Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Il percorso si sarebbe mantenuto quasi pianeggiante fino a Piacenza, dove si sarebbero avviati per la Via Francigena: i sentieri di montagna percorsi dai pellegrini in viaggio dalla Francia per Roma e la Terrasanta. A Piacenza vivevano certi cugini di Bertrand, che avrebbero sicuramente offerto loro cibo e ospitalità.
Qualche giorno più tardi, si erano appena addentrati in un fitto bosco di querce secolari e vegetazione bassa, tra gole profonde. Bertrand guidava il drappello d’avanguardia, l’altra metà dei crociati chiudeva il corteo. Al centro c’erano le donne e i bambini che avevano preferito aspettare di mettersi in viaggio sotto la loro protezione.
Improvvise come il lampo le frecce cominciarono ad abbattersi su di loro. Nell’istante di smarrimento che seguì l’attacco, non fu facile capire da dove arrivassero.
Bertrand vide alcuni dei suoi cadere, prima di essere lui stesso raggiunto da una freccia alla spalla sinistra. La punta del dardo si conficcò nel muscolo provocando una ferita non grave, ma molto dolorosa. Il giovane afferrò il legno della freccia e lo spezzò in prossimità della punta, chiudendo gli occhi in una smorfia di dolore. Avrebbe pensato più tardi a estrarla, adesso doveva soltanto vendere cara la pelle.
Riaperti gli occhi, vide spuntare sul sentiero Béranger in groppa a uno dei cavalli rubati al momento della diserzione. Portava ancora la divisa da crociato, con parte del corpo protetta dalla maglia metallica e dalla corazza. L’elmo era di foggia saracena, sottratto a un nemico ucciso in battaglia. Se lo vide venire addosso, seguito dai venti disertori che urlavano e mulinavano le armi.
Bertrand sguainò la pesante spada, facendola roteare sopra la testa, e colpì con gli speroni il fianco del suo destriero. I due cavalli si scontrarono in piena velocità, e la foresta fu scossa dal clangore delle armi che cozzavano. Il giovane Cavaliere fu disarcionato e rimase a terra qualche istante, confuso, mentre il veterano si apprestava a caricarlo di nuovo. Dalle fessure del suo elmo traspariva uno sguardo assassino.
De Rochebrune riuscì a mettersi in ginocchio e a schivare abilmente l’assalto, quindi menò un fendente tenendo la spada sopra la testa. Il colpo centrò l’avversario da dietro, tra le scapole, dove la pettorina della corazza attutì l’impatto, ma anche Béranger fu disarcionato. Si fronteggiarono in piedi, mulinando le spade.
Bertrand cercò di controllare la respirazione e di mantenere lucida la mente, quindi si buttò in un affondo. Sentì la lama penetrare nella carne del nemico, che, colpito alla gamba, barcollò aprendo la guardia. Era il momento di sferrare l’attacco finale. Il giovane parò un colpo di punta, poi compì una rotazione del busto, stringendo la spada con entrambe le mani. La lama sibilò nell’aria e colpì Béranger sul collo, protetto soltanto dalla maglia di ferro. La testa del disertore rotolò lontana, mentre il suo corpo si afflosciava a terra come un sacco vuoto.
Bertrand lo osservò soltanto un istante, poi si gettò nuovamente nella mischia, ma i disertori, visto cadere il loro comandante, avevano ormai perso lo slancio iniziale e batterono in ritirata, lasciando una decina di morti sul campo.
«Siete ferito, signore?» chiese ansiosamente Paul, lo scudiero, arrivando di corsa con la spada ancora lorda di sangue.
«Niente di grave. Dovremo estrarre la punta della freccia e cauterizzare la ferita.»
Paul arroventò un coltello affilato ed estrasse la punta, incidendo la ferita per allargarla e penetrando a fondo con la lama. Bertrand aveva la fronte imperlata di sudore, ma non emise che pochi sommessi lamenti. Quando però la lama rovente gli venne premuta sulla ferita per cauterizzarla, perse i sensi.
Il castello dei cugini di Piacenza distava ormai un solo giorno, e lì il giovane Cavaliere avrebbe potuto trascorrere un tranquillo periodo di convalescenza.
Aeroporto di Haifa. Israele. 27 ottobre 1998
Appena smontato dal volo di linea, il maggiordomo del conte di Valnure fu costretto ad asciugarsi il sudore che colava dalla fronte stempiata. Aveva con sé soltanto una borsa a tracolla e, superati finalmente i lunghi controlli di polizia, uscì dall’aerostazione precipitandosi verso il primo taxi libero.
«Mi porti all’ospedale», ordinò in un inglese perfetto.
Quando finalmente arrivò nella camera di Gerardo, tirò un sospiro di sollievo: era mal ridotto, con una gamba fratturata e il viso pieno di escoriazioni, ma grazie al cielo era vivo.
«Giacomo!» riuscì soltanto a esclamare Gerardo.
«Non affaticatevi, signor conte. Avrete tempo e modo di spiegarmi tutto.»
«Uno stupido incidente, Giacomo. Così almeno ha detto la polizia. Uno scontro frontale tra un’auto senza freni e un ignoto pirata della strada, scomparso subito.»
In quello stesso momento, a Roma, nella villa sull’Appia Antica, era in corso una nuova riunione segreta.
«Un uomo stava facendo domande sconvenienti su gravi questioni che riguardano le nostre origini», disse il Gran Maestro. «Abbiamo cercato subito di mettere freno alla sua curiosità, ma non è morto. Comunque le sue condizioni lo terranno alla larga da noi per un po’. Forse quanto basta perché la Vendetta si compia.»
Piacenza. 26 giugno 1291
«Chi siete?» chiese la guardia dalla torre, sporgendo la torcia per fare luce.
«Bertrand de Rochebrune, cugino dei signori di Valnure. Sono ferito e ho con me alcuni valorosi crociati e pellegrini sfuggiti all’assedio di San Giovanni d’Acri. Chiedo ospitalità.»
Pochi istanti più tardi Bertrand era nella corte del castello e si vide correre incontro il conte Lorenzo di Valnure.
«Cugino», esclamò il castellano, abbracciandolo con affetto. «Ti abbiamo pianto tra i caduti di Acri.»
«San Giovanni è dunque caduta», prese mestamente atto Bertrand.
«Sì, non ci sono stati superstiti, tranne poche persone che hanno potuto mettersi in salvo via mare. L’ho saputo da un amico, un mercante milanese che commercia con il Levante. Ma non avrei mai sperato che tra questi scampati ci fossi proprio tu.»
«È una storia lunga, ma se la tua benevolenza ci concederà qualche giorno di ospitalità, avrò modo di ragguagliarti.»
«La mia casa è tua», replicò Lorenzo di Valnure, stringendo il cugino in un nuovo abbraccio.
Un fanciullo elegante e delicato, sui nove anni, si teneva timidamente in disparte, divorando con lo sguardo il Cavaliere crociato, il cui leggendario mantello bianco frusciava nell’aria. Il conte lo chiamò a sé. «Ecco Luigi», lo presentò, «il mio secondogenito. Lo ricordi? Ai tempi della tua ultima visita aveva poco più di quattro anni, ma ormai è quasi pronto per affrontare la vita.»
Bertrand fece un cordiale cenno di saluto al ragazzino, commentando: «Ha un fisico snello e forte. Tra qualche anno potrebbe diventare uno degli Hospites Templi e poi, se ne sarà degno, Cavaliere».
«Dite davvero, Bertrand?» chiese il fanciullo con gli occhi sgranati.
«Vedremo, vedremo», tagliò corto il padrone di casa. «Immagino che sarai stanco e affamato. Vieni nella mia casa, dove saremo felici di accudirti. E non preoccuparti per la gente che è con te. Ci penserà la servitù. Una volta riposato potrai raccontarmi le tue vicende.
«Ho visto che hai con te una piccola mora», continuò. «E il tuo bottino di guerra? Un po’ misero, direi, visto ciò che si mormora sulle ricchezze dei Templari.»
«No, Lorenzo, è una bambina che ho salvato da una tempesta in mare, e ho deciso di tenerla con me. Visto che la sorte ha voluto affidarmela, sento il dovere di provvedere al suo futuro.»
I due cugini erano figli di sorelle e si assomigliavano, sebbene il conte di Valnure fosse di diversi anni più anziano.
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