Marco Buticchi - Profezia

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Bertrand aveva trovato alloggio con i suoi nella rocca dei marchesi di Recanati, a poca distanza dal convento dov’era ricoverata la piccola Shirinaze, di cui si recava spesso a controllare le condizioni.

«Si è ulteriormente aggravata», gli disse un mattino il Priore. «Soltanto un miracolo potrebbe salvarla.»

Shirinaze aveva il viso imperlato di sudore. Bertrand s’inginocchiò accanto al giaciglio e pregò a lungo, stringendole la mano che sentiva ardere di febbre. Rimase lì diverso tempo, ma che cosa poteva fare lui, uomo d’armi? Quando lasciò il convento era gonfio d’angoscia.

Mentre tornava verso il castello dei marchesi di Recanati, si vide venire incontro a precipizio Paul, il suo giovane scudiero. Un ragazzo dai capelli rossi che gli era profondamente affezionato.

«Con licenza, signore», lo sentì dire in tono concitato, «devo parlarvi. Tra i nostri soldati comincia a serpeggiare il malcontento.»

«E perché mai?»

«Molti di loro sono lontani dalla Francia da anni, e non vedono l’ora di rientrare in patria. Li irrita l’idea che ci attardiamo qui a causa di una giovane infedele.»

«Il viaggio è stato lungo, e ci resta molta strada da fare per raggiungere la Francia. Alcuni giorni di riposo non possono che giovarci. Comunque non devo rendere conto a loro delle mie decisioni.»

«Perdonatemi ancora, signore, ma se fossi in voi non sottovaluterei questo malumore. Molti di loro sono veterani, e mal sopportano il comando di un Cavaliere così giovane.»

«Che cosa potrebbero fare? Tentare una diserzione? Saprei bene come reagire. Non preoccuparti. Ogni malumore cesserà non appena ci saremo rimessi in viaggio. Quanto alla bambina a cui ho salvato la vita, i monaci dicono che questa notte sarà determinante. Se riuscirà a superarla, ci sono buone probabilità che tra una ventina di giorni sia in grado di ripartire con noi.»

Ma Bertrand scosse la testa. Non ci credeva lui stesso. Dubitava fortemente che Shirinaze riuscisse a vincere la malattia.

Invece quella notte avvenne il miracolo: la febbre cominciò a calare e i momenti d’incoscienza della bambina cominciarono a lasciare il posto a sprazzi sempre più ampi di lucidità. I decotti di corteccia di salice erano riusciti ad abbattere la febbre.

Appresa la confortante notizia, Bertrand radunò i suoi uomini nella corte del castello. «Soldati, capisco il vostro desiderio di rientrare al più presto in Francia. È anche il mio. La casa chiama anche me. E tra poco ci rimetteremo in viaggio. Vi chiedo soltanto qualche giorno», concluse. Ma l’urlo di gioia che si aspettava dai militari non arrivò.

«Perdonate, signore», intervenne invece il veterano Béranger, «non vogliatemene, ma ciò che sto per dirvi rispecchia l’opinione di molti di noi. Se fossimo partiti non appena sbarcati, a quest’ora potremmo essere molto vicini a questa ‘casa’ cui anelate tanto. Ma voi ci chiedete di aspettare ancora. Quanto?»

«Dio ha voluto che la nostra vita fosse salva, mentre possiamo avere pochi dubbi sulla sorte dei nostri confratelli rimasti a San Giovanni. Questa attesa non dovrebbe rendervi impazienti, ma piuttosto indurvi a ringraziare il Signore per la sua benevolenza.»

«E sia reso grazie a Dio», ribatté il veterano. «Ma non ci piace rimanere qui ad aspettare i comodi di una piccola infedele.»

«Comodi?» replicò Bertrand con tutta l’autorità di cui era capace. «Chiami così la grave malattia di un giovanissimo essere umano? È questo il tuo timore di Dio? È così che Lo ringrazi? Basta, partiremo quando deciderò io.»

E Bertrand fece scorrere uno sguardo di fuoco sui militari. Notò alcune espressioni di disappunto, ma nel complesso gli parve che avessero accettato il suo ordine.

Invece quella stessa notte Béranger e altri ventuno soldati disertarono, abbandonando l’accampamento dopo aver rubato cavalli e viveri.

Akko. 24 ottobre 1998

Quando Estelle Dufraisne sentì bussare e aprì la porta di casa sua, era già molto tardi.

«Gerardo di Valnure si è messo a curiosare tra gli scavi di Porta Sant’Antonio», la informò subito l’uomo dai lineamenti duri.

«Credi che abbia visto l’iscrizione?»

«Temo proprio di sì. Quando se n’è andato, e mi sono potuto avvicinare, l’iscrizione era stata ripulita, e lì accanto c’era il pennello con cui era stato rimosso lo strato di polvere.»

«Se riesce a capire a che cosa si riferiscono quelle parole, potremmo trovarcelo alle calcagna.»

«Te l’avevo detto che quell’iscrizione era pericolosa, e che doveva essere rimossa.»

«Pensi che sarebbe stato facile, davanti a tutti quegli archeologi?»

«Fatto sta che adesso Gerardo di Valnure si starà chiedendo che cosa sia questo ‘Testamento’. Il testamento di Hugues de Payns, capisci? Il primo Gran Maestro dei Cavalieri del Tempio, il documento su cui si fonda il nostro Ordine. Guai se di Valnure dovesse scoprirlo. Dobbiamo fermarlo. Con qualsiasi mezzo.»

Gerardo era nella sua stanza al Palm Beach Hotel, immerso in profonde riflessioni. Com’era possibile che l’esistenza di quell’incisione non fosse mai stata divulgata? Non era infatti pensabile che l’avesse vista soltanto lui.

Ed era altrettanto impossibile che esperti archeologi avessero sottovalutato un reperto tanto importante. Decise che il mattino dopo sarebbe andato di nuovo dalla direttrice del museo. Che, oltre a tutto, dirigeva anche gli scavi nella città vecchia. Quella donna non soltanto non lo convinceva, ma gli piaceva molto poco.

Bertrand de Rochebrune, probabilmente uno dei pochi Templari messisi in salvo da San Giovanni assediata, era fuggito recando con sé un «Testamento». Un documento talmente importante da indurre il Gran Maestro Guillaume de Beaujeu a sottrarre un uomo alla difesa della città perché lo mettesse in salvo.

Gerardo si lasciò cadere di schianto sul letto, chiudendo gli occhi e riflettendo vorticosamente. Rimase qualche istante così, poi li riaprì e si tirò a sedere di scatto. Che l’antico proprietario della medaglia fosse proprio Bertrand de Rochebrune, sbarcato nei pressi di Recanati dopo essere fuggito da Acri?

Il giorno dopo avrebbe gettato in faccia alla direttrice del museo la sua scoperta, e dalla reazione avrebbe capito se era al corrente o no dell’esistenza dell’iscrizione.

Ma il mattino seguente, mentre correva con la Land Rover presa a nolo sulla strada in discesa che portava alla città, si vide venire incontro un camion. Immerso com’era nelle sue riflessioni, lo notò appena. Fu una sorta di sesto senso ad avvertirlo che all’improvviso il veicolo sbandava, invadendo la sua corsia.

Pigiò istintivamente con tutte le forze sul freno, ma non successe niente: il pedale scese sino a fondo corsa senza che l’auto rallentasse. Girò disperatamente il volante.

5

Porto Recanati. 20 giugno 1291

Una folla era accorsa per salutare i crociati in partenza per la Francia. Bertrand era alla guida dei trenta soldati rimastigli fedeli. Shirinaze montava un mulo offerto dal marchese.

Accomiatandosi dal giovane Cavaliere con commosse parole di augurio, il gentiluomo italiano gli tese le braccia, stringendolo a sé.

Bertrand corrispose di cuore all’abbraccio, quindi, liberatosi dalla stretta, prese la borsa di cuoio che teneva legata alla cintura e ne tolse una delle tre medaglie d’argento realizzate dall’incisore di patron Magri. «Vi prego», disse, «accettate questo modesto segno di riconoscenza per tutto ciò che avete fatto per noi.»

Il marchese di Recanati strinse la medaglia nella sinistra, alzando la destra nell’ultimo saluto. «Il Signore sia con voi.» Bertrand si fece il segno della croce e spronò il destriero che lo stesso nobiluomo gli aveva venduto.

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