Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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«Non temete, Bertrand, quelle casse rimarranno in un luogo sicuro finché non tornerete. Mio cugino St Clair non violerà mai il vostro segreto.»
Come sempre succedeva di fronte a un avvenimento importante o pericoloso, le mani di Jean Marie presero a tremare, e il giovane fu costretto ad abbassare lo sguardo. Eppure, rifletté Bertrand, quelle mani incerte e quella mente debole erano più sicure della sua nave in balia di mari quasi ignoti.
Bertrand si congedò da Jean Marie con un caldo abbraccio, ma prima che scendesse nella scialuppa gli porse un involucro di pelle con una pergamena.
«Vi prego di custodire anche questo documento. Sono le ultime parole scritte dal primo Gran Maestro dell’Ordine, Hugues de Payns. Le ho tratte in salvo da San Giovanni d’Acri alcuni anni fa. Non è l’originale, che ho restituito al Gran Maestro de Molay, ma una copia che ho fatto eseguire in Italia. E comunque un documento prezioso, parole che, alla luce degli ultimi avvenimenti, ardono come fuoco.»
Roma. Una villa sull’Appia Antica. 20 gennaio 1999
«Che cosa siamo riusciti a scoprire di nuovo su Gerardo di Valnure?» chiese il Gran Maestro.
«Per il momento molto poco», rispose la donna, i cui occhi, visibili tra le fessure del cappuccio bianco, non tradivano il minimo senso di sottomissione. «Ma le sue ricerche procedono con metodo, e sono convinta che continuare a tenerlo d’occhio senza interferire nel suo lavoro possa portarci a buoni risultati.»
«Sono d’accordo. Dobbiamo assolutamente trovare i documenti scomparsi dal Tempio di Parigi in quello sciagurato ottobre del 1307. E a portarci a essi potrebbero essere proprio le ricerche di Gerardo di Valnure.»
7
Nuovo Mondo. Maggio 1311
Quattro anni erano volati come il vento. Il figlio di Luigi e Shirinaze giocava felice nel chiuso della palizzata che circondava le abitazioni come un baluardo. La sola struttura in pietra era una torre al centro del borgo. Un simbolo di potenza più che uno strumento di difesa: la convivenza con gli indigeni proseguiva infatti pacifica. Trattavano gli uomini dalla pelle chiara, vestiti di ferro, come divinità, e mai si sarebbero rivoltati contro di loro.
Bertrand de Rochebrune chiamò Luigi nella sua casa, costruita con robusti tronchi di legno.
«È ora che io torni in Europa», gli annunciò.
«Credete sia conveniente? La persecuzione sarà terminata? La Francia sarà tornata una terra sicura per un Cavaliere del Tempio?»
«Comunque stiano le cose, sento il dovere di tornare. Andrò prima in Scozia, dai parenti di Jean Marie de Serrault. Sapranno certamente che cosa ne è stato del Gran Maestro de Molay e dell’Ordine. Salperò tra dieci giorni.»
«Che cosa ti rattrista, Luigi?» chiese Shirinaze al marito, non appena lo vide arrivare a casa.
«Bertrand ha deciso di partire per l’Europa. La sua guida ci mancherà molto. L’unica cosa che mi consola è che potrò finalmente far avere notizie a mio padre. Probabilmente mi crede morto.»
E quella sera stessa Luigi scrisse una lettera.
« Padte, vi prego di perdonarmi per le lunghe ansie che vi ho procurato, ma prima di oggi non mi è stato possibile cercare di farvi avere mie notizie. Mi trovo in una terra remota, un avamposto segreto dei Cavalieri del Tempio, che non posso svelare. Ma sono libero e godo di ottima salute, come spero ardentemente di tutti voi.
« Sono ormai padre di un piccolo di quattro anni a cui, con mia moglie, ho voluto dare il vostro nome. La sorte ha voluto che riuscissimo a fuggire la stessa notte in cui iniziarono le persecuzioni contro i Cavalieri del Tempio.
« Dubito che potrò mai tornare a Piacenza: il viaggio è lungo e pieno d’insidie, e non posso farlo intraprendere a un bimbo di pochi anni. Ma, credetemi, voi e mio fratello mi mancate non poco. Consegnerò questa lettera al cugino Bertrand, che saprà trovare il modo di farvela pervenire. Vi scongiuro però di custodirla lontano da occhi indiscreti e di mantenere il più assoluto riserbo sul suo contenuto. Non so se avrò mai occasione di farvi avere altre mie notizie.
« Avrete sempre il mio più profondo rispetto e amore. Luigi. »
Il giovane arrotolò il foglio e lo chiuse in un astuccio di pelle scura. Quindi fece sciogliere due terzi di cera d’api, un terzo di pece bianca e un pizzico di verderame, aggiungendovi qualche crine di cavallo per aumentarne la solidità. Infine prese il sigillo del suo protettore, Bertrand de Rochebrune, e lo impresse nell’impasto caldo.
Castello di Valnure. 30 gennaio 1999
Gerardo si lasciò cadere sul divano del salone. Aveva trascorso molte ore a sovrintendere ai nuovi lavori di ristrutturazione nell’ala più antica ed era stanco. Fece appena a tempo a chiudere gli occhi per godere di un attimo di relax, quando si sentì chiamare a gran voce dalla corte.
«Signor conte, presto, venga giù nelle cantine. Abbiamo scoperto una nicchia murata, e c’è dentro qualcosa», gridò uno dei muratori.
Gerardo fece i gradini a tre a tre. Le luci illuminavano una nicchia poco più alta di un metro, all’altezza della vita di un uomo. Infilò con cautela la destra nella fessura e tastò l’incavo. Con un sussulto di emozione sentì sotto le dita la forma cilindrica di un astuccio in pelle. Poi di un altro. Li estrasse entrambi con grande cautela, meravigliandosi del loro ottimo stato di conservazione, senza dubbio dovuto all’assenza di aria nel loro nascondiglio. Capì subito che si trattava di due custodie per pergamene.
Studiò il sigillo spezzato di una delle due, ed ebbe un nuovo sussulto di emozione. La cera si era scurita, ma vi si leggeva ancora il motto Nos perituri mortem salutamus. E si distingueva anche la gassa d’amante. Si augurò con fervore che i documenti fossero nello stesso stato di conservazione delle custodie. Ma non poteva cedere alla curiosità, compiendo una mossa avventata. Avrebbe potuto compromettere per sempre l’integrità dei documenti. Sapeva però a chi rivolgersi per non danneggiare quella scoperta straordinaria.
Luglio 1311
Il viaggio di ritorno era stato lungo e faticoso, complicato da venti poco favorevoli che avevano costretto le tre imbarcazioni templari a lunghi bordeggi. Ma dopo oltre sessanta giorni di navigazione avevano finalmente avvistato la terraferma. Le tre navi si erano ancorate in una rada riparata.
Bertrand de Rochebrune scese a terra con una scialuppa, accompagnato dallo scudiero e da cinque uomini. Non sapeva quale destino fosse toccato ai Templari, per cui non aveva indossato il candido mantello crociato.
Raggiunse il castello dei St Clair al calare della sera. Il ponte levatoio era ancora ammainato. Una sentinella gli sbarrò il passo.
«Sono Bertrand de Rochebrune, amico di Jean Marie de Serrault, cugino del tuo signore.»
«Con chi volete parlare?»
«Con il signor de Serrault o con il barone St Clair.»
Dopo pochi istanti fu raggiunto nella corte da Jean Marie, che aprì il viso in un sorriso di gioia, esclamando: «Amico mio. Non sapete quanto io sia felice di rivedervi dopo così tanto tempo».
Bertrand si accorse subito che le sue condizioni erano ulteriormente peggiorate. Il tremito alle mani era ormai costante e lo sguardo sfuggente, se non addirittura vacuo.
«Come temevo, da quando Bertrand è partito le cose sono cambiate», disse Luigi a Shirinaze, preoccupato. Si era appena incontrato con Raymond de Ceillac, il nuovo capo della comunità. «Quell’uomo non mi piace», continuò. «E ancora meno mi piacciono il modo in cui tratta gli indigeni e la sua bramosia di oro e argento. Spero che Bertrand torni presto, altrimenti rischiamo il peggio.»
«Ma no. De Ceillac è un combattente, e forse hai interpretato male i suoi modi rudi. È il Cavaliere più anziano, e il comando gli spettava di diritto.»
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