Giuseppe Giacosa - Resa a discrezione

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GEMMA

È detta.

ELENA

Siate testimoni. ( le due si stringono la mano ). Zio, dammi la lettera commendatizia. ( a Gemma ) Ti do la mia parola d'onore che quella lettera… ( a Teodoro ) Quando hai detto che intende partire?

TEODORO

Posdomani mattina.

ELENA

Ebbene che prima di domani sera il sig. Sarni avrà quella lettera.

GEMMA

Va bene.

ELENA ( a Teodoro )

Me la dài?

TEODORO

Eccola. ( le consegna la lettera ).

D'ALMÈNA

Oh, Marchese!

TEODORO

Detesto gli uomini superiori.

ELENA

E ora, zio, ti mando via.

TEODORO

Ah!

ELENA

Naturale, se ci sei tu non posso rimettere a domani la consegna della lettera.

TEODORO

Giusto.

ELENA

Le nove e tre quarti.

ANSELMO ( entrando )

La carrozza della Contessa del Pallio.

GEMMA

Posso rimanere?

ELENA

Anzi vedrai che poche arti ci vogliono.

(ad Anselmo)

Anselmo, quando verrà un signore a cercare di mio zio lo farete passare.

ANSELMO

Sissignora. ( via ).

TEODORO

Addio.

ELENA

Ah! Sveglia Del Sannio e portalo con te. Non voglio che il tuo eroe possa credere che la nostra compagnia concilia il sonno. Almeno questo.

TEODORO

Giusto. ( scuote Del Sannio ) Oh giovinotto!

DEL SANNIO

Eh!

TEODORO

Andiamo?

DEL SANNIO

Subito. Chiudono? ( mezzo insonnito va a prendere il cappello ed accenna ad avviarsi con Teodoro ).

FILIPPO

Crede di essere al Club.

ELENA

Ciò vendica i nostri saloni.

TEODORO ( a Del Sannio )

Non salutate?

DEL SANNIO

Oh diavolo! Cara Marchesa.

ELENA

Vi ringrazio della bella serata che ci avete fatto passare.

DEL SANNIO

Che dite?.. Sono io che…

TEODORO

Presto.

DEL SANNIO

Vengo. Contessa! ( s'avvia, quando è vicino a Teodoro gli dice ) Oh! Marchese, scusate, non vi avevo conosciuto.

TEODORO

La cimmeria nebbia, come dicono i classici.

SCENA VII

Elena, Gemma, Filippo e D'Almèna
D'ALMÈNA ( traendo Elena in disparte )

Marchesa, voi state per commettere una cattiva azione.

ELENA

Oh! oh!

D'ALMÈNA

Una cattiva azione. Pensateci. Ammetto che siate indispettita della poca galanteria degli uomini; ma quello di cui macchinate la rovina…

ELENA

La rovina?

D'ALMÈNA

Certo; quello non appartiene al nostro mondo, non vi ha offeso in nulla. È un uomo utile, probabilmente ingenuo e quindi disarmato contro di voi. Vi conosco, ora siete in puntiglio, ma tornata in voi sareste la prima a giudicare severamente la vostra condotta. La parte di Dalila è ingenerosa.

ELENA

Se è un Sansone non cadrà.

D'ALMÈNA

Sansone è caduto.

ELENA

Io non lo disarmo nel sonno. Se è veramente forte non si lascierà smuovere, e lo smacco sarà mio. Sapete bene che non mi getterò fra le sue braccia. Se cede, vorrà dire che non era stoffa d'eroe, e mi vendicherà della prosopopea di tutti gli altri. E poi m'annoio, e questo mi diverte. – E poi è deciso.

D'ALMÈNA

Quanto più sarà forte, tanto più facilmente cadrà nella pania.

ELENA

Come temete per il decoro del vostro sesso!

D'ALMÈNA

Oh! pigliatevela con me…

ELENA

Che non ve ne importa.

D'ALMÈNA

Non conosco il signor Sarni, ma…

ELENA

Minacciate di metterlo in avviso? La buona fede mascolina! Perchè vi ho invitato a casa mia!

D'ALMÈNA

Non lo metterò in avviso, non per timore di essere sleale, ma perchè sarebbe inutile. Solo se persistete nel proposito, avrò il dolore di non esser più de' vostri amici.

ELENA

Capite bene che se cedessi ora, avrei l'aria di farvi la corte.

D'ALMÈNA

Buona sera, Marchesa.

(Elena s'inchina col capo)
D'ALMÈNA ( a Gemma )

Contessa! ( salutando ).

FILIPPO

Vai via? Non assisti al Torneo?

D'ALMÈNA

No.

GEMMA

Per dar la palma al vincitore.

D'ALMÈNA

Saranno vinti tutti e due. ( via ).

SCENA VIII

Elena, Gemma, Filippo
ELENA ( è rimasta ritta, immobile, pensosa. Uscito Almèna si scuote )

Non potete credere che allegria mi mette indosso questa partita. ( Silenzio. Elena passeggia la scena, va da un mobile all'altro, apre un libro e poi lo chiude; siede al pianoforte. Filippo sbadiglia coprendosi la bocca colla mano. Gemma lo guarda ).

FILIPPO

Scusate, è l'allegria della Marchesa che è comunicativa. Le dieci. ( suono di campanello ) Eccolo qui, è puntuale.

GEMMA

Elena, lasciamo correre?

ELENA ( la guarda – pausa )

Vedremo.

SCENA IX

Anselmo, Andrea e detti
ANSELMO

Il sig. Sarni.

(Andrea entra e s'inchina)
ELENA

Mio zio mi ha annunziato la sua visita e stavo aspettandola. Mio zio le avrà detto che le dava appuntamento in casa mia.

ANDREA

Sì, signora Marchesa.

ELENA

La Contessa del Pallio si è trattenuta apposta per fare la sua conoscenza. ( inchini ). Il mio amico il Barone Landucci.

FILIPPO

Ebbi già l'onore di conoscere il signor Sarni ieri sera…

ANDREA

Alla Direzione del Faro .

FILIPPO

Appunto.

ELENA ( fa cenno ad Andrea di sedere )

Inutile dirle che si parlava di lei.

FILIPPO

Ammirando.

ANDREA

È un'ammirazione presto guadagnata, se basta partire per ottenerla.

GEMMA

Si ammira un volontario che parte per la guerra.

ANDREA

Ma non un botanico che parte per erborizzare, nè un artista per veder paesi. Al giorno d'oggi i piccoli fatti sono troppo facilmente divulgati, e finiscono per acquistare importanza dal numero delle persone che li conosce.

GEMMA

Quando tutti sono d'accordo in un sentimento…

ANDREA

È segno che c'è una specie di pigrizia universale, che fa senza esame accettare per buono il giudizio corrente.

GEMMA

Ammetterà che pochi tenterebbero l'impresa che lei sta per tentare.

ANDREA

Le assicuro che non faccio sfoggio di modestia, ma questa larva di celebrità improvvisata e ad ogni modo anticipata mi può dare delle gran noie. Ieri sera un amico mi portò all'ufficio di un giornale dove andai volentieri per vedere un po' di gente prima di lasciare il mio paese: ma invece di trovarmici spettatore, mi accorsi di esserci come una specie di bestia rara che molte persone convenute apposta volevano veder da vicino. Quei signori possono credere che io ci fossi andato per darmi in spettacolo, e se la spedizione fallirà o se non riescirò a trarne quel profitto che mi propongo, eccomi fatto ridicolo o almeno convinto di molta presunzione.

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