Marco Buticchi - Profezia

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Il suo collaboratore rifletté qualche istante con espressione assorta, quasi stesse selezionando informazioni nella sua mente come in un computer, quindi rispose: «È una teoria che discende da quella dei Vichinghi come scopritori dell’America. Si basa su quattro importanti indizi. Nei pressi di Westdorf, nel Massachusetts, è stata scoperta una pietra scolpita in maniera rudimentale, con la figura di un cavaliere in armatura medievale. Regge uno scudo su cui si vede una nave che segue la rotta indicata da una stella».

«La stella Merika», esclamò Gerardo.

«Precisamente, un astro già noto agli antichi greci. Indica l’Ovest.» E Marradesi continuò: «Il secondo indizio è la singolare presenza di una torre in pietra a Newport, Rhode Island. La singolarità sta nel fatto che è descritta nei termini di ‘villa normanna’ nella carta geografica di Giovanni da Verrazzano, datata 1524. Terzo indizio: il nobile scozzese William St Clair, che vantava un antenato templare, completò attorno al 1480 una singolare cappella di famiglia nei pressi di Roslin, in Scozia. In alcuni bassorilievi sulle pareti si vedono pannocchie di mais e piante di aloe, allora sconosciute in Europa. Badate bene: la costruzione risale ad almeno dodici anni prima della scoperta di Colombo.

«Quarto e ultimo indizio: nelle nazioni iberiche la persecuzione contro i Templari non venne quasi messa in atto. In Portogallo, addirittura, venne loro consentito di rifondarsi sotto il nome di Cavalieri di Cristo, e se ne hanno tracce certe sino al XVI secolo. E sapete chi sposò la figlia di un Gran Maestro dei Cavalieri di Cristo? Precisamente Cristoforo Colombo. La sua ricerca potrebbe aver trovato origine nei racconti del suocero.

«L’ipotesi dei Vichinghi arrivati per primi in America partendo dalla Groenlandia è ormai quasi universalmente accettata. Sulla presenza dei Templari, invece, esiste soltanto una serie di tracce, di cui ho citato le più note.»

«Interessante, ma come mai non si è sviluppata una loro civiltà?» chiese Sara.

«La risposta è logica», intervenne Gerardo. «La flotta è fuggita da La Rochelle in tutta fretta sotto l’incalzare degli eventi, quindi a bordo non potevano esserci molte donne. Aggiungi che i Templari erano monaci guerrieri, impegnati a sacri voti, tra cui quello di castità.

«Le sono veramente grato per il contributo che ha dato alla mia ricerca», continuò rivolto a Marradesi. «Mi farebbe molto piacere se desse un’occhiata ai manoscritti che la dottoressa Terracini è riuscita a mettere in chiaro con le sue apparecchiature.»

Marradesi prese gli stampati di computer e li lesse senza alcuna difficoltà, annuendo pensosamente.

«Se il luogo indicato in questa lettera è l’America, saremmo davanti a una scoperta sensazionale», commentò Sara.

«Proprio», convenne Gerardo, «ma vi prego calorosamente di non divulgarla. Questo documento potrebbe portarci a qualcosa di molto, molto importante.»

«Oh, siamo fin troppo abituati a trovarci impegolati in questioni riservate e spinose», replicò Sara con una lieve smorfia. «È diventata una sorta di nostra malaugurata specialità. Ma possiamo sapere che cosa sarebbe questo qualcosa?»

«Chissà, forse addirittura il favoloso tesoro dei Templari, anche se è un’ipotesi a cui credo poco: secondo me ha rimpolpato le casse di Filippo il Bello, e amen. No, penso piuttosto a importanti documenti, tipo quelli che si dice i primi Cavalieri abbiano scoperto in Terrasanta. Non sono mai venuti alla luce, e qualcuno pensa che l’ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay, li abbia fatti mettere in salvo dal Tempio di Parigi poco prima del famigerato 13 ottobre 1307.»

«Gerardo, il mio laboratorio è a tua disposizione», esclamò Sara in tono entusiastico.

Agosto 1311

Il piccolo atollo era circondato da una barriera corallina che lo proteggeva dalla furia delle tempeste. Al suo centro si levava un monolito granitico alto almeno centocinquanta passi. La vegetazione era rigogliosa, acqua potabile e fresca sgorgava in un laghetto ai piedi della rocca di granito. Vi abbondavano volatili di ogni genere, verdura e frutta crescevano spontanee.

Già nel primo mese Luigi era riuscito a costruire una casa di legno a ridosso del monolito, sollevata da terra quanto bastava per eliminare il pericolo d’incursioni notturne di animali. Il sole implacabile aveva conferito toni bronzei alla carnagione già scura del piccolo Lorenzo.

Ma che cosa ne sarebbe stato di lui, un giorno? Sarebbe stato costretto a vivere lì in solitudine?

Era questa la massima angustia dei suoi genitori, che però si confortavano nella speranza che un giorno Bertrand de Rochebrune tornasse dal suo viaggio.

Bertrand stava invece apprestandosi a un altro viaggio, persino più pericoloso di quelli appena compiuti sull’Oceano.

«Barone St Clair», disse, «vi chiedo di non seguirci in questa impresa, ma di rimanere qui a custodire i documenti del Tempio.»

«No, Bertrand, non posso rimanere inerte. Voglio venire con voi.»

«Io stesso, da giovane, sono stato destinato a missioni che mi hanno allontanato dai campi di battaglia. Allora il mio rammarico è stato quasi intollerabile, ma dopo tanti anni devo riconoscere che chi mi ha dato quegli ordini aveva ragione. Sono serviti a salvare preziosissime cose. Quindi vi chiedo di fare altrettanto.»

«Siete uno dei Cavalieri più eminenti, e gli uomini ancora devoti all’Ordine vi tributano lo stesso rispetto riservato un tempo al Gran Maestro», replicò St Clair chinando la testa in segno di sottomissione. «Obbedirò al vostro ordine. Ma vi chiedo una cosa.»

«Dite.»

«Non sappiamo quale sorte riservi il futuro per l’Ordine, qui in Scozia. Fino a quando si potrà dichiarare apertamente di esserne membri? Ritengo di vitale importanza costituire una fratellanza votata a conservare i sacri oggetti, con il fine di annientare i nostri nemici.»

«Una setta segreta, quindi.»

«Esattamente.»

«Nemici, avete detto, al plurale. Chi sono?»

«Non vi sembri una bestemmia, ma anzitutto l’usurpatore del Trono di Pietro, a cui abbiamo giurato obbedienza e che invece ha lasciando languire i nostri fratelli nelle carceri o sotto i ferri dell’Inquisizione.»

«Vorreste ribellarvi al potere pontificio?» chiese Bertrand in un tono tra l’inorridito e l’incredulo.

«No, Bertrand, a un potere che viene esercitato in nome di Dio, ma in favore del Maligno.»

«Lasciatemi almeno tentare di liberare i nostri compagni. Userò la ragione, nella speranza di non dover ricorrere alla forza.»

«Quale forza, Bertrand? A Vienne troverete meno di un migliaio di Cavalieri, e ben diversi da come li ricordate. Sarà un’accozzaglia di sbandati, di uomini impoveriti e terrorizzati.»

«Senza contare che il re di Francia sta ammassando le sue truppe a Lione e conta di raggiungerle proprio nella prima quindicina di ottobre. Immaginatevi dunque quanto potrà essere indipendente il Concilio nella vicina Vienne», intervenne amaramente Jean Marie de Serrault, incalzando: «Concedeteci di agire in vostro nome, Bertrand. Se sarete voi a chiamare i confratelli al nuovo Ordine, il nostro scopo potrà essere raggiunto».

«Datemi il tempo di pensarci», tagliò corto Bertrand.

La nave apparve all’orizzonte nelle prime ore del mattino. Sull’albero di maestra sventolava la bandiera di battaglia dei Cavalieri del Tempio: un teschio su due tibie incrociate, bianchi su fondo nero.

Luigi la osservò dalla rupe finché non superò un varco della barriera corallina, dando fondo nell’unica baia dell’isola. Poi corse verso la sua capanna.

«Stanno per sbarcare gli uomini di Raymond de Ceillac», disse a Shirinaze. «Dobbiamo decidere se rimanere qui per sempre o unirci a quanto rimane della nostra comunità, con lui.»

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