Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10: краткое содержание, описание и аннотация

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Ricompense e gastighi sono il sostegno de' due dommi, e de' quattro doveri pratici dell'Islamismo: gli sguardi del Musulmano piamente s'affisano sul Giudizio finale; e benchè non abbia osato il Profeta stabilire l'epoca di quella tremenda catastrofe, accenna oscuramente i segni, che in cielo e in terra, precederanno la dissoluzione universale in cui tutti gli Esseri animati perderanno la vita, e l'ordine della creazione tornerà nel primo caos. Al suono della tromba si vedranno dal nulla emergere nuovi Mondi; gli angeli, i genii, gli uomini s'alzeranno fuori dalle tombe, e l'anime umane saranno ricongiunte a' lor corpi. Pare che sieno stati i primi gli Egiziani ad ammettere la dottrina della risurrezione 121 121 V. Erodoto (l. II. c. 123) e il nostro dotto concittadino Sir John Marsham ( Canon. chron. , p. 46). L'Αδης di quello scrittore (p. 254-274) è uno schizzo elaborato delle regioni infernali quali erano immaginate e descritte dagli Egizii e da' Greci, da' poeti e da' filosofi dell'antichità. ; imbalsamarono le mumie, alzarono piramidi per conservare l'antica dimora dell'anima durante un periodo di tremila anni, parziale tentativo ed inutile: con mire più filosofiche si fonda Maometto su l'onnipotenza del Creatore, che con una parola può ravvivare l'argilla priva di vita, e raunare atomi innumerevoli che più non conservino la lor forma o sostanza 122 122 Il Coran (c. 2, p. 259; etc.) del Sale (p. 32) e del Maracci (p. 97) riferiscono un miracolo ingegnoso che satisfece alla curiosità d'Abramo, e ne rassodò la credenza. . Non è facile a dirsi ciò che sia dell'anima in quell'intervallo, e coloro che sono i più convinti della sua spiritualità sentono troppo l'imbarazzo di spiegare come possa poi pensare e operare senza l'intervento degli organi de' nostri sensi.

Il Giudizio finale succederà alla riunione del corpo e dell'anima; e Maometto nel farne la dipintura su le tracce de' Magi, ha soverchiamente seguìto le forme, ed anche le operazioni lente e successive d'un tribunale umano. Lo incolpano i suoi intolleranti avversari d'avere prodigalizzata sino ad essi stessi la speranza della salute, d'aver propugnata la più peccaminosa eresia, dicendo che ogn'uomo che crede in Dio e fa buone opere può aspettarsi nell'ultimo giorno una sentenza favorevole. Poco si confaceva all'indole d'un fanatico sì ragionevole indifferenza, nè v'ha ragion di pensare che un inviato del cielo abbia scemato il pregio e la necessità delle proprie rivelazioni. Stando al Corano 123 123 Reland, guidato sempre da lealtà, dimostra che Maometto ha riprovato tutti gl'increduli ( De religione Mohammed , p. 128-142), che per li diavoli mai non vi sarà salute (pag. 196-199), che non sarà limitato il paradiso a' piaceri sensuali (p. 199-205) e che l'anima delle donne è immortale (p. 205-209). la fede in Dio è inseparabile dalla fede in Maometto; le buone opere son quelle da lui prescritte, e da queste due condizioni procede la necessità dell'Islamismo, al quale sono invitate tutte le nazioni come tutte le Sette. Per iscusare la lor cecità spirituale, indarno allegheranno ignoranza, o porranno in mezzo le lor virtù; punite saranno con eterni tormenti: le lagrime poi che versò Maometto sul sepolcro della madre, per la quale gli era vietato il pregare, sono una manifesta contraddizione di fanatismo e d'umanità 124 124 Al-Beidawi, apud Sale, Coran, c. 9, p. 164. Il non pregare per un parente incredulo è giustificato, secondo Maometto, da' doveri di un Profeta e dall'esempio d'Abramo, il quale riprovò il proprio padre come nemico di Dio. E pure Abramo (soggiugne egli, c. 9, v. 116, Maracci, t. II, p. 317) fuit sane pius, mitis . . Il decreto è per tutti gl'infedeli; quel grado d'evidenza che avranno rigettato, e la gravità degli errori commessi, determineranno il grado del peccato e della pena loro. Le dimore eterne de' Cristiani, degli Ebrei, de' Sabei, de' Magi, degl'idolatri, stanno nell'abisso le une sotto l'altre, e l'ultimo inferno è per li miscredenti ipocriti che si copersero colla maschera di religione. Quando la maggior parte degli uomini sarà stata riprovata per le loro opinioni, i soli veri credenti saranno secondo le lor opere giudicati. Una bilancia vera, o allegorica, peserà esattamente il bene e il male della vita d'ogni Musulmano, e allora vi sarà un singolare compenso per la satisfazione delle ingiurie: una parte delle azioni buone dell'offensore sarà computata a vantaggio dell'offeso in proporzione del torto che gli fu fatto, e se l'offensore è spoglio di questa spezie di proprietà morale, una parte proporzionale de' demeriti dell'offeso verrà ad accrescere la massa de' suoi peccati. Sarà pronunciata la sentenza secondo che il peso de' delitti o quello delle virtù tracollerà nella bilancia, e tutti allora senza distinzione passeranno il ponte acuto e pericoloso pendente sopra l'abisso; ma i buoni, camminando su le pedate di Maometto, faranno il loro ingresso glorioso in Paradiso, nel mentre che i peccatori saranno precipitati nel primo e nel meno orribile de' sette inferni. Varierà la durata dell'espiazione da nove secoli a settemila anni; ma fu abbastanza scaltrito il Profeta per promettere che tutti i suoi discepoli (qualunque si fossero i loro peccati) sarebbero salvati per la lor fede, e per sua intercessione, dall'eterna condanna. Non faccia maraviglia che per mezzo della tema operi la superstizione più fortemente sullo spirito umano, poichè con più energia dall'immaginazione si dipinge la miseria di quel che la felicità della vita futura. Senz'altro sussidio che fuoco e oscurità, ecco fatta l'immagine d'un supplizio che coll'idea dell'eternità può aggravarsi all'infinito; ma questa idea medesima d'eternità genera un effetto contrario allora che si tratta della durata del piacere; e i nostri godimenti troppo sovente non provengono che dalla cessazione del dolore, o dal paragone dello stato nostro con un altro più infelice. È assai naturale che un Profeta arabo descriva enfaticamente i boschetti, le fontane, le riviere del paradiso; ma in vece di dare a' beati il nobile diletto della musica, della scienza, dell'amicizia e del commercio spirituale, ne colloca puerilmente la felicità nello sfarzo delle perle e de' diamanti, delle vesti di seta, de' palagi marmorei, del vasellame d'oro, de' vini squisiti, delle golosità raffinate, d'un seguito numeroso, e di tutta quella pompa di lusso e di sensualità, che diviene al suo possessore insipida pur anche nel breve spazio assegnato alla vita nostra mortale. L'ultimo de' credenti avrà per suo uso settantadue houris, o fanciulle, dagli occhi neri, dotate d'una bellezza mirabile, di tutta la freschezza della gioventù, d'una purità virginale, d'una sensibilità squisita: l'istante del piacere si prolungherà per migliaia d'anni, e con facoltà centuplicate degni saranno i beati della loro felicità. Qualunque siasi per questo rispetto la volgare opinione, certo è ch'egli apre a' due sessi le porte del cielo; ma non ha voluto spiegarsi riguardo agli uomini che le donne vi troverebbero, per timore di recare inquietudine alla gelosia de' loro primi mariti, o di turbarne la contentezza col dubbio che eterno sarebbe per avventura il lor matrimonio. Questa dipintura d'un paradiso sensuale suscitò lo sdegno e forse l'invidia de' monaci 125 125 Questa è una scurrilità poco conveniente ad un grave Scrittore; ogni lettore sensato disapproverà questo scherzo. (Nota di N. N.) ; l'impura religione di Maometto è la materia delle declamazioni di costoro, e il pudore di qualche apologista del Corano non ha altro spediente a cui appigliarsi fuorchè le figure e le allegorie; ma da' dottori più bravi e più conseguenti s'ammette, senza arrossirne, l'interpretazion letterale del Corano: di fatti inutile sarebbe la risurrezione del corpo se non gli si restituisce l'esercizio delle sue facoltà più preziose, ed è necessaria la riunione de' piaceri de' sensi e dell'intelletto a far perfetta la felicità dell'uomo, che di due sostanze è composto. Le gioie peraltro del paradiso di Maometto non saranno ristrette a' piaceri del lusso, e alla soddisfazione degli appetiti sensuali; il Profeta dichiara espressamente che i santi e i martiri, ammessi alla beatitudine della visione divina, dimenticheranno e avranno a sdegno tutte le spezie d'un grado inferiore 126 126 V. sul giorno del Giudizio, sull'inferno, sul paradiso, ec., il Corano (c. 2, v. 25, c. 56, 78 ec.), colla confutazione virulenta bensì, ma dotta, del Maracci (nelle sue Note , e nel Prodromo , part. IV, p. 78, 120, 122, ec.), d'Herbelot ( Bibl. orient. , p. 368-375), Reland (p. 47-61) e il Sale (p. 76-103). Le idee de' Magi sono esposte in guisa oscura ed ambigua del dottore Hyde, loro apologista ( Hist. relig. Pers. , c. 33, p. 402-412, Oxford , 1760). Il Bayle ha provato nell'articolo Maometto , che lo spirito e la filosofia mal suppliscono al difetto di cognizioni esatte. .

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