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© Villa Vigoni Editore | Verlag, Loveno di Menaggio 2020
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Assistenza editoriale – Redaktionsarbeit: Aglaia Pimazzoni, Manuele Veggi
Traduzioni - Übersetzung: Daniel Schwahn
Impaginazione – Satz: Studio Logos
Stampa – Druck: Grafiche Boffi, Giussano (MB)
Printed in Italy.
ISBN (ITA): 978-88-944986-1-5
ISBN (DE): 978-3-96698-685-4
Indice/Inhalt
Prefazione/ Vorwort
Giuliano Amato
Vorwort/ Prefazione
Christiane Liermann Traniello
Introduzione/ Einleitung
Diventare sé stessi per essere europei/ Selbstwerdung ist der Weg zu einem europäischen Bewusstsein
Matteo Scotto
I
Gli Stati europei: riflessioni su Stati e nazioni nell’Europa di oggi/Die Europäischen Staaten: Überlegungen zu den gegenwärtigen Europäischen Staaten und Nationen
Lo Stato nell’Unione Europea tra Sovranità e Controllo Una storia di successo, nonostante tutto (1951-2020)
Beatrice Benocci
Europe – staying safe together: The need for a common security framework beyond terrorism
Désirée Biehl
Quali Stati e quali Nazioni nell’Unione Europea del XXI secolo
Piero S. Graglia
Idee d’Europa – Lo spazio europeo e l’ordine globale.
Giuseppe Grieco
Trilemma o Dilemma? Governo e Democrazia nell’Unione Europea
Antonio Padoa-Schioppa
Nationalism Against Europeanisation: The Challenge of Far-Right Populism for European Democracy.A Comparison of Italy and Germany.
Ubaldo Villani-Lubelli
The long Path of Ordoliberalism: Ascent and Decline of a German Ideology
Olimpia Malatesta
II
L’Unità europea: riflessione su come intendiamo rimanere uniti oggi in Europa/Europäische Einheit: Wie wollen wir heute in Europa geeint bleiben?
What “Union” Do We Want For A United Europe?
Michael Gehler
Interest or solidarity – How to start to (re-)build European unity?
Eleanor Spaventa
From the European Union to the United States of Europe:Is It Time to Abolish the Purely Internal Rule?
Amedeo Arena
Democrazia e Spazio Politico Europeo alla prova del XXI Secolo
Bruno Marasà
La policrisi europea: le ragioni, le conseguenze e le possibili prospettive per l’Unione europea
Luca Argenta
Why Supranationality? The Cosmopolitan-Democratic Narrative of European Integration
Manuel Müller
United In Limitations: Advancing Integration Short Of Visionary Change
Daniel Schade
Karlsruhe e la Corte di giustizia europea: un dialogo forse aspro, ma mai interrotto. A proposito della sentenza PSPP del Bundesverfassungsgericht del 5 maggio 2020.
Fernando D’Aniello
III
La visione europea: riflessioni su quale visione politica condivisa può offrire oggi l’Europa/Europäische Vision: Überlegungen zu einer gemeinsamen politischen Vision des heutigen Europas
Quale Politica Estera per l’Unione Europea 2019-2024? Crisi e Strategie di Revisione dell’Allargamento
Maria Giulia Amadio Viceré
Politicisation As An Opportunity For Leadership: The Juncker Commission
Robert Stüwe
Campioni nazionali e protezione della ‘fortezza europea’: vecchie ideologie e nuove sfide per la politica antitrust europea
Riccardo Haupt
Strengthening European Democracy: What Measures Should the European Union Take in the Coming Years?
Sophie Pornschlegel
Zeitgemäße Institutionen: die Reformen der EU-Verträge seit 2005
Leonardo Veneziani
IV
Appendice/Anhang
Idee per una nuova Europa: proposte delle nuove generazioni /Ideen für ein neues Europa: Vorschläge der neuen Generationen
K. Montarsi, D. Salvemini, L. Veneziani (a cura di/Hrsg.)
V
Postfazione/Nachwort
Enrico Mylius e William Penn: cittadini europei ante litteram/Heinrich Mylius und William Penn: europäische Bürger ante litteram
Giovanni Meda Riquier
Prefazione
È ben possibile che il passare dei decenni abbia privato la magica evocazione degli Stati Uniti d’Europa di buona parte del suo significato originario, che prefigurava per noi il medesimo destino delle ex colonie americane, la creazione di uno stato federale come gli Stati Uniti d’America.
Da un lato, il già lungo percorso attraverso il quale si è snodato il nostro processo di integrazione ci ha consentito - è vero - di irrobustire i tratti della nostra identità europea e di costruire istituzioni sovranazionali dotate di poteri effettivi su tutta l’Unione; ma ha anche messo in evidenza la forza radicata e nodosa delle nostre identità nazionali (incomparabilmente superiore a quella delle ex colonie) e conseguentemente la non rimossa fermezza degli Stati nel difendere per sé ruoli non compatibili con l’integrale trasferimento di tutte le prerogative sovrane a quelle istituzioni.
Dall’altro lato, l’espansione degli universi di riferimento di tante attività umane ha portato ad assetti di regolazione e di governo sempre più complessi, con la collocazione delle relative funzioni a livelli diversi, rendendo sempre più praticate e diffuse le forme, appunto, di “multilevel governance”. Assetti plurali, per ciò stesso lontani dal monismo di cui era stata espressione la formazione degli Stati federali, intesa proprio come trasferimento alla nuova entità di tutte le funzioni nelle quali si esprimeva in precedenza la sovranità degli Stati; cosicché era la stessa sovranità a passare dagli uni all’altra.
Significa questo che quell’espressione – Stati Uniti d’Europa – è ormai desueta, che dobbiamo abbandonarla rinunciando alle aspirazioni che l’europeismo vi ha collocato in tutti questi decenni? Niente affatto, se ed in quanto continuiamo a pensare che non solo l’unione economica e monetaria, ma anche l’unione politica fra di noi è un obiettivo meritevole ed anzi necessario, la realizzazione del quale non esige affatto l’approdo a una costituzione come quella americana, o tedesca, o australiana. E - si noti - questo lo sapevano benissimo gli stessi padri federalisti, a partire da Aliero Spinelli, che lo scrisse esplicitamente. Ciò che gli stava a cuore era un assetto nel quale gli Stati venissero privati dei poteri “trasversali” – politica militare, politica estera, politica economica e monetaria - di cui si erano avvalsi per farsi la guerra tra loro. Qui doveva subentrare l’Europa, mentre per il resto gli Stati – così Spinelli - avrebbero potuto continuare ad operare come loro aggradava.
Ebbene, quella che negli ultimi decenni non abbiamo mai smesso di perseguire, vale a dire l’Unione politica, è esattamente questo. E se si tratta di un obiettivo ancora largamente di fronte a noi, è innegabile che, per taluni versi, la politicità della nostra Unione già si è realizzata attraverso l’elezione diretta del Parlamento, i valori comuni, a partire dalla democrazia e dalla “rule of law” su cui l’Unione stessa è fondata, i diritti riconosciuti ai cittadini europei. Certo, si tratta indiscutibilmente di una incompiuta e questa incompiutezza fa sì che nei momenti non infrequenti di difficoltà – specie in quelli più recenti segnati da una recrudescenza dei nazionalismi - si arrivi a mettere in dubbio il futuro stesso dell’Unione. Ma l’Unione ha sempre smentito queste malauguranti profezie ed anzi è stato proprio in tali momenti che la necessità della sua azione l’ha portata a dotarsi degli strumenti per agire. Era accaduto durante la crisi economico-finanziaria del 2008-2012 ed è accaduto con la crisi del Covid, che per la prima volta nella nostra storia ha portato alla decisione dell’indebitamento comune, ad opera della Commissione, per fronteggiare debiti straordinari comuni.
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