Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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A tavola parlarono del più e del meno, ma non appena passarono in salotto, Gerardo di Valnure venne al dunque. «Come le ho detto, nel corso di certi lavori di restauro nel mio castello gli operai hanno involontariamente fatto crollare un muro molto antico. E nel ripulire le pietre per ricostruirlo esattamente com’era, è venuta alla luce questa.»
Così detto aprì una busta, posando sul tavolino diverse fotografie ingrandite. Al centro di un riquadro si vedeva la croce templare, sottesa dalla figura stilizzata di un pesce e da un motto latino.
«Non si sforzi di leggerlo, signora Hassler. C’è scritto: Non nobis, Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam. Nos perituri mortem salutamus. »
«Che cosa significa?»
«‘Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome dà gloria. Noi destinati a morire salutiamo la morte.’ La prima frase viene dai Salmi ed è, tra l’altro, diventata l’antico motto dei Templari, ma la seconda non l’ho mai sentita. Il primo dei simboli rappresenta una croce templare, del tutto simile a quelle scolpite nella roccia viva che adornano la galleria che porta alla Cappella della Vera Croce, sotto il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il secondo simbolo rappresenta invece un pesce stilizzato, un ideogramma che molti fanno risalire ai primi cristiani. Il termine arabo nasrani , che assomiglia molto a ‘nazareni’, ovvero ‘di Nazareth’, significa infatti ‘piccoli pesci’. Ma la singolarità di questa figura non risiede tanto nei significati quanto nella forma. Come vede, è costituita da due archi che combaciano a formare la testa del pesce e s’intersecano nel formare la coda. Guardi bene lì.»
«Sembra… sembra che i due archi compongano un nodo.»
«Bravissima. Ed è proprio il nodo a rappresentare la singolarità di questa figura. Un antico nodo marinaio detto, in italiano, gassa d’amante , il nodo più usato nella marineria: solido, indissolubile, resistente alla più forte delle trazioni ma allo stesso tempo facile da sciogliere per mani esperte, anche sotto sforzo.»
«Interessante, signor conte. Ma come posso aiutarla io, che di navigazione non so niente?»
«La pregherei di concentrarsi su queste fotografie e di aiutarmi a scoprire il mistero che sono convinto si celi dietro quella iscrizione. Ah, dimenticavo, tre dei Vangeli danno grande importanza alla ‘pietra d’angolo’: quelli di Matteo, Luca e Marco. In quest’ultimo si legge: ‘La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo: dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri’.»
Gerardo di Valnure citò il versetto in italiano, poi guardò Maggie in tono di scusa, traducendolo alla meglio in inglese.
«Allora, mi aiuterà, Maggie?»
Lei era già convinta che pochi avvenimenti fossero affidati al caso, ma adesso ne aveva una conferma definitiva. Ancora una volta la sua strada s’incrociava con quella dei Cavalieri del Tempio. Per niente al mondo avrebbe rinunciato a cercare la luce anche per questo mistero.
Bergen. Norvegia. Marzo 1992
Dopo quindici giorni esatti il rompighiaccio era ancorato in rada al centro della baia. Appena salito a bordo, Iosif andò dal comandante Govaleck, che lo accolse con il consueto distacco.
«Si metta al lavoro, Bykov. Mi auguro che si sia ristabilito completamente. Domattina salpiamo molto presto. Si metta a rapporto con il nostromo per i suoi turni di guardia.»
Iosif scese nella sua cabina e chiuse nell’armadietto la borsa, quindi andò dal nostromo, da cui ricevette gli ordini che lo riguardavano.
Come compagno di turno gli fu dato Sojesk, e capì che il viaggio sarebbe stato tutt’altro che facile.
Era inquieto e scendeva spesso in cabina a controllare la borsa. Mentre ne usciva, al terzo giorno di navigazione, Sojesk gli si parò davanti.
«Soffri il mare, Bykov, o hai problemi d’intestino? Perché diavolo continui a scendere sotto coperta?»
«Quello che faccio non ti riguarda», rispose impulsivamente Iosif, piantandogli il pugno chiuso sotto il naso.
«Ehilà, Bykov, che cosa ti prende? Ah, ah, mi sa che in quella cabina nascondi qualcosa. Eh? Anche il tuo sbarco a Bergen non è chiaro. E poi non sei un marinaio. Che cosa fai su questa nave?»
«Ti ho detto di farti gli affari tuoi, Sojesk», esclamò Iosif, tirandosi dietro la porta e chiudendola a chiave.
Qualche notte più tardi, mentre montava di guardia in plancia, il suo sostituto lo raggiunse con una quindicina di minuti di anticipo. «Non riuscivo a dormire. Mi restituirai il favore», disse.
Lui lo ringraziò e scese verso la sua cabina, accorgendosi subito che la porta era socchiusa. Entrò senza fare rumore. Sojesk era accovacciato, dandogli le spalle, con le mani affondate nel suo borsone da viaggio.
Iosif lo colpì con tutta la forza che aveva, prima che il marinaio potesse girarsi. Sojesk stringeva tra le mani tre mazzette di banconote. Il pugno lo centrò alla base della nuca, facendolo stramazzare sul pavimento.
Iosif gli tolse le banconote di mano, mettendole di nuovo nel doppiofondo, quindi si occupò di lui. Capì subito che era morto.
La scomparsa di Sojesk fu notata soltanto il mattino dopo. Fatta effettuare una minuziosa ispezione a bordo, il comandante concluse che doveva essere caduto in mare durante il turno notturno di guardia.
Roma. Una villa sull’Appia Antica. Marzo 1992
La morte di Danilo Greci, magnate dell’industria molto legato agli ambienti vaticani, aveva suscitato il cordoglio di prammatica ma scarso stupore, visto che il defunto aveva settantotto anni.
Attorno alla tavola ovale, però, adesso c’erano soltanto dodici dei tredici componenti il Gran Consiglio. Mancava il Gran Maestro.
Salmodiata all’unisono la formula rituale, fu il Cavaliere Anziano a prendere la parola. «Purtroppo il Gran Maestro non è riuscito a portare a termine la sua opera, e la sua morte prematura ci lascia senza guida. Come prevede la nostra Regola, si procederà a una nuova elezione a voto segreto tra i membri del Consiglio.»
E al termine dello spoglio fu ancora lui ad annunciare con grande solennità il nome del nuovo Gran Maestro.
Questi si andò a porre a capotavola e annunciò: «Spetta a me l’onore di ridare dignità alla Cattedra di San Pietro. Io, ultimo tra gli eletti, accolgo questo incarico con grande onore e mi inchino dinanzi alla fiducia che i fratelli ripongono in me. La luce di Dio è con noi».
Ciascuno dei presenti estrasse il suo cordoncino e lo legò alla fune rossa disposta sul tavolo. Il nodo era lo stesso delle volte precedenti: una gassa d’amante.
Mosca. Marzo 1992
Senza profferire parola, Iosif sorrise e rovesciò il contenuto del doppiofondo sul tavolo ancora imbandito.
Gli occhi di Tanzic parvero infiammarsi: «Ma… quanti sono, fratello?»
«Dieci milioni di dollari.»
«Dieci milioni di dollari?» gracchiò l’altro, alzandosi di scatto come morso da una tarantola. «Sfido chiunque a trovare un russo più ricco di noi in questo momento.»
«Non so come userai la tua parte, Chalva», continuò Iosif, «ma la mia intendo farla fruttare.»
«Parla, fratello, e ti seguirò ovunque.»
«Armi, Chalva, armi. Basta con puttanelle e affari meschini. Voglio entrare nel giro grosso.»
«Mmm… Ti ho già detto che può essere pericoloso, ma se pensi che sia la cosa giusta…»
«Soci?» tagliò corto Iosif.
«Soci.»
New York. Giugno 1992
Maggie si era documentata a fondo sui riti e sulle imprese dei Cavalieri del Tempio. E aveva provato diverse volte a concentrarsi per cedere alla sensazione in modo da poterla controllare, ma con risultati confusi.
Le immagini che vedeva non sembravano appartenere al passato, ma piuttosto, in modo arcano, al presente. Una di esse, però, si ripeteva stranamente: una fune rossa disposta in modo da raffigurare un pesce stilizzato. Vedeva chiaramente il nodo che assicurava le due estremità della corda, ma niente di più.
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