Carlo Botta - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3

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Ordito, nel modo che abbiam detto, il disegno, procedeva Baum con eguali prestezza e cautela ad eseguirlo. Incontrava a prima giunta una masnada nemica, che faceva la scorta ad un branco, ed a certa quantità di munizioni. Gl'intraprendeva, e mandava al campo. Ora quivi incominciò a manifestarsi quella mala fortuna, che già tanto aveva ritardato l'esercito reale. Tal era la mancanza delle bestie da tiro e da soma, e tanto si trovarono pei cattivi tempi sdrucciolenti e rotte le strade, che Baum non potette, se non molto lentamente procedere verso il luogo, al quale si avviava. Ebbe perciò il nemico, che stava attento in Bennington, tostano avviso del suo arrivare. Comandava in questa Terra il colonnello Starke testè arrivatovi colle bande paesane, che aveva messo insieme nel Nuovo-Hampshire. Mandò rattamente dicendo a Warner, il quale col suo reggimento, dopo la rotta di Hubbardton, era venuto ad alloggiare in Manchester, venisse a raggiugnerlo. Tutte queste genti con alcune milizie dei contorni sommavano a circa due migliaia di soldati. Udito, che il nemico si avvicinava, aveva Starke spedito avanti a sopravvedere il colonnello Gregg, credendo dapprima, fosse solamente una torma d'Indiani che corresse il paese. Ma veduto, ch'erano gli stanziali, si ritirava agli alloggiamenti principali di Bennington. Baum, avendo avuto lingua, che il nemico era tanto forte, che stato sarebbe temerario consiglio l'assaltarlo, mandò tostamente a Breyman, informandolo del pericolo, e corresse in aiuto. Egli intanto pigliato un forte posto presso Santcoick-mills sulle rive del Wallon-creek, o sia Rivo delle valli a quattro miglia distante da Bennington, si affortificava. Ma Starke, volendo prevenir la congiunzione della squadra di Breyman, si determinò ad assaltarlo. Trasse per tanto le sue genti fuori di Bennington la mattina dei sedici d'agosto; le divideva in parecchie schiere, perchè accerchiassero ed assalissero da tutte le parti gli alloggiamenti di Baum. Mentre eseguivano i comandamenti del capitano, e già erano pervenute a veggente del nemico, questi si persuadeva tuttora, fossero leali, che venissero in soccorso suo; essendochè vi erano con Baum molti fuorusciti, i quali operavano in modo, ch'egli più uso a far le guerre, che a queste aggirandole civili prestasse fede alle solite baie e vane credenze loro. Ma accortosi finalmente dell'errore si difendeva molto gagliardamente. Tal era però la foga ed il numero degli Americani, che non potette lungamente sostenergli, e già, superati tutti gli ostacoli, e presi i due cannoni, entravano da ogni parte negli alloggiamenti. Gl'Indiani, i Canadesi, ed i corridori inglesi spulezzando qua e là, come meglio veniva loro, s'inselvarono. Solo gli uomini d'armi tedeschi ostinati si attestarono, e fieramente menavano le mani. Venute lor meno le munizioni, fatto un puntone, Baum il primo, si misero a tracollo a furia di spadate, dov'era maggiore la pesta dei repubblicani. Ma invano si affaticavano, oppressi tosto dalla moltitudine de' nemici. Molti rimasero uccisi; i sopravviventi, tra i quali lo stesso Baum gravemente ferito, si arresero a prigionieri di guerra.

Intanto Breyman si era mosso verso Bennington in soccorso de' suoi; ed avvengadiochè fosse partito molto per tempo la mattina dei quindici, che avesse marciato senza mai ristarsi, e la distanza non fosse oltre le ventiquattro miglia, ciò non di meno tanti e sì gravi furono gl'impedimenti, che incontrò per causa della malvagità della strade, rendute ancor più difficili dalle continue piogge, dalla scarsezza dei cavalli, e dal traino delle artiglierie, che stette un pezzo a potere sfangare, e non potette arrivare presso il campo di Baum, se non dopo che la fortuna s'era già del tutto inclinata a favor degli Americani. S'aggiunse, che non ebbe avviso a tempo, che già si combattesse, ed allora solamente ebbe le novelle dell'evento della battaglia, quando i fuggiaschi gliele riportarono. Giugneva alle quattro dopo mezzodì agli alloggiamenti di Baum, dove in luogo degli amici, che il ricevessero, trovò i nemici, che lo assaltarono. Malgrado la stanchezza de' suoi, si difendette molto risolutamente. E siccome molti fra le milizie provinciali si eran recati in sull'abbottinare, le cose andavano molto strette, e si correva pericolo, non acquistasse Breyman quello, che aveva perduto Baum. Già aveva cacciato i repubblicani da parecchj posti, che pigliati avevano sui colli, ed aspramente serrava il nemico, che malagevolmente teneva la puntaglia. Ma non corrisposero a questi primi principj gli altri successi: poichè sopraggiunse in questo punto Warner col suo reggimento di stanziali, che, con gran furia premendo addosso agl'Inglesi ed ai Tedeschi incalzanti, rinfrescava la battaglia più feroce che prima; e le milizie, che ritornavano dalla busca, sentito il romore, si rannodavano. Stette gran pezza, e sino all'imbrunire dubbia la vittoria, combattendo in favore degli uni il valore e la disciplina, in favore degli altri il numero ed il furore. Finalmente i soldati di Breyman sopraffatti dalla folla dei nemici, consumate tutte le munizioni, e perdute due bocche da fuoco, che con incredibile fatica avevano condotte, cominciarono a barellare, poscia a piegare. Abbandonato finalmente del tutto il campo di battaglia, e lasciate in sulla furia del partire in poter dei vincitore tutte le bagaglie, un migliaio di archibusi, e da novecento armi bianche, usarono la oscurità della notte per ritirarsi. Perdettero i reali in questi due fatti settecento soldati, la maggior parte prigionieri, forse dugento uccisi. La perdita dei repubblicani fu di poca importanza. Il congresso rendè pubbliche grazie al colonnello Starke ed alle milizie, che combattettero in queste giornate. Starke fu eletto a brigadier-generale.

Dalla parte dei Moacchi le cose inglesi succedevano sulle prime assai prosperamente. Aveva il colonnello Saint-Leger posto il campo sotto le mura del Forte Stanwix agli tre d'agosto. Guidava da ottocento uomini tra Inglesi, lanzi, Canadesi e leali americani. Seguivano una moltitudine d'Indiani colle femmine loro, e con molta ragazzaglia, vaghi più dell'uccidere e dell'abbottinare, che dell'assediare Fortezze. Fatta la chiamata al colonnello Gausevoort, rispondeva questi, volersi difendere sino allo stremo. Vedute queste cose, e conoscendo benissimo, di quanta importanza fosse il mantener quel Forte nell'obbedienza della lega, il generale Harkimer, uomo di grande autorità nella contea di Tryon, aveva fatto un'accolta di soldati di milizia, e marciava speditamente in soccorso del Gausevoort. Mandavagli dicendo dal suo campo di Erisca, distante a sei miglia dal Forte, che gli sei si sarebbe spinto avanti, e fatto ogni sforzo per congiungersi col presidio. Gausevoort commetteva al luogotenente colonnello Willet, saltasse fuori per assaltar gli alloggiamenti inglesi, e ciò per dar favore al tentativo dell'Harkimer. Ma il capitano inglese accorgendosi di quanto pericolo fosse l'aspettare l'inimico negli alloggiamenti, e massimamente conoscendo, quanto gl'Indiani fossero più atti all'offendere che al difendersi, mandava ad incontrar le genti americane il colonnello Giovanni Johnson con una parte dei regolari e cogl'Indiani. Marciava Harkimer molto negligentemente senza mandare avanti speculatori nè feritori alla leggiera sui fianchi; cosa che dee far maraviglia, non potendo essergli nascoso, quanto il paese fosse atto alle insidie, e quanto gli Indiani fossero destri a scorrere in masnade, a dar gangheri, ed a porre agguati. Fu loro invero offerta la occasione di far una celata, dalla quale nacque il quasi totale eccidio delle genti dell'Harkimer. S'appiattarono gl'Indiani con alcuni regolari nelle selve vicine alla strada, per la quale quelle camminavano, e tostochè furono oltrepassate, saltaron fuori con molta furia, e le soprassalirono alle spalle, mentre che a tutt'altro pensavano fuori che a questo. Fatte le prime scariche cogli archibusi, si avventarono gl'Indiani coi coltelli, e con molta crudeltà ammazzarono i contrastanti e gli arrendentisi. Gli Americani giunti in tal modo alla schiaccia si disordinarono. La strage fu grande; e l'orribile presenza dei Barbari accresceva terrore alla cosa. I repubblicani oppressi da sì subita rovina si riebbero per altro finalmente, e, fatto un puntone, riuscirono ad un luogo forte, nel quale attestati si difendevano. Nonostante sarebbero stati dal numero e dalla furia del nemico sopraffatti, se non che, avuto questi avviso dell'improvviso assalto dato al campo dal Willet, si ritirò. Morirono da quattrocento Americani, tra i quali lo stesso Harkimer e molti uomini d'autorità nella provincia, con parecchj che tenevano i principali maestrati. La qual cosa diè speranza ai reali, che si sarebbe di breve spenta la ribellione. La vittoria però non fu senza sangue dalla parte loro. Alcuni fra i regolari morirono. Degl'Indiani mancarono da sessanta tra morti e feriti, tra i quali parecchj caporioni e guerrieri più riputati. E pare eziandio, che nel calore e nell'inviluppamento della mischia alcuni Indiani siano stati feriti dai regolari del Johnson. Perilchè questa gente indisciplinata ed intrattabile, pronta al sospetto, e feroce di natura, nè avvezza a trovare sì duri incontri, s'inritrosì, ed inferocì di vantaggio. Quindi è, che fecero prima con bestiale immanità un'orribile beccherìa de' prigionieri, e poi diffidantisi e renitenti, ai comandamenti dei Capi non obbedivano, sicchè più ingombro recavano e pericolo, che forza e sicurezza all'esercito.

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