Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Castello di Valnure. 10 gennaio 1999
Era quasi l’una di notte, e Gerardo di Valnure stava cercando con scarso successo di canticchiare un’aria della Camera di un libertino di Stravinsky, a cui aveva appena assistito al teatro di Reggio Emilia. Il cancello si aprì automaticamente, illuminato dai fari dell’auto. Per una strana associazione d’idee gli venne in mente Paola, ferma in quello stesso punto una ventina di giorni prima. Da allora si erano sentiti un paio di volte, ma non si erano visti. Per fortuna, anche lei sembrava poco propensa ai legami duraturi.
Scese dall’auto e, sotto una pioggia sottile, aprì il portoncino della sua abitazione, apprestandosi a salire le scale. Un forte colpo alla nuca gli fece perdere i sensi. Rimase svenuto diversi minuti, consentendo agli assalitori di scappare.
Quando si riprese, stentò a ricordarsi dove fosse. Si massaggiò la testa, che sembrava volesse esplodere. Poi ricordò tutto, e in particolare che Giacomo aveva preso un giorno di libertà per andare a trovare una parente malata. Salì le scale reggendosi al corrimano. Entrò in casa.
I ladri avevano frugato ovunque con metodo, e la casa era nel caos totale. Fatto un sommario controllo, Gerardo constatò che mancavano soltanto alcuni pezzi d’argenteria: per fortuna la cassaforte a muro, dov’erano custoditi i gioielli di famiglia, documenti e contanti, non aveva ceduto.
Lasciatosi cadere su una poltroncina dello studio, ancora confuso, Gerardo fece vagare lo sguardo nel locale in cerca di eventuali altri danni. E fu allora che notò il computer: i ladri lo avevano acceso. Erano davvero ladri ? Che cosa stavano cercando?
Parigi. Notte del 4 ottobre 1307
I quattro carri carichi di fieno non uscirono dal portone principale del Tempio, ma da uno secondario, e si allontanarono rapidamente con il favore della notte. Sul primo carro c’erano Bertrand e Paul, sul secondo Luigi e Shirinaze, e sul terzo Jean Marie de Serrault, che aveva deciso di rifugiarsi in Scozia, dove aveva parenti. Con loro erano partiti una dozzina tra Cavalieri e sergenti.
Gli otto giorni di viaggio per La Rochelle trascorsero senza intoppi, e finalmente davanti al piccolo convoglio comparve la città, vagamente simile a San Giovanni d’Acri per l’alto muro di cinta turrito da cui era protetta. Alcune navi erano ormeggiate in banchina, altre dondolavano pigramente all’ancora in rada.
Era notte, e le porte erano sprangate.
«Sono Bertrand de Rochebrune, Cavaliere del Tempio: reco un salvacondotto e ordini del Gran Maestro Jacques de Molay per il comandante della flotta», annunciò Bertrand all’alt della sentinella.
«Una staffetta ci ha preannunciato il vostro arrivo, Cavaliere», gli fu risposto. «Il comandante della flotta vi sta aspettando. Vi condurrò da lui.»
Le sagome delle navi si stagliavano nella notte. Erano strane, molto diverse dalle galee e cocche su cui Bertrand era abituato a viaggiare nel Mediterraneo. Avevano i bordi più alti, una prua ancora più sollevata e vele diverse.
Bertrand le stava ancora osservando con interesse, quando si sentì salutare da una voce familiare. Con un trasalimento riconobbe il comandante che l’aveva portato in salvo da San Giovanni d’Acri.
Patron Magri si sporgeva con un largo sorriso dal parapetto della nave più grossa. «Sono lieto d’incontrarvi di nuovo, Bertrand.
«Così travestito, ho stentato a riconoscervi», continuò quando lo ebbe davanti a sé sul ponte. «Sono ai vostri ordini, secondo il dispaccio inviatomi dal Gran Maestro. La flotta è pronta a salpare.»
Quindi spiegò che l’armatore veneziano per il quale navigava nel Mediterraneo era morto, e lui aveva deciso di rimanere al servizio del Tempio, ricevendo il comando di quella flotta.
«Come vedete», spiegò, «queste cocche nordiche sono diverse dalle nostre, dovendo affrontare mari ben più difficili.»
Concluse con la massima celerità le operazioni di carico; il convoglio di diciassette navi mise la prora al mare e cominciò il lungo viaggio.
«Ho ormai percorso diverse volte la rotta verso le terre sconosciute, Bertrand», spiegò patron Magri quando ebbe terminato di dirigere le manovre. «Sono luoghi mirabili, dove frutti e verdure crescono spontanei. Intratteniamo buone relazioni con gli indigeni, che sono gente pacifica e ingenua.»
«Come fate a seguire la rotta?» chiese Bertrand.
«Basta dirigere a occidente e seguire una stella che chiamiamo Merika. Il viaggio può durare anche qualche mese, ma in questa stagione i venti sono favorevoli.»
Castello di Valnure. 15 gennaio 1999
Gerardo scosse ancora una volta la testa. No, c’era di sicuro qualcos’altro. Doveva esserci.
Nelle sue ricerche si era sempre limitato ai testi seri, rifuggendo da quelli fantasiosi, che romanzavano la vicenda dei Templari. Ma a un certo punto non gli erano più bastati, e si era visto praticamente costretto ad affrontare le teorie più fantasiose, che volevano addirittura i Cavalieri del Tempio protagonisti di spedizioni oltre Oceano e quindi precursori di Colombo sulle rotte del Nuovo Mondo.
D’altra parte, dov’erano finite le loro diciassette navi alla fonda nel porto di La Rochelle, scomparse senza lasciare traccia il 13 ottobre 1307? E, di nuovo, da dove veniva l’immensa ricchezza in oro e argento accumulata dall’Ordine in un continente pressoché privo di minerali preziosi?
Era immerso ormai da diversi giorni in queste nuove ricerche, che però gli avevano concesso soltanto dati labili e fantasiosi: apparenti croci latine e celtiche in diverse iscrizioni Maya, assonanze di vocaboli tra la lingua degli indigeni messicani con alcune parole di vari idiomi europei, antiche leggende che parlavano di uomini di pelle chiara venuti dal mare e venerati come dei. Una stella che indicava la rotta da seguire, a cui certi testi facevano risalire il vocabolo America. Troppo poco.
Al largo delle coste scozzesi. 20 ottobre 1307
L’autunno si preannunciava clemente. I venti favorevoli li spingevano verso occidente con velocità costante. La nave di patron Magri solcava il mare maestosa e inarrestabile, le altre sedici navi la seguivano in formazione sparsa. Di lì a poco la flotta si sarebbe divisa.
Mentre Jean Marie de Serrault cercava di avvistare la terraferma dal ponte, Bertrand de Rochebrune gli si fece vicino. «È quasi giunto il momento di separaci, amico mio», disse.
«Sì. Non posso abbandonare mia madre al suo destino. Troverò rifugio presso i miei cugini St Clair, a Roslin, fino a quando le acque non si saranno calmate. Dopo di che tornerò senz’altro in Francia.»
«Ho giurato anch’io che tornerò. Il pensiero che tanti miei fratelli languiscano in catene mi toglie il sonno.»
«Dubito che una sola persona possa bastare a liberarli.»
«Non importa, tornerò ugualmente. Un singolare destino sembra assistermi… o condannarmi. Così è stato a San Giovanni d’Acri, così è stato nell’isola di Ruad. E ancora una volta un ordine mi salva, ma al tempo stesso mi allontana dal campo di battaglia. Non avrei di sicuro accettato se non mi fossero stati affidati i segreti del Tempio da portare in salvo.»
«Ah. Ecco che cosa contengono quei cofani pesantissimi e sigillati», esclamò de Serrault.
«Non lo deve sapere nessuno, amico mio. Se ve l’ho rivelato è soltanto perché sto per chiedervi una cosa di vitale importanza.» Bertrand fece una pausa, fissandolo negli occhi, quindi continuò: «Ritengo sia più prudente affidare quelle casse a voi piuttosto che tenerle sulla mia nave, esposte a ogni pericolo. Le custodirete fino al mio ritorno. E a quel punto speriamo che le infami persecuzioni contro i Cavalieri del Tempio siano soltanto un terribile ricordo».
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