Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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E Bertrand, sbalordito, lo sentì aggiungere: «Quasi ogni racconto che ho sentito da bambino aveva come protagonista un Templare. Non crederò mai che uno solo di voi abbia potuto rinnegare la Croce e macchiarsi delle terribili colpe di cui vi accusano».
Piacenza. Marzo 1999
Il funerale di Giacomo fu mesto e breve. Per volontà di Gerardo, in riconoscimento per il suo fedele servizio, l’anziano maggiordomo fu sepolto nella cappella dei conti di Valnure, nel cimiterino adiacente al castello.
Mentre Paola gli si stringeva, il nobile piacentino ebbe un moto di commozione vedendo la pesante lastra di marmo nascondere per sempre la bara nella tomba. Quindi si segnò, giurando a se stesso che avrebbe fatto tutto il possibile per scoprire chi avesse ucciso Giacomo.
«Mi spiace doverti lasciare solo in una giornata come questa», disse Paola quando furono a casa, «ma ho un impegno imprescindibile in sala registrazione, a Roma.»
Gerardo la guardò negli occhi e credette di vedervi qualcosa. Chissà, forse quel sentimento di cui lui aveva paura. Le fu grato per il semplice motivo che fosse lì. Senza di lei, quell’evento sarebbe stato ancora più sconvolgente. La accompagnò fino all’auto e la seguì con lo sguardo finché non scomparve oltre il cancello. A quel punto sentì tutto il peso della solitudine.
Era rientrato in casa da pochi attimi, quando la portineria lo avvertì che un corriere aveva appena consegnato una busta per lui.
Chiese che gliela portassero. Sapeva che si trattava del dischetto con la chiave per decifrare le informazioni inviate da Sara Terracini.
8
Roma. Marzo 1999
Sara Terracini posò il giornale sulla scrivania e diede di piglio alla cornetta del telefono. In prima pagina, su quattro colonne, campeggiava il titolo: «Misterioso omicidio di un domestico nel castello di Valnure».
Pochi istanti più tardi era in linea con Gerardo.
«Non voglio parlare della tragedia per telefono», gli disse subito. «Hai ricevuto il pacchetto del corriere?»
«Ah… sì, sto cercando di far funzionare il… marchingegno.»
«Non appena ci sarai riuscito, richiamami via computer.»
Circa mezz’ora più tardi uno scampanellio le segnalò che qualcuno stava cercando di contattarla. Non appena ebbe la certezza che si trattava di Gerardo, digitò: ‹COM’È SUCCESSO?›
‹HO TROVATO GIACOMO SEDUTO DAVANTI AL COMPUTER. QUALCUNO GLI AVEVA SPARATO IN PIENA FRONTE. CREDO CHE L’ASSASSINO SI SIA FATTO SVELARE LE PASSWORD D’ACCESSO E ABBIA ESEGUITO UNA COPIA DI TUTTO IL DISCO FISSO. HO TROVATO IL PROGRAMMA DI BACKUP INSERITO. MA PER FORTUNA NON AVEVO ANCORA DECODIFICATO IL TUO MESSAGGIO.›
‹NEL DISCO C’ERANO INFORMAZIONI IMPORTANTI?›
‹TUTTI I RISULTATI DELLE MIE RICERCHE SUL SIGILLO, ANCHE SE NON ERANO UN GRANCHÉ.›
‹QUINDI ADESSO SANNO QUELLO CHE HAI SCOPERTO.›
‹TEMO PROPRIO DI SÌ, SEMPRE AMMESSO CHE DIETRO QUESTA SERIE D’INCIDENTI CI SIA DAVVERO UN’ORGANIZZAZIONE. È COMINCIATO TUTTO AD AKKO.›
‹DIMMI OGNI COSA DETTAGLIATAMENTE. CONOSCO PERSONE CHE POSSONO DARCI UNA MANO.›
‹AD AKKO LA MIA AUTO È STATA INVESTITA DA UN CAMION PIRATA.›
‹CHI ERA A CONOSCENZA DEL TUO SOGGIORNO?›
‹QUASI NESSUNO, ESCLUSI IL MIO MAGGIORDOMO E LA DIRETTRICE DEL MUSEO DI AKKO, L’UNICA PERSONA CON CUI HO AVUTO UN CONTATTO LÌ.›
Quasi contemporaneamente, nella villa sull’Appia Antica si stava svolgendo un’altra riunione del Gran Consiglio. In piedi davanti al grande tavolo in noce c’era l’uomo che aveva provocato l’incidente di Akko. Aprì un astuccio e ne estrasse quattro dischi luccicanti.
«In questi CD-Rom è copiato tutto il disco fisso del computer di Gerardo di Valnure. Il loro esame mi ha convinto che non abbia ancora scoperto molto su di noi. Però c’è un messaggio di posta elettronica in codice, che nessuno dei miei programmi di decodifica è riuscito a decifrare. È stato spedito da un centro studi e ricerche di qui. Ho raccolto informazioni: pare che sia in rapporti con i servizi segreti israeliani.»
«Israele? Pessima gatta da pelare. Dobbiamo saperne di più. Subito. Comunque hai fatto un ottimo lavoro, Hans. Per quel messaggio proveremo a utilizzare i nostri codici», disse il Gran Maestro.
«Non sarà facile. È una chiave molto complicata.»
«E tra le cose di Gerardo di Valnure immagino non ci fosse.»
«No, non è stata trovata. Dev’essere su un dischetto che probabilmente aveva con sé.»
Dicembre 1311
«La Commissione Papale sta per emettere il giudizio», disse la giovane guardia attraverso lo spioncino.
«Non credo che tutti i vescovi si siano lasciati condizionare dal papa», rispose Bertrand de Rochebrune.
«Corrono molte voci sullo strano modo con cui devono votare.»
«Cioè?»
«Vengono convocati a uno a uno nella residenza di Clemente V, e lì devono esprimere un voto palese.»
«Quindi non sono liberi di agire secondo coscienza», concluse Bertrand con apprensione.
«Ho anche sentito dire che il re di Francia raggiungerà presto Vienne. Se il processo andrà come temo, non appena Filippo giungerà qui, sarete consegnato ai suoi sgherri.»
Durante la battaglia, de Ceillac era stato ferito da una freccia. Era rimasto qualche tempo tra la vita e la morte, ma adesso stava riprendendo le forze. E di pari passo cresceva in lui la sete di vendetta nei confronti degli indigeni.
La sua ferita aveva concesso un periodo di tregua a Shirinaze, ma la sventurata sapeva che, quand’anche de Ceillac fosse morto, molti pretendenti si sarebbero disputati l’ambita preda del suo corpo.
Gli ex Templari avevano occupato una delle tante isole dell’arcipelago. La più distante dalla costa e non scelta a caso: nell’ipotesi di un nuovo attacco degli indigeni, avrebbero avvistato con molto anticipo le loro piroghe. La costruzione di un forte si era protratta per due mesi. La cerchia esterna, costituita da una doppia fila di robusti tronchi dalle punte acuminate, era stata ultimata da tempo, e si stavano completando alloggi e scuderie.
Il periplo dell’isola era di poco superiore alle tre miglia e la costa era quasi completamente circondata da un’insidiosa barriera corallina. Durante la bassa marea, tra le rocce emerse si apriva soltanto un varco in corrispondenza di un’ampia baia dov’era all’ancora la nave.
Incuneato nel taglio di uno sperone di roccia vulcanica, il forte dominava la scena dall’alto. Raymond de Ceillac si fece aiutare a salire la ripida scala a pioli per la torre di avvistamento, che dava sul mare. Voleva accertarsi che da quella postazione fossero ben visibili le altre due torri, costruite sui rilievi dell’isola.
«Quei pagani seminudi troveranno pane per i loro denti», ringhiò, massaggiandosi la ferita ancora dolorante.
Akko. Aprile 1999
Estelle Dufraisne aveva un’aria stanca. Spense il computer e fece scorrere lo sguardo sul suo ufficio, al secondo piano del museo. Come al solito si era attardata molto oltre l’orario di chiusura. Data un’occhiata all’orologio, prese la borsetta e s’infilò il soprabito.
Stava avviandosi verso la porta, quando sentì una voce maschile alle sue spalle chiedere: «Possiamo aiutarla a preparare le sue cose, dottoressa?»
Sonia trasalì: non era nessuno dei suoi collaboratori. Si voltò di scatto.
I due uomini che vide mostravano modi cortesi ma risoluti.
«Chi siete? A quest’ora il museo è chiuso. Come avete fatto a entrare?»
«Dobbiamo accompagnarla in una missione archeologica, dottoressa.»
«Non ho in programma nessun tipo di missione.»
«Comincia precisamente adesso.»
L’altro uomo le aprì davanti agli occhi un foglietto, che poi posò sulla scrivania della segretaria. Le poche righe, scritte in una calligrafia identica alla sua, informavano i collaboratori che la direttrice era dovuta partire senza preavviso.
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