Carlo Botta - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3

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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3: краткое содержание, описание и аннотация

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Un'altra, e molto possente cagione, che operò in modo si levassero a calca gli Americani contro l'esercito inglese, quella era delle crudeltà commesse dagl'Indiani sia del Saint-Leger, sia di Burgoyne, i quali non la perdonavano nè a sesso, nè a età, nè alle opinioni. I leali egualmente che i libertini ne furono sperperati. Quindi si detestava ed abborriva universalmente quell'esercito, che aveva condotto seco sì feroci ausiliarj. Le cose vere si magnificavano a bello studio dagli scrittori ed oratori parziali, e non che a rabbia, a furore si concitavano quelle menti già di per sè stesse cotanto inviperite. Seguì fra gli altri un caso degno di grandissima compassione, e soggetto bastevole a qualunque sanguinosa e spaventosa tragedia; e questo fu, che una donzella per nome Maccrea, fanciulla non meno virtuosa che bella, di lodevoli maniere, e di famiglia onorata, testè giuratasi ad un uffiziale inglese, fu presa dai Barbari nelle sue case presso il Forte Edoardo, e strascinata nelle selve con altre donne e ragazzi, ed ivi barbarissimamente scarpellata ed uccisa. Così la infelice giovane invece di andarsene alle liete nozze, fu tratta a crudele morte da coloro stessi, che le paghe ricevevano dai compagni del suo diletto marito. Inorridirono a sì inudita ferità le genti sì in America, che in Europa, e mille volte maledirono gli autori dell'indiana guerra. Così, com'abbiam detto, raccontano la cosa gli scrittori americani. Ma altri narrano, che il giovane inglese per nome Jones, dubitando non succedesse all'amata donna qualche sinistro per essere il padre suo uno de' più ostinati leali del paese, e perchè già si sapeva l'amore, ch'ella a lui portava, avesse a due Indiani di diverse tribù persuaso, l'andassero a pigliare, e conducesserla sana e salva alle stanze, dove avrebbe con eccellente premio il conduttore rimeritato. Pigliaronla i due Barbari, e condottala nelle selve per alla volta dello sposo, venuti a contesa fra di loro, volendo l'uno e l'altro esser solo per averne il premio intiero nel rappresentarla, uno di essi mosso da bestial furore, rotta ad un tratto coll'infragnitoio la testa alla sventurata fanciulla, l'ammazzò. Burgoyne, udito sì enorme caso, fece arrestar l'ucciditore, e lo minacciava di morte. Poco poi gli perdonò con patto, gl'Indiani, siccome promettevano di voler fare, si astenessero da simili barbarità, e fedelmente osservassero quelle condizioni, alle quali nel convento fatto sulle rive del fiume Bouquet si erano obbligati. Credette il generale, che il perdono fosse più profittevole che non l'esempio del gastigo. Parve ancora, avesse qualche scrupolo, che per le leggi inglesi non gli fosse lecito il riconoscere e gastigare colla pena di morte l'uccisore della fanciulla, come se altre leggi non vi fossero fuori delle inglesi, che gli comandassero di punire colla condegna pena l'autore di sì orribile misfatto. Che se poi la prudenza lo avvertiva di astenersene, debbesi in tal caso, e deplorare la debolezza, in cui era ridotto, e detestare i consiglj di coloro, che avevano tratto i Barbari a parte di una contesa nata fra genti polite e civili. Comunque ciò sia, la condiscendenza di Burgoyne ritornò in capo a lui; imperciocchè gl'Indiani, vedendo di non potere, come prima, metter ogni cosa a ruba ed a sangue, abbandonato il campo, depredando e guastando, alle case loro in fretta se ne tornarono. Così finì quasi del tutto in quest'anno la guerra indiana, mal avvisata nel principio, crudele nell'atto, ed inutile nel fine. I Canadesi medesimi ed i leali, che seguitavano l'esercito del Re, spaventati al sinistro aspetto delle cose, disertavano alla ricisa, dimodochè al più gran bisogno fu Burgoyne lasciato presso che solo colle genti stanziali inglesi e tedesche.

In questo medesimo tempo gli fu fatto alle spalle da uno spicchio di repubblicani una fazione, la quale, se loro riuscita fosse, gli avrebbe del tutto tagliato i viveri, ed il ritorno al Canadà; e dimostrò almeno il pericolo, ch'egli correva coll'allontanarsi sì lungo tratto con piccolo esercito dai luoghi sicuri dei laghi. Il generale Lincoln con una grossa banda di milizie del Nuovo-Hampshire e del Connecticut entrò in isperanza di poter ricuperare alla lega le Fortezze di Ticonderoga e del monte Independenza, le quali si custodivano con deboli presidj, e per conseguente la signorìa del lago Giorgio. Arrivò egli da Manchester a Pawlet. Divideva le sue genti in tre schiere; la prima guidata dal colonnello Brown doveva condursi al luogo, dove si arripa dal lago Giorgio, poi correre ad assaltar Ticonderoga; la seconda capitanata dal colonnello Johnson cavalcasse il paese verso il Forte Independenza per far diversione, e se l'occasione si ofrisse, tentare altresì questa Fortezza; l'ultima poi condotta dal colonnello Woodbridge andasse ad osteggiare Skeenesborough, il Forte Anna, e perfino il Forte Edoardo. Brown con non minor celerità, che segretezza procedendo sorprese, e s'impadronì di tutti i posti sul lago Giorgio, e sull'emissario per alla via di Ticonderoga, che sono il monte Speranza, il monte Diffidenza, e le fortificazioni francesi. Recò in poter suo dugento battelli, un giunco armato, e parecchie barche da portar artiglierie; fe' non pochi prigioni. Nell'istesso tempo arrivò Johnson sotto le mura del Forte Independenza. Fecero la invitata all'una ed all'altra Fortezza. Ma il brigadiere Powel, che l'aveva in custodia, rispose di volersi difendere. Diedero la batteria per ben quattro giorni continui; ma non avendo artiglierie di grossa passata, e difendendosi quei di dentro gagliardamente, fu vano il conato, ed, abbandonata l'impresa, se ne tornarono alle prime stanze.

Burgoyne intanto continuava ad alloggiare sulla sinistra riva dell'Hudson, e con ogni più diligente opera s'ingegnava a far venire dal Forte Giorgio le munizioni. Avendone finalmente con incredibile fatica e perseveranza ammassato una quantità da poter bastare trenta giorni, si determinò a passare dalla sinistra sulla destra riva per trovarvi e combattere l'inimico ed aprirsi colla vittoria la strada ad Albanìa. E siccome il fiume gonfiato dalle continue piogge aveva portato via il ponte di foderi, un altro ne construì con battelli. Varcò il fiume del Nort verso la metà di settembre con tutto l'esercito, e scendendo per la destra riva andò a pigliare gli alloggiamenti parte nelle pianure, e parte sui colli vicini a Saratoga. Gates stava colle sue genti accampato tre miglia più su di Still-water. Per conseguente i due eserciti fronteggiavano l'un l'altro, e si aspettava una vicina battaglia.

Questo partito di essersi volto alla passata del fiume fu da molti, e molto acerbamente censurato; e si credette, sia stato la principal cagione del fine, che ebbe poi tutta l'impresa. Opinarono alcuni, che sarebbe stato miglior consiglio dopo gli affari di Bennington e di Stanwix, e considerata la forza dell'esercito di Gates, la quale diventava anche tutti i giorni maggiore, che Burgoyne avesse abbandonato il pensiero di recarsi ad Albanìa, e si fosse ritirato di nuovo ai laghi. Della qual cosa però, giusta l'opinione nostra, lo scusa il non aver egli a quel tempo ancor ricevuto nissuna novella, nè della forza dell'esercito lasciato nella Nuova-Jork, nè delle mosse che fosse per fare, o fatte avesse il generale Clinton su per le rive dell'Hudson per alla volta di Albanìa. Aspettava una efficace cooperazione da parte di Clinton. Così portavano ed il disegno ministeriale, e le ricevute istruzioni. E non sarebbe egli stato grandemente da riprendersi, se, ritratto l'esercito verso Ticonderoga, avesse abbandonato Clinton a sè stesso, ed a tutti quei vantaggi rinunziato, che l'arrivo di questi, e la congiunzione dei due eserciti promettevano? Bene ci pare, che vana escusazione sia stata quella, che addusse egli stesso, dicendo, che, se fosse tornato indietro, Gates avrebbe potuto andare a congiungersi con Washington, e tutti e due uniti, opprimendo Howe, il destino di tutta la guerra definire. Conciossiachè non avrebbe mai Gates potuto abbandonar le rive dell'Hudson, finchè si conservava sano e salvo l'esercito di Burgoyne, sia che questi alloggiasse a Saratoga, sia che stanziasse a Ticonderoga. Senza di che consistendo una gran parte dell'esercito di Gates in milizie della Nuova-Inghilterra, queste seguitato non l'avrebbero, quando e' si fosse recato sulle rive della Delawara. Ma se crediamo, che Burgoyne non abbia fatto errore nel voler seguitare l'impresa, ci pare però ch'ei non avrebbe dovuto varcar l'Hudson, ma sibbene rimanersene sulla sinistra riva; poichè in tal caso, o sia che avesse voluto, secondo le circostanze, ritirare l'esercito a Ticonderoga, o sospingerlo avanti sino in Albanìa, ciò poteva molto più facilmente eseguire, trovandosi tra il suo e quello di Gates, già fatto più gagliardo, frapposto il grosso fiume del Nort. Le strade all'insù da Batten-hill sino al Forte Giorgio erano più facili sulla sinistra, che non sulla dritta, ed all'ingiù sino ad Albanìa, se non migliori, certo poco peggiori. Egli è vero che la città di Albanìa è posta sulla destra riva del fiume; ma quando Burgoyne fosse pervenuto rimpetto a questa città sulla sinistra, gl'Inglesi di sotto avrebbero potuto arrivarvi coi battelli loro, e trasportare le genti sulla destra. In ogni caso avrebbero potuto congiungersi con quelle di Clinton. Ma Burgoyne, o troppo confidando ne' suoi soldati, i quali erano in vero una bella e buona gente, o troppo poco conto tenendo degli Americani, dalla quale opinione però avrebbero dovuto rimuoverlo i fatti di Bennington e di Stanwix, amò meglio, lasciato il partito più sicuro, andar a tentar la fortuna col combattere l'inimico, sperando di ottenere colla vittoria, che credeva certa, il fine di tutta l'impresa. Così nell'istessa maniera, che i ministri britannici, male giudicando della costanza de' coloni, si pensarono di fargli calare alle voglie loro colle leggi rigorose, i generali, ingannatisi a gran partito intorno il coraggio di quelli, si fecero a credere di potere solo colla vista, colla voce, e con un po' di romore d'armi fugargli. In tal modo si toccavano le sconfitte per troppa speranza della vittoria, e si perdè la guerra per troppa assicuranza di vincerla.

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