Marco Buticchi - Profezia
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- Название:Profezia
- Автор:
- Издательство:Longanesi
- Жанр:
- Год:2000
- Город:Milano
- ISBN:978-88-304-1651-2
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Manhattan sembrava vestita a festa. Le decorazioni natalizie allietavano ogni angolo. Maggie Erriot camminava in fretta: non poteva fallire quel primo incarico.
Timothy l’aveva aiutata. L’FBI non riusciva a scoprire dove fosse scomparso un ricco finanziere della City. C’era chi parlava di rapimento, chi di fuga con la cassa e chi di omicidio.
All’indirizzo dell’FBI datole da Timothy — 26, Federal Plaza —, trovò ad aspettarla un uomo sulla sessantina, che si presentò come il detective Lorens. Aveva i capelli grigi e portava sottili occhiali dorati. I tratti del viso tradivano un carattere bonario. All’FBI da trent’anni, ne aveva viste di tutti i colori, ma era la prima volta che si serviva di una medium.
Nonostante la gentilezza, non si peritò quindi di manifestare immediatamente la sua opinione in merito.
«Suo marito ha insistito perché facessimo questo esperimento , ma non le nascondo le mie perplessità. Noi siamo abituati a lavorare con indizi certi e prove concrete, non su suggestioni. Comunque proviamo, e vedremo i risultati. Ecco quanto sappiamo di Greg Fassion, scomparso da almeno tre mesi senza lasciare traccia.»
E le descrisse minuziosamente il personaggio, le sue attività, i suoi interessi. Quindi estrasse da una busta un paio di guanti di pecari chiaro, elegante, molto morbido al tatto.
«Come da sua richiesta le consegno un indumento di Fassion. Chissà che lei non riesca a fornirci qualche indizio: lo scomparso è un uomo importante, e i nostri superiori premono.»
Maggie tornò a infilare i guanti nella busta e la mise nella borsetta.
«Mi metterò in contatto con lei entro una settimana, Lorens, comunque vadano le cose. Intanto la ringrazio per la sua cortesia e spero di guadagnare la sua fiducia.»
Lorens si alzò e le strinse la mano. Dietro la sua scrivania, appeso al muro, Maggie notò un gagliardetto dei New York Knicks firmato da diversi campioni di basket.
Il suo pensiero corse inevitabilmente a Pat e alle tante partite che lo aveva visto giocare, esultando dei suoi successi.
Ma chissà dov’era Pat Silver in quel momento.
Patrick Silver era precisamente a pochi isolati di distanza, nel piccolo appartamento affittato all’angolo tra la 50 aStrada e la Avenue of Americas. Sistematosi davanti allo specchio, si guardò un’ultima volta e uscì. L’appuntamento galante di quella sera lo riteneva molto importante.
Quando lei salì sulla Mercedes, si sentì avvolgere dal suo profumo. Si congratulò con se stesso: era uscito di rado con una donna così bella. Ma lei, indicando gli interni lussuosi dell’auto, esplose in un risolino idiota. Lui decise di non farci caso, ma a mano a mano che procedevano verso il ristorante, non poté fare a meno di concludere che un’oca sarebbe forse stata più intelligente.
A non molta distanza dalle sue irritate riflessioni, Maggie avrebbe voluto mettersi al lavoro appena tornata a casa, ma Timothy arrivò poco dopo di lei.
«Che cosa hai preparato di buono?» le chiese non appena ebbe appeso il soprabito nell’armadio.
«Ancora niente, Timothy: sono stata tutto il pomeriggio con Lorens.»
«Be’, poco male, era parecchio tempo che avevo intenzione di portarti in un bel ristorante. Che cosa ne dici di Le Cirque, nella 65 a?»
«Ti hanno aumentato lo stipendio?» chiese lei, sorpresa.
Patrick entrò in quello che molti consideravano il ristorante più elegante di New York. La sua splendida accompagnatrice non poteva passare inosservata, e infatti diversi clienti si girarono a guardarla. Tra di loro, Pat vide una faccia nota. Piantò immediatamente in asso la bellissima oca e puntò verso un tavolo, esclamando: «Maggie!»
Maggie si alzò e lo abbracciò.
«Pat, da quanto tempo non ci vediamo! Ti presento mio marito, Timothy Hassler.»
Patrick gli tese la mano con il suo sorriso più smagliante, ma si vide rispondere da una fredda espressione di circostanza.
Parlarono per qualche attimo dei bei tempi, finché Maggie non lo interruppe: «Stai trascurando la bella signora con cui sei arrivato».
«Nessuna bella signora può essere bella e signora come te», replicò galantemente lui, baciandola sulle guance e accomiatandosi.
Fra i due scoccò ancora la scintilla di un tempo. Un fremito, una vibrazione che nessuno all’infuori di loro poteva cogliere, ma che comunicava molte cose.
Per tutta la cena Pat non riuscì a evitare di guardarla più volte, provando un inesplicabile fremito di gelosia quando vide le mani di Maggie accarezzare quelle del marito.
Quanto a lei, continuò a sentire sulle guance per tutta la sera il profumo maschile di Patrick, anche quando fu tornata a casa. Ma s’impose di non pensarci.
Doveva mettersi al lavoro, studiare tutto ciò che le aveva detto e consegnato il detective Lorens.
Ekaterinburg. 21 dicembre 1986
Iosif si era trasferito ormai da qualche tempo a vivere con Nadja. Essendo domenica, potevano dedicarsi completamente alla loro ricerca.
«Ricapitoliamo», disse. «La prima testimonianza raccolta da Sokolov è quella di Pavel Medvedev, il capo delle guardie esterne, un uomo che mio nonno conosceva bene, e infatti lo nomina nelle sue memorie.
«Un altro testimone importante è il custode del passaggio a livello 184, che ha affermato di aver notato, nel luglio 1918, un camioncino carico e scortato da soldati che si dirigeva verso la miniera dei Quattro Fratelli. Ricordava bene l’avvenimento, ma non la data precisa. Sapeva soltanto che il giorno dopo tutta la zona mineraria era stata chiusa da cordoni di soldati. Altri testimoni hanno poi detto che, poco prima del 17 luglio, Jurovskij si era informato se la strada per i pozzi minerari fosse percorribile con un autocarro pesante.
«Infine c’è la conclusione di Sokolov, in cui si parla per la prima volta di gioielli cuciti negli abiti e scoperti prima che i corpi fossero bruciati con ‘acido e benzina’. E di acido e benzina parla anche mio nonno. Ma tutte queste conferme non ci aiutano a capire che cosa abbia voluto dire il nonno con la frase: Troverai il tuo avvenire all’incontro delle diagonali. »
«Penso che sarebbe il caso di effettuare una ricognizione nella zona. Magari è rimasto qualche indizio, e…»
«Un momento», la interruppe lui come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa. «Perché si chiama Quattro Fratelli?»
«Perché una volta c’erano quattro grandi pini, che però credo non esistano più. Tutta la zona è in stato di abbandono.»
«Credo di essere sulla strada giusta, Nadja», esclamò Iosif. «Sono convinto che tra poco saremo ricchi, molto ricchi.»
New York. 21 dicembre 1986
Timothy si era coricato da mezz’ora, e nella casa regnava il silenzio più assoluto. Maggie cominciò finalmente a concentrarsi e a regolare la respirazione, stringendo nella destra uno dei guanti appartenuti allo scomparso. Dopo circa venticinque minuti cadde in uno stato di trance leggera e vide distintamente alcuni particolari. Se non fossero state le tre del mattino, avrebbe telefonato immediatamente a Lorens.
Stremata, rimase sveglia buona parte della notte, come sempre le succedeva dopo una delle sue sensazioni , e alle nove chiamò il detective.
«Mi aveva detto che si sarebbe fatta viva entro una settimana, signora Hassler, e invece non sono trascorse che poche ore», commentò Lorens, stupito.
«Credo di sapere dove si trova Fassion. Posso venire da lei?»
«Benissimo, signora, la aspetto.»
Quando arrivò da lui, Lorens non abbandonò i suoi toni gentili, ma nemmeno il sorriso scettico.
«Ho visto distintamente, in lontananza, le luci di un aeroporto», gli disse subito Maggie senza alcuna esitazione, «credo il La Guardia e, più vicino ma sempre al di là dell’East River, College Point. Sopra di me passava una grande strada. In una discarica di rifiuti ho visto un barile di metallo, blu. Il corpo di Fassion è lì dentro.»
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