Marco Buticchi - Profezia

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Shirinaze rifletté alcuni istanti, poi rispose: «Faremo come decidi tu, Luigi, ma personalmente preferirei allevare mio figlio qui piuttosto che tra quella gente».

«Hai ragione, rimaniamo. Dobbiamo mimetizzare la capanna con foglie di palma e restare nascosti finché la nave non se ne andrà. Penso siano venuti a fare rifornimento di acqua e viveri. Tra pochi giorni salperanno di nuovo.»

Febbraio 1999

Appena fu rientrato nella sua casa di Piacenza, Gerardo di Valnure tolse dalla ventiquattrore il floppy e lo inserì nel lettore. Verificato che quanto registratovi da Sara Terracini fosse intatto, lo copiò sul disco fisso del suo computer, in un file protetto da ulteriori tre parole d’accesso. Quindi chiuse dischetto e originali dei documenti nella cassaforte a muro. I singolari incidenti che gli erano capitati gli avevano insegnato che la prudenza non è mai troppa.

Poco dopo squillò il telefono e, sentendo la voce di Paola, le sue labbra si schiusero in un sorriso.

Sara Terracini era assorta nel pensiero di quella scoperta sensazionale. Sarebbe stato magnifico poter dimostrare che i Templari in fuga avevano varcato l’Oceano e raggiunto il continente americano.

A riscuoterla dalle sue riflessioni fu il campanello del computer, che prese a suonare con insistenza. Letto il codice di chi la stava chiamando da molto lontano, si precipitò ad aprire la finestra della videoconferenza.

Sullo schermo comparve un viso amico, il cui saluto uscì chiaro dagli altoparlanti del computer, anche se le parole arrivavano in leggero ritardo rispetto all’immagine.

«Oswald, vecchio mio, shalom. Ti credevo impegnato nella campagna elettorale», rispose Sara.

«Sì, certo, i miei consiglieri stanno facendo di tutto per addomesticarmi alla vita politica. E da quando a Tel Aviv si è cominciato a respirare aria di elezioni, i miei impegni si sono moltiplicati.»

«Sembri destinato a incarichi importanti. Addirittura la poltrona di ministro della Difesa, ho letto. Chissà se troverai ancora il tempo di…»

Sara s’interruppe lì, vedendo che nel video si era aperta una finestra di testo dove scorrevano le parole: ‹UTILIZZIAMO IL TESTO E CRIPTIAMOLO. NON VOGLIO CHE ORECCHI INDISCRETI CI ASCOLTINO›.

‹OK›, digitò immediatamente Sara sulla tastiera, dopo aver azionato il programma per comunicare in linguaggio criptato.

Oswald Breil era un uomo di bassissima statura — poco più che un nano —, ma di straordinario ingegno. Nonostante l’infelice aspetto fisico, i suoi meriti lo avevano fatto salire rapidamente alle più alte gerarchie israeliane, fino a essere candidato alla carica di ministro.

I meriti se li era conquistati sul campo, prima come ufficiale del Mossad e poi, passando per il comando dello Shin-Beth, il servizio di sicurezza interno, come capo dello stesso Mossad. Il più potente e organizzato servizio segreto del mondo: l’«Istituto», come lo chiamavano gli addetti ai lavori.

Con la sua straordinaria esperienza di restauro e decifrazione di antichi reperti, Sara Terracini aveva contribuito a diverse sue importanti indagini. Un gioco pericoloso, che l’aveva messa più di una volta in pericolo di vita, ma che la eccitava. Quando Oswald le chiedeva qualcosa, non riusciva a dirgli di no.

‹A CHE COSA STAI LAVORANDO, SARA?› chiese la finestra nel monitor.

‹A NIENTE DI SPECIALE, LE SOLITE ANTICAGLIE. PERÒ…›

‹PERÒ?›

‹BE’, HO PROMESSO DI NON FARNE PAROLA CON NESSUNO, MA SE NON MI CONFIDO NEMMENO CON TE…›

‹SONO TUTTO ORECCHI. ANZI, OCCHI.›

‹CREDO DI ESSERE SULLE TRACCE DI UNA GROSSA SCOPERTA, NIENTEMENO CHE UNO SBARCO IN AMERICA CIRCA DUECENTO ANNI PRIMA DI CRISTOFORO COLOMBO.›

‹NON MI SEMBRA UNA GRAN NOVITÀ. NON SONO STATI I VICHINGHI?›

‹NO, STO PARLANDO DEI TEMPLARI SFUGGITI ALLA CATTURA NEL 1307.›

‹TEMPLARI? SÌ, È VERO, MI SEMBRA DI AVER LETTO QUALCOSA. MA TU CHE COSA C’ENTRI?›

‹BE’, SI TRATTA DI DUE DOCUMENTI CHE HO APPENA FINITO DI RESTAURARE.›

‹CHE COSA DICONO?›

‹IL PRIMO SEMBREREBBE IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI HUGUES DE PAYNS. IL SECONDO INVECE È UNA LETTERA SCRITTA DA UN GIOVANE DI NOME LUIGI AL PADRE, IL CONTE LORENZO DI VALNURE, VERSO IL 1310. VI SI FA RIFERIMENTO A UN LUOGO REMOTO, UNA SEDE SEGRETA DEI CAVALIERI DEL TEMPIO.›

‹COME NE SEI ENTRATA IN POSSESSO?›

‹UN VECCHIO AMICO, APPASSIONATO DI MEDIEVALISTICA, LI HA SCOPERTI IN UNA NICCHIA SEGRETA NEL SUO CASTELLO. È PROPRONIPOTE DI QUESTO LORENZO DI VALNURE. HA TROVATO ANCHE UNA MEDAGLIA CON LO STESSO SIGILLO DI UNO DEI DUE ASTUCCI IN CUI ERANO CUSTODITI I DOCUMENTI.›

‹CHE COSA C’È IMPRESSO? I TEMPLARI SI SERVIVANO DI SINGOLARI FIGURE.›

‹SU UNA FACCIA C’È L’EFFIGIE CLASSICA DEI DUE CAVALIERI IN SELLA ALLO STESSO DESTRIERO, SULL’ALTRA INVECE SI VEDE LA RIPRODUZIONE DI UN NODO MARINARO. SECONDO GERARDO DI VALNURE, IL MIO AMICO, SI TRATTEREBBE DI UNA GASSA D’AMANTE, UN NODO IN USO DA TEMPI REMOTI NELLA MARINERIA.›

‹UNA GASSA D’AMANTE? MI RICORDA QUALCOSA. LASCIAMI UN PO’ DI TEMPO. TI RICHIAMO IO. CIAO.›

Quando ebbe finito di digitare queste parole, Oswald Breil lasciò la tastiera e sollevò la cornetta del telefono, componendo un numero riservato. Quello del dottor Erma, l’uomo che lo aveva sostituito alla guida del Mossad.

Settembre 1311

La nave se ne andò dopo tre giorni, senza che gli uomini di de Ceillac li avessero scoperti.

Luigi e Shirinaze ricominciarono la loro abituale vita, fatta quasi di niente ma felice.

Quei tre giorni trascorsi alla macchia erano sembrati interminabili, ma avevano permesso loro di capire molte cose. Avevano sentito de Ceillac e i suoi schiamazzare da ubriachi, convincendosi di aver preso la decisione migliore. La ciurmaglia di de Ceillac sembrava quella di una nave pirata. Non aveva più niente a che fare con gli ideali del Tempio.

«L’Ordine del Tempio è finito, Bertrand», esclamò Jean Marie de Serrault. «Almeno nella Francia di Filippo IV. Vi prego di tornare sulla vostra decisione. Facciamo ancora in tempo ad avvertire chi ha aderito alla vostra iniziativa. Non partite. Ho un terribile presentimento.»

«Devo cercare con ogni mezzo di liberare i miei confratelli, Jean Marie. Ormai è deciso: tra quattro giorni partirò.

«Guardate», continuò, indicando le tappe del viaggio su una mappa. «Approderemo in Portogallo, l’unico Paese dove non siamo ancora perseguitati. Lì ci divideremo, per arrivare all’appuntamento nel bosco di Vienne il giorno in cui si aprirà il Concilio. Verificherò di persona se il papa ha davvero perso ogni dignità e si è piegato al re di Francia.»

«Non vi sembra già evidente? Di quale altra prova avete bisogno?» intervenne St Clair. «Non bastano tutti i Templari arsi sul rogo, le torture? Insisto, Bertrand, dobbiamo ricominciare da capo, con i medesimi ideali ma con un primo nemico da sconfiggere, molto più insidioso dei mori: Clemente v.»

«Avete quasi certamente ragione, ma, prima di prendere decisioni contrarie alla Regola del Tempio, vi chiedo di poter verificare di persona.»

«Il mio timore è che non facciate mai ritorno.»

«Se così fosse, vi autorizzo a costituire un nucleo di Cavalieri che si prefiggano l’abbattimento dell’usurpatore del Trono di Pietro. Potrete farlo in mio nome utilizzando questo sigillo, che ogni Templare conosce.»

E Bertrand posò sulla mappa una delle tre medaglie d’argento coniate tanto tempo prima.

La mente di Luigi di Valnure era rosa da un timore. Anche gli uomini di de Ceillac sapevano che quell’isola era considerata inviolabile dagli indigeni. Avrebbero quindi potuto eleggerla anch’essi a loro sede, e a quel punto loro tre non avrebbero potuto fare a meno di rivelarsi.

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