Fred Hoyle - A come Andromeda

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A come Andromeda: краткое содержание, описание и аннотация

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Durante le ore di servizio Andromeda aveva libertà di movimento all’interno della base; e sebbene dopo il lavoro sparisse sotto scorta nel suo appartamento fu presto una figura familiare alla base. Judy diffuse la voce che si trattava di un’esperta di ricerche distaccata dal Ministero della Difesa.

La settimana seguente dal n. 10 di Downing Street venne emesso un comunicato:

«Il governo di Sua Maestà si è accorto da qualche tempo del passaggio di un numero crescente di ordigni spaziali, forse missili, sopra queste isole. Sebbene gli ordigni, sconosciuti ma di origine terrestre, passino sul nostro paese a grande velocità e a grande altezza, non c’è ragione di immediato allarme. Il governo di Sua Maestà sottolinea, tuttavia, che essi costituiscono una deliberata violazione del nostro spazio aereo nazionale, e che ci si prepara a intercettarli e identificarli.»

Fleming ascoltava la trasmissione sul suo transistor, nel suo alloggio di Thorness. Non era più il responsabile del calcolatore, e Geers aveva suggerito che sarebbe potuto essere più felice se se ne fosse tenuto lontano. Tuttavia lui restava a Thorness, in parte per ostinazione e in parte per un presentimento di imminente pericolo, sorvegliando i progressi di Andromeda e dei due giovani assistenti che erano stati assunti per darle una mano al calcolatore. Non faceva alcun tentativo di avvicinarla, né di avvicinare Judy, che continuava a girare attorno inutilmente guardinga, e che fungeva da legame tra Andromeda e gli uffici direttivi; ma quando ebbe sentito quel comunicato si diresse all’edificio del calcolatore con la vaga impressione che bisognasse fare qualcosa.

Judy lo trovò seduto sulla sedia girevole di fronte al quadro di controllo, a rimuginare. Dopo quel loro ultimo scontro, non gli aveva più rivolto la parola, ma lo aveva tenuto d’occhio, preoccupata e con tenerezza nascosta che non l’aveva mai lasciata.

Avanzò fino al banco di controllo e si fermò davanti a lui. «Perché non rinunci, John?»

«Ti piacerebbe, eh?»

«No, non mi piacerebbe, ma non combini niente a roderti il fegato.»

«È un simpatico giochetto a triangolo, vero?» La guardava di sotto in su, sardonico. «Io sorveglio la ragazza e tu sorvegli me.»

«Non ti serve a nulla.»

«Gelosa?» le chiese.

Scosse il capo con impazienza. «Non essere assurdo.»

«Sono tutti così maledettamente sicuri del fatto loro.» Fissò meditabondo l’apparecchiatura di controllo. «Forse mi è sfuggito qualcosa di questa macchina o della ragazza.»

Mentre Fleming e Judy parlavano, Andromeda entrò nella sala del calcolatore. Si fermò sulla soglia, un fascio di fogli in mano, e attese che terminassero. Era tranquilla, ma in lei non c’era modestia alcuna. Quando parlava con Judy o con gli altri che lavoravano con lei, aveva un’aria di autorità superiore e indiscussa. Non faceva concessioni neppure a Geers: era perfettamente educata, ma li trattava tutti come esseri intellettualmente inferiori.

«Desidererei parlare di questi al dottor Geers,» spiegò dalla soglia.

«Ora?» Judy cercava di opporle un pacato disprezzo.

«Ora.»

«Vedo se è libero,» rispose Judy, e uscì. Andromeda attraversò la stanza, diretta al quadro di controllo, ignorando Fleming; qualcosa però lo spinse a fermarla.

«È felice del suo lavoro?»

Si volse a guardarlo, senza parlare. Fleming si drizzò sulla sedia, improvvisamente in guardia.

«Si sta rendendo assolutamente indispensabile, vero?» le chiese nel tono che aveva usato con Judy.

Lo guardò seria. Pareva una statua, con i suoi lineamenti ben disegnati, i lunghi capelli e le braccia abbandonate, l’abito semplice e chiaro. «Per piacere, faccia attenzione a quel che dice,» gli rispose.

«È una minaccia?»

«Sì.» Parlava senza enfasi, come se enunciasse dei semplici dati di fatto. Fleming si alzò di colpo.

«Santo cielo! Non voglio che…» Si interruppe sorridendo. «Forse mi è davvero sfuggito qualcosa.»

Qualsiasi cosa avesse in mente, non era chiaro alla ragazza. Si volse per andarsene.

«Aspetti un attimo.»

«Ho da fare.» Ma si volse di nuovo verso di lui in attesa; lui le si avvicinò lentamente, la squadrò come se la stesse prendendo in giro.

«Devi fare qualcosa per te, se vuoi avere influenza sugli uomini.» Andromeda restava immobile. Fleming alzò una mano ad accarezzarle i capelli e la fece scorrere lungo la tempia. «Dovresti tirarti indietro i capelli, allora potremmo vedere come sei. Molto graziosa.»

Lei si ritrasse e la mano di lui ricadde ma Andromeda continuò a tenere gli occhi su di lui, sorpresa e perplessa.

«Oppure potresti usare del profumo,» disse. «Come quello di Judy.»

«È quello che le dà quell’odore?»

Annuì. «Non molto esotico. Acqua di lavanda o qualcosa del genere. Ma buona.»

«Non la capisco.» Una piccola ruga segnava la pelle liscia della sua fronte. «Buono, cattivo. Bello, brutto. Non c’è una distinzione logica.»

Lui sorrideva ancora. «Vieni qui.»

Andromeda esitò, poi fece un passo verso di lui. Con calma, deciso, lui le pizzicò un braccio.

«Ahi!» Andromeda arretrò, con un improvviso lampo di paura negli occhi, e si fregò la pelle nel punto dove lui le aveva fatto male.

«Bello o brutto?» chiese lui.

«Brutto.»

«Perché sei stata fatta per sentire il dolore.» Sollevò di nuovo la mano e lei vi si appoggiò. «Questa volta non voglio farti male.»

Lei rimase rigida, mentre lui le accarezzava la fronte, come una gazzella accarezzata da un bambino, sottomessa ma pronta a fuggire. Le dita di lui scesero lungo la guancia, lungo il collo nudo.

«Bello o brutto?»

«Bello.» Lo guardava per vedere quel che avrebbe fatto poi.

«Sei fatta per provare il piacere. Lo sapevi?» Ritirò gentilmente la mano e si allontanò da lei. «Non so se era questa l’intenzione, ma dandoti forma umana… gli esseri umani non vivono secondo la logica.»

«L’ho notato.» Era piti sicura di sé, ora, come era stata prima che lui cominciasse a parlare; ma la sua attenzione era ancora tutta presa da lui.

«Noi viviamo attraverso i nostri sensi. Sono essi a darci il nostro istinto per il bene e per il male, i nostri giudizi estetici e morali. Senza di essi probabilmente a quest’ora ci saremmo già distrutti.»

«Fate del vostro meglio, vero?» Guardò i suoi fogli con un sorriso di disprezzo. «Siete tutti dei bambini con tutti i vostri missili e i vostri razzi.»

«Non mettere anche me in questa faccenda.»

«No, non la metto in questa faccenda.» Lo guardò pensosa. «Ad ogni modo, intendo salvarvi. Tutto qui, davvero.» Fece un piccolo gesto a indicare i fogli che aveva in mano.

Judy entrò e, come aveva fatto Andromeda, si fermò sulla soglia. «Il dottor Geers la può ricevere.»

«Grazie.» Il ruolo ora era cambiato; senza che fosse stato detto, il rapporto tra loro tre era mutato. Sebbene Fleming osservasse ancora Andromeda, lei ricambiava lo sguardo con una consapevolezza diversa.

«Ho un cattivo odore?» chiese.

Fleming si strinse nelle spalle. «Devi scoprirlo da te, ti pare?»

Andromeda seguì Judy fuori dall’edificio e camminò con lei lungo il sentiero di cemento fino all’ufficio di Geers. Non avevano nulla da dirsi e nulla da spartire, salvo una specie di circospetta indifferenza. Judy la fece entrare nell’ufficio di Geers e la lasciò. Il direttore era seduto dietro la scrivania, al telefono.

«Sì. Procediamo splendidamente,» stava dicendo. «Un solo controllo ancora, e possiamo cominciare a costruire.»

Depose il ricevitore; Andromeda posò i fogli sulla scrivania, indifferente, impassibile, come se gli portasse una tazza di tè.

«Ecco tutto quel che vi serve, dottor Geers,» gli disse.

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