Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10: краткое содержание, описание и аннотация

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Il politeismo è oppresso e angustiato dalle tante superstizioni che ammette la sua credenza: mille cerimonie venute dall'Egitto erano frammiste alla sostanza della legge Mosaica, e lo spirito del Vangelo s'era dileguato entro la vana pompa del culto. Il pregiudizio, la politica o il patriottismo determinarono il Profeta della Mecca a consacrare le cerimonie degli Arabi, non che l'usanza di visitare la santa pietra della Caaba; ma spirano i suoi precetti una pietà più santa e più ragionevole; l'orazione, il digiuno, la limosina, son questi i doveri religiosi del Musulmano: gli viene data speranza che, nel suo pellegrinaggio verso il cielo, sarà dall'orazione portato a mezza strada, che il digiuno lo condurrà alla porta del palazzo dell'Altissimo, e che le limosine gliene apriranno l'ingresso 116 116 Maracci ( Prodromus , part. IV, p. 9-24). Reland (nel suo egregio Trattato De religione mohammedica , Utrecht, 1717, p. 67-123), e Chardin ( Voyage en Perse , t. IV, p. 47-195) seguendo i teologi Persiani ed Arabi, danno una relazione autenticissima di que' precetti sul pellegrinaggio, su l'orazione, il digiuno, le limosine e le abluzioni. Il Maracci è un accusator parziale; ma il gioielliere Chardin avea l'occhio d'un filosofo, e il Reland, erudito giudizioso, avea corso l'oriente senza uscire di Utrecht. Il Tournefort narra nella lettera quattordicesima ( Voyage du Levant , t. II, p. 325-360, in-8) quel che avea veduto della religione de' Turchi. . 1. Secondo la tradizione del viaggio notturno, l'Appostolo, nella sua conferenza con Dio, ebbe ordine d'imporre l'obbligo a' suoi discepoli di fare cinquanta orazioni al giorno. Avendogli consigliato Mosè di domandare che scemato fosse questo fardello insopportabile, a poco a poco fu ridotto il numero a cinque, senza che gli affari, i piaceri, i tempi o i luoghi potessero dispensarne. Alla punta del giorno, a mezzodì, dopo pranzo, la sera, e nella prima vigilia della notte debbono i fedeli rinnovare gli atti della lor divozione, e quantunque sia ben menomato il fervor religioso, pure i viaggiatori rimangono edificati tuttavia dalla perfetta umiltà, e dal raccoglimento con cui sogliono orare i Turchi e i Persiani. La pulitezza è una introduzione alla preghiera; sin da' più remoti tempi, usavano gli Arabi lavarsi di sovente mani, viso e corpo: il Corano comanda espressamente queste abluzioni, e in difetto d'acqua permette il servirsi di sabbia. Dal costume e dalle decisioni de' dottori sono determinate le parole e le attitudini, se si debba star seduto, in piedi, o colla faccia in terra; ma consiste la preghiera in brevi e fervide giaculatorie; la pietà non è stancata da una noiosa liturgìa, ed ogni Musulmano, in ciò che lo risguarda, è investito del carattere sacerdotale. Fra i deisti che rigettano le Immagini, si è giudicato conveniente fermare il volo della fantasia fissando l'occhio e il pensiero verso un Kebla , o sia punto visibile dell'orizzonte. Da principio fu tentato il Profeta di prescegliere Gerusalemme, per divenire grato a' Giudei; ma presto si ricondusse ad una inclinazione più naturale, e cinque volte al giorno gli occhi de' Musulmani abitanti in Astracan, in Fez, in Delhi, stanno devotamente rivolti al santo Tempio della Mecca. Non pertanto sono tutti i luoghi ugualmente acconci al servigio di Dio; i Maomettani sono indifferenti a pregare in casa o in istrada. Per distinguerli dai Giudei e da' Cristiani, il lor Legislatore ha consacrato al culto pubblico il venerdì d'ogni settimana; ragunasi il popolo nella moschea, e l'Imano, per lo più vecchio venerando, sale il pulpito, fa l'orazione, indi una predica; ma la religion Musulmana non ha nè Sacerdoti, nè Sagrificio; e dallo spirito independente del fanatismo sono guardati con dispregio i ministri e gli schiavi della superstizione. 2. Le mortificazioni volontarie 117 117 Maometto ( Koran del Sale, c. 9, p. 153) rimprovera i cristiani perchè si sottomettono a' preti e a' monaci, ed abbiano così altri padroni fuorchè Dio. Il Maracci ( Prodromus , part. III, p. 69, 70) scusa questo culto, specialmente pel Papa, e cita, collo stesso Corano, il caso d'Eblis o Satano, che fu precipitato dal cielo per non aver voluto adorare Adamo. degli ascetici, tormento e vanto della lor vita, erano odiose ad un Profeta che biasima i suoi discepoli perchè han fatto voto d'astenersi dalle carni, dal sonno, e dalle donne, e che avea fermamente dichiarato che non soffrirebbe monaci nella sua religione 118 118 Koran , c. 5, p. 94, e la nota del Sale, che cita in proposito Jallalodino e Al-Beidawi. D'Herbelot dice che Maometto condannò la vita religiosa , e che i primi sciami di Fakiri, di Dervissi, ec. non comparvero che dopo l'anno 300 dell'Egira ( Bibl. orient. , p. 292-718). . Istituì peraltro un digiuno di trenta giorni all'anno; raccomandò premurosamente di osservarlo come cosa che monda l'anima e assoggetta il corpo, come un esercizio salutare d'obbedienza al voler di Dio e del suo Appostolo. Nel mese del Ramadan, dallo spuntare del sole sino al tramontare, il Musulmano non mangia, nè beve; si priva di mogli, di bagni, di profumi, nega a sè stesso ogni cibo atto a sostenere le forze e a fomentare qualunque piacere che può soddisfare i sensi. Secondo le rivoluzioni dell'anno lunare, il Ramadan cade alternativamente nel maggior freddo del verno, o nel più forte ardore della state, e per dare alla sete una stilla d'acqua, convien penosamente aspettare la fine d'una giornata cocente. Maometto è il solo che abbia fatto una legga positiva e generale 119 119 V. le due difese in proposito ( Koran , c. 2, p. 25; c. 5, p. 94); l'una nello stile d'un Legislatore, l'altra in quello d'un fanatico. Il Prideaux ( Vie de Mahomet , p. 62-64) e il Sale ( Discours préliminaire , p. 124) svolgono i motivi particolari e pubblici che indussero Maometto a così ordinare. della proibizione del vino, che nelle altre religioni è speciale per alcuni Ordini di sacerdoti o di romiti; e alla sua voce una parte considerevole del globo ha abiurato l'uso di questo salubre ma pericoloso liquore. Vero è che il libertino non si sottomette a queste disgustose privazioni, e l'ipocrita sa eluderle; ma non si può incolpare il Legislatore che ha posto questi regolamenti di sedurre i suoi proseliti coll'esca de' piaceri sensuali. 3. La carità de' Musulmani s'abbassa fino agli animali; e per quella che concerne agl'infelici e agli indigenti viene più volte raccomandata dal Corano, non solamente come opera meritoria, ma come un dovere assoluto e indeclinabile. Forse Maometto è l'unico Legislatore che abbia assegnata la precisa misura della limosina: sembra varia a seconda del grado e della qualità del possedimento, cioè secondo che gli averi consistono in denaro, in grani o in bestiame, in frutti o in mercanzie; ma per adempiere alla legge, debbe il Musulmano dare la decima delle sue rendite; e se ha peccato di frode, o di estorsioni, è tenuto, quasi per una specie di restituzione, a dare la quinta parte in vece della decima 120 120 La gelosia del Maracci ( Prodromus , part. IV, p. 33) fa l'enumerazione delle limosine più liberali ancora che si usano da' Cattolici di Roma. Dice che quindici grandi spedali accolgono migliaia di pellegrini e d'infermi; che annualmente sono dotate mille e cinquecento fanciulle; che vi son cinquantasei scuole di carità pe' due sessi, e che centoventi Confraternite recano sollievo a' lor Membri bisognosi, ec. Le carità di Londra sono anche più estese, ma temo non convenga attribuirle più all'umanità che alla religione del popolo inglese. . Necessariamente dee la benevolenza guidare alla giustizia, poichè ci è vietato di far danno a coloro che siamo obbligati ad assistere. Può bene un Profeta rivelare gli arcani del cielo e dell'avvenire; ma nelle sue massime morali non può che ripeterci le lezioni che dal proprio nostro cuore abbiam già ricevute.

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