Fred Hoyle - A come Andromeda

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A come Andromeda: краткое содержание, описание и аннотация

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10

Azione

Il nuovo missile venne costruito e sperimentato a Thorness. Fu lanciato, recuperato e ne furono fatte delle copie: il primo ministro mandò Burdett a parlare con Vandenberg. Il generale era parecchio preoccupato per il progetto di Thorness. Gli sembrava che si procedesse troppo alla svelta per essere sul sicuro. Sebbene i suoi capi volessero che si passasse all’azione al più presto, aveva dei grossi dubbi sul risultato di una tecnica straniera, e desiderava che il razzo venisse mandato a collaudare negli Stati Uniti; ma inaspettatamente il governo di Sua Maestà si era impuntato.

Burdett lo affrontò nella sala di operazioni sotterranea.

«Giusto per una volta abbiamo i mezzi per mandare avanti da soli questo progetto.» Il giovane ministro, nel suo inappuntabile abito blu, con la cravatta del collegio, aveva un’aria molto efficiente, spigliata e acuta. «Naturalmente ci accorderemo quando sarà giunto il momento di usarlo.»

Vandenberg grugnì. «Possiamo sapere come lo sfrutterete?»

«Opereremo un’intercettazione.»

«Come?»

«Reinhart a Bouldershaw Fell ci darà notizie sul nostro bersaglio e il gruppo di Geers eseguirà il lancio.»

«E se fallisse?»

«Non fallirà.»

I due stavano di fronte, intransigenti: Burdett gentile e sorridente, il generale duro e ostinato. Dopo un momento Vandenberg si strinse nelle spalle.

«Tutto d’un tratto questa è diventata una faccenda personale.»

Su questo si lasciarono, e Burdett disse a Geers e a Reinhart di andare avanti.

Quasi ogni giorno a Bouldershaw venivano captate tracce recenti. Harvey sedeva dietro la grande finestra che guardava sul Fell e man mano che andavano avanti le registrava.

«… 12 agosto ore 3,50, ora di Greenwich. Ordigno spaziale N. 117 sorvola sulla rotta 2697/451. Altezza 400 miglia. Velocità approssimativa 17.500 miglia all’ora… »

L’enorme conca all’esterno che sembrava vuota e immobile sotto la sua alta struttura, era continuamente all’erta e piena dei riflessi dei segnali. Ogni ordigno che la sorvolava emetteva il suo segnale e lo si poteva sentire avvicinarsi dall’altra parte del globo. Nell’osservatorio c’erano analizzatori elettronici che mostravano il percorso dei bersagli su uno schermo a raggi catodici, mentre un dispositivo automatico di rilevazione e di individuazione del campo era collegato via terra con Thorness. A Thorness, sulla cresta della scogliera, era disposta una fila di razzi; un «primo lancio,» come lo chiamavano, e due di riserva. I tre missili, a forma di matita, con il muso affusolato e la coda munita di pinne, si levavano, in fila, sulle loro basi di lancio, e risplendevano argentei nella luce fredda e grigia. Erano stranamente piccoli, molto sottili e con una bellissima linea. Sembravano frecce incoccate e pronte ad allontanarsi in volo da tutte le pesanti e complicate strutture delle operazioni di lancio. Ognuno, fornito di carburatore e stipato delle apparecchiature necessarie, portava nella punta affusolata una piccola carica nucleare. Il controllo da terra era operato attraverso il calcolatore che veniva fatto funzionare a turno da Andromeda e dai suoi assistenti. I segnali dei bersagli, provenienti da Bouldershaw, passavano attraverso la sala di controllo, e venivano interpretati all’istante e inoltrati all’intercettatore. Il volo di intercettazione poteva venire diretto con la massima precisione.

In quel periodo avevano libero accesso alla sala di controllo solo Geers e il suo personale di lavoro. A Fleming e alla Dawnay era stata data, a titolo di cortesia, la possibilità di assistere su uno schermo, in un altro edificio, all’intercettazione: Andromeda lavorava tranquillamente al calcolatore e Geers si agitava ansioso e con aria di importanza tra la zona di lancio, l’edificio del calcolatore e la sala di controllo. Si trattava di un piccolo centro di operazioni dove si esaminavano i meccanismi del decollo. Un telefono diretto lo collegava al Ministero della Difesa. Judy era tenuta sotto pressione dal maggiore Quadring, che faceva fare un doppio controllo su tutti coloro che entravano e uscivano.

L’ultimo giorno di ottobre, Burdett conferì con il primo ministro poi telefonò a Geers e a Reinhart.

«Il prossimo.»

Reinhart e Harvey rimasero in osservazione per trentasei ore prima di captare una nuova traccia, poi, al far dell’alba, raccolsero un segnale molto debole e il sistema automatico di collegamento entrò in azione.

A Thorness, l’equipaggio ancora insonnolito si raccolse e Andromeda, che non mostrava alcun segno di fatica, stette ad osservare mentre gli altri controllavano le informazioni attraverso il calcolatore. Venne subito calcolato il tempo optimum per il lancio e fu comunicato al centro di controllo; ebbe inizio il conto alla rovescia. Sullo schermo dei radar si poté vedere molto presto una traccia del bersaglio. Nella stanza del calcolatore c’era uno schermo per Andromeda, un altro al centro di controllo per Geers, un terzo a Londra, nella sala operazioni del Ministero della Difesa, e un controllo generale a Bouldershaw, sorvegliato da Reinhart. Anche a Bouldershaw si poteva sentire il segnale del satellite: un blip-blip continuo che veniva amplificato e diffuso dagli altoparlanti fino all’osservatorio.

A Thorness gli altoparlanti continuavano a diffondere il conto alla rovescia, e le squadre di lancio continuavano a lavorare velocemente attorno alle basi dei razzi, sulla scogliera. Allo zero doveva essere effettuato il «primo lancio,» e se questo non avesse funzionato, il secondo, e se necessario, anche il terzo, seguendo calcoli di volo fatti tenendo conto del tempo di decollo. Andromeda aveva sostenuto che non ce n’era bisogno, ma tutti gli altri erano consci dell’umana fallibilità. Né Geers né alcuno dei suoi superiori potevano permettersi un fiasco.

Il conto alla rovescia scese di cifra in cifra, arrivando allo zero. Nella grigia luce mattutina del promontorio, i razzi di decollo del «primo lancio» all’improvviso fiorirono rossi. L’aria si riempì di frastuono, la terra tremò e l’alta matita sottile scivolò su nel cielo. In pochi secondi era sparita al di sopra delle nuvole. Nella sala di controllo, nella sala di operazioni e nell’osservatorio, visi preoccupati guardavano la sua scia apparire sullo schermo a raggi catodici. Solo Andromeda sembrava sicura e per nulla preoccupata.

A Bouldershaw, Reinhart, Harvey e la loro squadra seguivano le due tracce del proiettile e dell’intercettatore, che andavano lentamente convergendo, e sentivano il blip-blip del satellite risuonare più forte e più chiaro man mano che sì avvicinava. Poi le tracce si incontrarono e in quel medesimo istante il rumore cessò.

Reinhart si precipitò verso Harvey per battergli la schiena, fuori di sé e con scarsa dignità.

«È andata…!»

«…Centro!» Geers sollevò il suo telefono collegato con Londra. Andromeda si allontanò dallo schermo della sala di controllo come se non fosse successo nulla di importante. A Londra Vandenberg, nella sala operazioni, si volse ai suoi colleghi inglesi.

«Bene, che ne dite?»

Quella sera venne fatta alla stampa una dichiarazione ufficiale:

« Il Ministero della Difesa ha annunciato che un missile è stato intercettato da un nuovo razzo inglese, trecentosettanta miglia sopra le Isole Britanniche. I resti del missile di origine sconosciuta, e i resti del missile intercettatore si sono disintegrati rientrando nell’atmosfera terrestre, ma l’intercettazione è stata seguita su apparecchi radar e può, dichiara il Ministero, essere controllata fin nei più minuti dettagli. »

Da Whitehall si levò un respiro di sollievo quasi udibile, seguito da calorose autocongratulazioni. Il governo tenne una seduta insolitamente allegra e nel giro di una settimana il primo ministro mandava ancora a chiamare Burdett.

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