che, nella Regola stilata da Bernardo di Chiaravalle, sarebbe diventato il voto di povertà dei Templari. Be’, la formula è molto diversa dal patto che legava i nove fondatori. I quali giurarono soltanto di mettere in comunione ogni loro ricchezza. Una cosa piuttosto diversa da un voto monastico di povertà. Dà l’idea che fossero impegnati nella ricerca di qualcosa di molto prezioso, da mettere in comune.»
Nel laboratorio calò un silenzio profondo, rotto soltanto dal ronzio delle apparecchiature elettroniche. Ma dopo qualche istante Sara riprese:
«Quindi ho cercato qualche analogia tra il Tempio di Gerusalemme e la costruzione più emblematica della potenza dei Cavalieri: il Tempio di Parigi. Esaminando le testimonianze rese dai Templari, ho scoperto che tale Giovanni da Foligno ammise che le cerimonie avevano luogo nella cappelletta sita nella torre principale.
«Non esistono documenti certi che la descrivano, ma era vicina al forziere del tesoro dell’Ordine, ed è interessante vedere come la immaginano molti importanti studiosi: una stanza priva di finestre, con un pavimento a scacchi bianchi e neri e un soffitto simile alla volta celeste, con a ovest una stella più luminosa delle altre.
«Probabilmente c’erano anche i quattro simboli usati nelle varie fasi del rituale: un teschio umano, due femori, e soprattutto un lenzuolo funebre. Semplici analogie? Strane coincidenze? La prudenza è sempre d’obbligo, ma l’ultimo Gran Maestro fu torturato nel Tempio di Parigi e, dopo aver subito gli stessi supplizi inferti a Gesù Cristo, fu adagiato in un telo funebre.
«Il Grande Inquisitore di Francia potrebbe aver utilizzato il telo rituale dei Templari, un lenzuolo antico e proveniente dalla Terrasanta come la maggior parte degli oggetti sacri dell’Ordine. Si potrebbe quindi spiegare così la presenza sulla Sindone di pollini rinvenibili soltanto in alcune zone del Medio Oriente, come hanno evidenziato recenti analisi. Pollini di due piante particolari, per la precisione, rintracciabili in una sola zona del mondo: la Palestina.
«Lo Zygofillum domosum , una pianta simile al cappero, e la Gundelia turneforti , un cespuglio tipico della zona di Gerusalemme, con cui la tradizione vuole fosse intrecciata la corona di spine di Gesù Cristo».
A quel punto Sara cercò di prendere fiato, ma l’evidente curiosità dei due uomini la costrinse a continuare.
«Studiando i documenti della Prima Crociata, ho scoperto che Henry St Clair, antenato del costruttore della Cappella di Rosslyn, tornò da Gerusalemme con un amico, a cui diede in sposa la nipote. E sapete chi era costui? Hugues de Payns, fondatore dei Templari e comandante di coloro che scavarono per anni sotto il Tempio di Salomone.»
Toni Marradesi si passò la mano dove un tempo c’era forse qualche capello, e decise che era arrivato il momento di dire la sua.
«Capisco la vostra prudenza. Capisco tutte le cautele. Ma non vi sembra di esagerare? Non abbiamo raccolto un numero sufficiente d’indizi per puntare in una sola direzione? Siamo scienziati, e come tali soggetti all’errore nel corso delle approssimazioni necessarie per raggiungere una scoperta. Non dobbiamo aver paura di rimanere delusi.
«Sapete a che cosa credo si debba puntare? A un segreto, tanto arcano e potente da essere rimasto inviolato per tutti questi secoli, nascosto chissà dove da coloro che si addentrarono per primi nei sotterranei — in senso figurato e reale — delle origini della religione. E quando parlo di religione non mi limito alla Cristianità, ma a tutto ciò che la Città Santa di Gerusalemme, crocevia delle fedi, custodiva.»
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