Leigh Brackett - La legge dei Vardda

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La legge dei Vardda: краткое содержание, описание и аннотация

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Un grande biologo, Orthis, ha trovato il modo di operare una mutazione nella struttura molecolare del corpo umano, perché possa resistere all’accelerazione di velocità necessaria per i viaggi interstellari. I discendenti di questi primi mutanti, i Vardda, si sono stabiliti su un pianeta di Aldebaran e di là dominano i cieli e i popoli degli altri pianeti, arricchendosi con gli scambi dei prodotti dei vari mondi, prodotti che essi soltanto, che possono sopportare la velocità dei viaggi interstellari, possono trasportare, con le loro potenti astronavi che superano la velocità della luce. C’è un uomo sulla Terra, Trehearne, che è nato da una terrestre e da un Vardda e in cui la mutazione è perfetta. Quest’uomo s’innamora di una bellissima Vardda e col suo aiuto raggiunge Llirdys, il meraviglioso pianeta della sua razza. Ma la legge dei Vardda è terribile: nessuno di sangue misto può far parte della loro comunità. Il divulgare il segreto della mutazione, metterebbe altri popoli in grado di fare viaggi interstellari e significherebbe la fine dell’imperialismo commerciale dei Vardda. Con l’aiuto della ragazza vardda, Trehearne riesce a farsi accettare, ma si associa ai discepoli di Orthis, il quale voleva divulgare il segreto della mutazione e farne partecipi i popoli degli altri pianeti abitati, Terra compresa. Il romanzo è la storia della pericolosa ricerca del segreto di Orthis e delle estreme lotte dei Vardda contro pochi uomini che si battono per il progresso universale. Una storia appassionante, logica, serrata e piena di umanità e di poesia.

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Edri tacque. Quorn disse: «Ha contemplato la Galassia per mille anni, aspettando.»

Trehearne si sforzò di muoversi per rompere l’incanto. «Se non ci affrettiamo, il nostro viaggio non gli servirà a nulla.»

Si chinò ad afferrare la scatola, la chiuse e la mise nelle mani di Edri.

«Su, Edri, mi senti? Su! Non abbiamo molto tempo a nostra disposizione.»

Edri guardò la scatola, poi Orthis che aveva avuto per sé mille anni di tempo. Poi si volse e uscì, e Quorn lo seguì, e così fece Trehearne, giù per il buio corridoio e fuori dalla nave silente. Trehearne alzò lo sguardo all’ardente fiume delle stelle e pensò a che sogno possente il primo degli Stellari aveva portato con sé nella lunga notte.

Un improvviso panico, l’ansia di fare in fretta lo invasero. Orthis aveva affidato loro il messaggio con le sue stesse mani. Se proprio ora per essere troppo lenti o troppo sfiniti ora, alla fase conclusiva non fossero riusciti a compiere quel che bisognava compiere… Cominciò a correre verso la lancia, dando una voce agli altri, incitandoli, esortandoli ad affrettarsi finché essi pure si diedero a correre, barcollando tra le sporgenze della roccia. Li spinse dentro, come impazzito, parlando insistentemente della necessità di affrettarsi. Quorn eseguì la manovra di partenza: la lancia si librò dal ripiano roccioso. Non volevano essere vicino alla nave di Orthis quando avessero fatto quanto intendevano fare ora. Quorn illuminò con il faro quel mondo morto in cerca di un luogo d’atterraggio.

«In fretta» ripeteva Trehearne. «Bisogna fare in fretta!»

Quorn imprecò con violenza contro di lui. «Faccio tutto il possibile. Tacete e ascoltate. Tutti e due tenete indosso gli scafandri e tenete pronti i caschi.»

Trehearne smise di parlare. Si sedette, le mani strette tra le ginocchia, tremando tutto. Edri era curvo sul taccuino contenuto nella scatola metallica, intento a leggere.

«C’è tutto, qui» disse. La sua voce era rauca dalla stanchezza, carica dell’emozione che egli era troppo intontito per avvertire. «Le equazioni, le formule, le istruzioni per costruire gli strumenti, le istruzioni per usarli. Io non li capisco, ma altri vi riusciranno.» Guardò Trehearne con gli occhi cerchiati di rosso. «Orthis fa precedere una breve introduzione. Egli fu il primo degli stellari. La mutazione si verificò spontaneamente durante quel primo lungo viaggio. Le costanti vibrazioni della velocità, non della velocità che ci è familiare, ora, ma di una velocità superiore comunque a quella a cui il corpo umano era assuefatto, una velocità assai vicina a quella della luce, e gli effetti prodotti dalle radiazioni interstellari sulla cellula: ecco che cosa la produsse. Orthis fu il prodotto finale di quattro generazioni vissute in queste condizioni. Fu il primo tentativo della natura di creare l’uomo galattico, di adattare il corpo umano alle nuove esigenze. E il suo grande lavoro consistette nel ridurre quel lungo processo naturale a una formula applicabile che potesse compiere il mutamento in una sola generazione invece che in quattro. Dio, sono stanco di ripetere tutte queste cose come un pappagallo con le parole di Orthis. Quel che si deve fare è, naturalmente, alterare il corredo genico dei cromosomi di entrambi i genitori prima del concepimento e… comunque, tutto è qui.»

Quorn disse bruscamente: «Questo posto può andare. Se non altro ci offrirà un po’ più di riparo.»

Fece planare cautamente la lancia verso l’antico letto piatto di un fiume. Il fondo era ora coperto d’aria gelata, ma in tempi remoti l’acqua aveva scavato un profondo canyon nella roccia lasciandovi cavità d’erosione e sporgenze. Quorn fece atterrare la lancia in uno di questi luoghi corrosi dalle onde, sotto la parete del canyon.

Edri continuava ad accanirsi sul libro, accertandosi di alcuni passaggi, abbagliato dallo stordimento della stanchezza e preoccupato dalla necessità di non sbagliare. Non si permetteva incertezze o errori neppure nella lettura di una singola cifra. Non ci sarebbe stato tempo per correzioni o controlli. Il peso della responsabilità era così grave in lui che sembrava contrarsi fisicamente sotto di esso. Le sue labbra continuavano a muoversi. Trehearne non gli invidiava il suo compito.

Quorn brontolò qualcosa al suo indirizzo e insieme andarono a poppa ad arrabattarsi con l’apparecchio ultrasonico. Trehearne era posseduto dal demone dell’urgenza e non aveva la più pallida idea di che cosa stesse facendo. Quorn dava ordini ed egli obbediva ciecamente, talvolta a ragione, talvolta a torto. I loro nervi erano logorati oltre ogni umana resistenza e prima di essere riusciti nell’intento si trovarono a digrignare i denti l’uno contro l’altro come cani. Inserire i conduttori di energia nei generatori della lancia fu il compito più arduo, ma in un modo o nell’altro lo portarono a termine. Fecero alzare in piedi Edri per farlo sedere di nuovo, sempre con il libro in mano, davanti alla trasmittente. Quorn si curvò sulle leve di comando. I generatori fremettero fornendo l’energia necessaria. Edri continuava a fissare il libro. Trehearne lo scosse. «Avanti» esclamò «parla.»

Edri sbatté gli occhi e corrugò la fronte, guardandoli da sotto in su come avesse dimenticato completamente quel che doveva fare. Quorn prese il volto di Edri tra le mani e gli parlò, battendogli leggermente le guance mentre gli diceva: «Ascolta, mi sono messo sull’onda di emergenza che include tutte le linee. Ogni apparecchio ultrasonico compreso entro la sua portata la riceverà, compresi i centri di comunicazione non-vardda. Edri, mi capisci? Il momento in cui la intercetterà Kerrel sarà in grado di individuare la nostra posizione e di interferire. Così devi far presto. Presto!»

Edri sbatté gli occhi di nuovo e tremò. «Benissimo. Tenterò.» Guardò Trehearne nervosamente. Quom sistemò l’ultima leva e poi parlò nel trasmettitore.

«G-Uno! G-Uno! Emergenza. Sgombrate tutte le linee. Usate registratori. Usate registratori! G-Uno! Sgombrate tutte le linee…»

Fece un cenno energico a Edri che si curvò in avanti. «Forse non potrò ripetere. Abbiamo trovato la nave di Orthis. Seguono le formule per la mutazione vardda.»

21

Edri aveva cominciato la lettura del taccuino. Andava veloce, ma facendo sforzi disperati per pronunciare ogni sillaba chiaramente. Quom era curvo disperatamente sulle leve. Trehearne sedeva immobile, ma i suoi muscoli fremevano. Il sudore gli colava negli occhi. Era stanco. Era così stanco che la figura di Quorn, lontana da lui un passo, gli appariva vaga e indistinta come fosse sperduta nella nebulosità della distanza. La voce di Edri scandiva le parole senza interruzione.

Quorn disse con voce roca: «Il caccia ci ha intercettati. Stanno già tentando di interferire. Fa in fretta.»

Il volto di Edri divenne quello di una persona braccata. La sua voce si alzò stridula in una gara disperata. Voltò l’ultima pagina. La finì, e poi ritornò al principio e cominciò a ripetere. Quorn si alzò.

«Non serve, ormai, siamo tagliati fuori. Ciò significa che il caccia è vicino; abbastanza vicino da…»

Non ebbe il tempo di pronunciare la frase fino in fondo. La lancia fu scossa improvvisamente come da una mano gigantesca. Quorn fu lanciato contro una parete e Trehearne cadde sul pavimento. Solo Edri curvo sul trasmettitore parlava ancora.

«È stata una bomba» disse Quorn, alzandosi di nuovo. «Ci prendono di mira dall’alto del canyon.» Afferrò il casco. La lancia sobbalzò una seconda volta, più forte. Trehearne arrancava faticosamente per rimettersi in piedi. Tentò di calcare il casco sulla testa di Edri, ma questi si ribellò, aggrappandosi al trasmettitore. Quorn lo prese per le spalle e gridò: «Non serve più! Vieni!» Tolse la corrente. Insieme liberarono le mani di Edri e gli misero in testa il casco. La lancia subì un’altra scossa e qualcosa si ruppe con un fragore di vetri infranti. Trehearne si agganciò il casco. Attraverso il microfono udiva Quorn gridare qualcosa a proposito della chiusura ermetica e dell’urgenza di andarsene prima che la lancia cadesse in pezzi con loro dentro. Quasi trascinando Edri tra l’uno e l’altro, cominciarono a correre. Qualche tavola del ponte era già saltata e si udiva uno spaventoso sibilo acuto di aria compressa. Raggiunsero la porta di sicurezza e la spalancarono.

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