Fred Hoyle - A come Andromeda
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- Название:A come Andromeda
- Автор:
- Издательство:Giangiacomo Feltrinelli
- Жанр:
- Год:1965
- Город:Milano
- ISBN:нет данных
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«Splendido.»
Judy cincischiava il fazzoletto. «Avrebbero almeno dovuto permetterti di parlare. È un bel furbone, anche se sembra una vecchia zitella.»
«Come un certo altro.»
«Chi?»
«Uno che veniva dalla montagna.» Le rivolse un pallido sorriso, «Uno dei pifferi di montagna che andavano per suonare e furono suonati.»
Judy conosceva il detto, e si sentì irritata. «Andremo tutti a farci suonare, tranne te, vero?»
«Sai cosa mi ha appena detto Andromeda?»
«No.»
Lui cambiò idea e passò lo sguardo da Judy al quadro di controllo. «Ho un’idea in testa.»
«Un’idea che potrei capire?»
«Guarda come ticchetta bene, come è liscio e ritmico.» Il calcolatore lavorava con regolarità, con un ronzio soffocato e le luci che lampeggiavano ordinate. «Fa le fusa come se ci avesse già pappati. E se ora io tirassi via la corrente?»
«Non te lo permetterebbero.»
«O se prendessi un martello e lo facessi a pezzetti?»
«Non riusciresti a metterti in salvo, con le sentinelle. E comunque potrebbero ricostruirlo.»
Fleming estrasse da un cassetto del banco di controllo un blocco e alcuni fogli. «Allora non ci resta che dargli un colpo dal lato intellettuale, ti pare? Ho già procurato un colpetto alla fanciulla, ora sarebbe bene cominciare con lui.» Sì avvide che lei lo fissava dubbiosa. «Non avere paura, non dovrai dare fiato alle trombe. Ritornano da questa parte?»
«No. Usciranno dalla porta del laboratorio.»
«Bene.» Cominciò a copiare sul blocco dei numeri dal foglio.
«Cos’è?»
«Una formula abbreviata della creatura.»
«Andromeda?»
«Chiamala come ti pare.» Continuava a scarabocchiare. «È così che la chiama la macchina. Non è proprio una formula, è un numero di matricola.»
«Che vuoi fare?»
«Fare un po’ di cambiamenti.»
«Non avrai intenzione di combinare dei guai?»
Lui scoppiò a ridere. «Meglio che tu continui a fare da cicerone; per questa storia ci vorrà un po’ di tempo.»
«Avviserò le sentinelle.»
«Avvisa chi ti pare.»
Lei esitò, poi si diede per vinta e andò a raggiungere la comitiva. Quando se ne fu andata Fleming controllò le cifre poi si diresse con il blocco verso l’unità di ingresso. «Ti darò io qualcosa a cui pensare,» disse a voce alta rivolto alla macchina. Poi sedette e cominciò a scrivere il messaggio.
Aveva appena finito quando entrò Andromeda.
«Pensavo che fossi andata a vedere i razzi.»
Lei si strinse nelle spalle. «Non è interessante.»
Le lampade del quadro di controllo cominciarono a lampeggiare più forte e all’improvviso si senti uno schianto terribile provenire dalla stampa-dati di uscita che cominciò a lavorare furiosamente.
Andromeda levò lo sguardo, sbalordita. «Che accade?»
Fleming si diresse veloce alla stampatrice e lesse le cifre man mano che venivano battute sul foglio.
Sorrise. «Sembra che il tuo amico sia andato fuori dai gangheri.»
Andromeda attraversò la stanza e guardò al di sopra della spalla di lui.
«Ma non significa nulla!»
«Esatto.»
La stampatrice, senza preavviso, come aveva cominciato, smise di stampare, lasciandoli immersi nel silenzio.
«Cosa hai fatto?» chiese la ragazza. Lesse attentamente tutte le cifre senza capire. «Non ha alcun significato!»
Fleming le rivolse una smorfia. «No. Per un momento ha perso il proprio controllo. Penso che abbia dei disturbi psichici.»
«Che cosa gli hai fatto?» chiese la ragazza. Si mosse verso i terminali ma Fleming la fermò.
«Tienti lontana.»
Si fermò, incerta. «Che cosa gli hai fatto?»
«Gli ho dato solo alcune informazioni.»
Guardandosi attorno Andromeda vide il blocco al di sopra dei tasti dell’unità di ingresso. Si avvicinò lentamente e lo lesse.
«Questa è la mia formula… a rovescio.»
«Messa al negativo,» confermò Fleming.
«Penserà che sono morta.»
«Proprio quel che volevo io.»
Lo fissò, sbalordita. «Perché?»
«Volevo fargli sapere che non può pretendere che tutto vada secondo la sua volontà.»
«È stata una stupidaggine.»
«Sembra che ti valuti parecchio,» commentò, pieno di disprezzo.
Lei si volse ai terminali. «Bisogna che gli dica che sono viva.»
«No!» La tenne ferma per le braccia.
«Devo. Pensa che io sia morta e devo dirgli che non è vero.»
«E allora io gli dirò di nuovo che sei morta. Posso tirare avanti questo giochetto finché il calcolatore non capirà più se è vero o no.»
Allungò un braccio per prendere il blocco di fogli dalla tastiera. «Dammelo.» Andromeda liberò un braccio. «Non puoi averla vinta, lo sai bene.» Si volse di nuovo per allontanarsi, e quando Fleming fece per fermarla, d’improvviso gridò: «Lasciami in pace! Vattene! Fuori di qua.»
Stavano di fronte, tremanti tutti e due, come se non potessero muoversi. Poi Fleming l’afferrò saldamente con entrambe le mani, attirandola a sé.
L’annusò, sorpreso. «Hai usato del profumo.»
«Lasciami andare. Chiamo le sentinelle.»
Fleming cominciò a ridere. «Prendi fiato, allora.»
Andromeda dischiuse le labbra e lui vi depose un bacio. Poi, staccandola da sé, le braccia tese, la scrutò.
«Bello o brutto?»
«Lasciami sola, per piacere.» La voce di lei era malcerta. Lo guardava confusa, poi abbassò lo sguardo, ma lui continuava a tenerla.
«A chi appartieni?»
«Appartengo a quello che mi dice il mio cervello.»
«Allora dimmi questo…» La baciò ancora con sensualità ma senza passione, a lungo.
«No,» implorò Andromeda, ritraendosi. Lui la teneva stretta a sé parlandole dolcemente.
«Non ti piace il sapore delle labbra, o quello del cibo, o il profumo e la sensazione dell’aria fresca di fuori, o le colline oltre il filo spinato, con il sole, l’ombra e le allodole che cantano? E la vicinanza degli esseri umani?»
Scosse lentamente il capo. «Non sono importanti.»
«No?» Parlava con la bocca sulla bocca di lei. «Quale che sia l’intelligenza incorporea alla quale devi fedeltà, non ne ha tenuto conto, ma sono importanti per la vita organica, come scoprirai.»
«Si può tener conto di qualsiasi cosa,» rispose lei.
«Ma non se ne è tenuto conto nei calcoli.»
«Possono essere introdotti.» Sollevò il capo a guardarlo. «Non puoi batterci, dottor Fleming. Smettila di provarci, prima di avere la peggio.»
La lasciò andare. «È probabile che io abbia la peggio?»
«Sì.»
«E perché mi metti in guardia?»
«Perché provo qualcosa per te,» spiegò, e lui le rivolse un mezzo sorriso.
«Parli quasi come un essere umano.»
«Allora è tempo che la smetta. Per piacere, vattene, John, ora.» Lui restò immobile, ostinato, ma c’era nella voce di lei una nota di supplica che non c’era mai stata prima, e sul suo volto un’espressione di infelicità. «Per piacere. Vuoi che venga punita?»
«Da chi?»
«Da chi credi?» Andromeda fissò le apparecchiature di controllo del calcolatore. Fleming era colto di sorpresa: a questo non aveva pensato mai.
«Punita? Questa è bella.» Si infilò in tasca i fogli zeppi di cifre e si avviò alla porta. Sulla soglia si volse per lanciarle un’ultima frecciata: «A chi appartieni?»
Lei lo guardò andarsene e poi, riluttante, si volse verso il quadro di controllo e vi si diresse, lentamente, come se ci fosse costretta. Sollevò le mani per metterle a contatto con i terminali, poi esitò. Aveva il volto teso ma continuò ad alzare le mani fino a toccare le piastre. Per un attimo il solo risultato fu che le luci si misero a lampeggiare più forte mentre la macchina digeriva le informazioni che Andromeda le dava, poi il voltmetro sotto il quadro, all’improvviso, segnò il massimo.
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