Nel primo capitolo ci si interroga sul modo in cui, in Europa, Stati e nazioni continuino a coesistere in un intreccio caleidoscopico di interdipendenza tra cultura e politica, un intreccio consolidatosi tra ‘800 e ‘900 al punto da renderne alquanto irrealistico un prossimo superamento. «La nazione è una grande solidarietà, un plebiscito che si rinnova ogni giorno e che si fonda sulla dimensione dei sacrifici compiuti e di quelli che ancora siamo disposti a compiere», scriveva Renan.9 Gli Stati nazionali europei si trovano a dover ripensare la propria esistenza all’interno di una democrazia transnazionale e frammentata, unica sovrastruttura, secondo molti osservatori, in grado di garantirne la sopravvivenza.10 Nel secondo capitolo si propone una serie di riflessioni sul concetto di unità politica in Europa e su che cosa intendiamo per unione di popoli e di destini. Fu sempre de Rougemont a sottolineare la necessità per i paesi europei di porsi, già negli anni successivi alla guerra, una domanda cardinale: e adesso cosa faremo insieme? Un interrogativo oggi più che mai urgente, a cui il filosofo svizzero, nel lontano 1948, così rispondeva: «è venuto il momento di fare appello, per questo nuovo destino, a tutti i popoli del continente e di spalancare davanti a loro la visione pacificatrice verso la quale dichiariamo fin d’ora di metterci in marcia: una Europa solidamente federata, al servizio della libertà e degli universali diritti dell’uomo. Su questa uniforme unione l’Europa gioca il suo destino; e con lei lo giocano il mondo e ciascuno di noi».11 Il terzo e ultimo capitolo guarda al futuro e alle possibili visioni politiche condivise, indispensabili per immaginare e costruire la vita europea negli anni a venire. Come ha di recente osservato, non senza un velato cinismo, Federico Petroni: «il tempo verbale dell’Ue è al futuro. La peculiarità (lacuna?) del suo mito è di essere in costruzione. Il presente non si dà. Se non come transizione verso un avvenire radioso».12 C’è da chiedersi, tuttavia, se pure il contrario è prospettiva possibile. È possibile, cioè, pensare a un’Europa, estrema appendice del continente euroasiatico, così collocata geoculturalmente tra mari e popoli, ripiegata sul presente, senza uno sguardo perpetuo all’orizzonte dell’irraggiungibile? Non è forse la ricerca stessa di ciò che non potremo mai conoscere, fino al rischio della perdizione, la nostra stessa natura?
Inutile sottolineare come non vi siano risposte facili e che il presente volume non si proponga altro che di aggiungere ulteriori dubbi e rinnovati interrogativi. Rimane tuttavia la certezza – e Villa Vigoni vorrebbe esserne testimonianza vivente – che solo la perseveranza al confronto, allo scambio di idee e al dialogo più ostinato possano rendere possibile l’Europa, alzando il velo su quell’ombra creatrice, originaria e manifesta che è stata definita da Massimo Cacciari.13 La speranza è che queste pagine possano contribuire all’imporsi di una nuova consapevolezza d’essere europei – determinati a intraprendere quel processo di individuazione da cui dipende, oltreché la percezione e il destino del singolo, il ruolo dell’Europa nel mondo.
Note
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Einleitung
Selbstwerdung ist der Weg zu einem europäischen Bewusstsein
Matteo Scotto
Nun trat mein Führer auf verborg’nem Gang
Den Rückweg an entlang des Baches Windung;
Und wie ich, rastlos folgend, aufwärts drang,
Da blickte durch der Felsschlucht ob’re Ründung
Der schöne Himmel mir aus heit’rer Ferne,
Und wir entstiegen aus der engen Mündung
Und traten vor zum Wiedersehn der Sterne.
Dante Alighieri, Göttliche Komödie, Inf., XXXIV, 134-140
Der Titel Vereinigte Staaten von Europa – Wunschbild, Alptraum, Utopie? könnte auf den ersten Blick zu dem Trugschluss führen, man habe einen der zahlreichen Versuche vor sich, zu zeigen, auf welche Weise sich Europa am nordamerikanischen Föderalismus orientieren müsse. Wer hofft, mit dem hier vorliegenden Band dieser Neugierde nachgehen zu können, wird leider enttäuscht werden. Denn die hier angestellten Untersuchungen haben nicht zum Ziel, etwas zu den zahlreichen Veröffentlichungen im Bereich der vergleichenden Politikwissenschaft zwischen Europäischer Union und den Vereinigten Staaten von Amerika beizutragen.1 Die Intention dieses Buches ist folglich nicht, „über den Tellerrand“ zu sehen, oder „die Anderen“ zu betrachten, auch wenn die Alterität oftmals eine Spiegelfunktion für die Europäer war. Dennoch gibt es Momente in jeder Bildungsbiografie, sowohl im individuellen als auch gesellschaftlichen Sinne, in denen man innehalten und den Blick nach innen wenden muss, um einen unaufschiebbaren Individuationsprozess zu beginnen, wie Carl Gustav Jung beschrieb.2
Читать дальше