«Sta cercando di rovinare la vita a qualcun altro?» disse Harry ad alta voce.
Alcune persone si voltarono. Gli occhi di Rita Skeeter si dilatarono dietro gli occhiali tempestati di pietre quando vide chi aveva parlato.
«Harry!» esclamò con un gran sorriso. «Ma è splendido! Perché non ti unisci a…?»
«Non le verrei vicino con un manico di scopa lungo tre metri» disse Harry infuriato. «Perché ha fatto quella cosa a Hagrid, eh?»
Rita Skeeter inarcò le sopracciglia pesantemente ritoccate.
«I nostri lettori hanno il diritto di sapere la verità, Harry, sto solo facendo il mio…»
«Chi se ne importa se è un Mezzogigante?» urlò Harry. «Lui è a posto!»
Nel pub era calato il silenzio. Madama Rosmerta guardava da dietro il bancone, senza accorgersi che il boccale che stava riempiendo di idromele già traboccava.
Il sorriso di Rita Skeeter s’incrinò appena, ma un attimo dopo tornò smagliante; aprì con uno scatto la borsa di coccodrillo, estrasse la Penna Prendiappunti e disse: «Cosa ne dici di un’intervista sull’Hagrid che conosci tu, Harry? L’uomo dietro i muscoli? La tua improbabile amicizia e le ragioni che la sostengono? Lo definiresti un surrogato della figura paterna?»
Hermione scattò in piedi di colpo, il bicchiere di Burrobirra stretto in mano come una granata.
«Lei è disgustosa» disse a denti stretti, «passerebbe sopra a tutto, pur di mettere insieme una storia, e va bene chiunque, vero? Anche Ludo Bagman…»
«Siediti, stupida ragazzina, e non parlare di cose che non capisci» disse freddamente Rita Skeeter, guardando Hermione con occhi improvvisamente duri. «So delle cose di Ludo Bagman che ti farebbero arricciare i capelli… non che ne abbiano bisogno…» aggiunse, con un’occhiata alla chioma crespa di Hermione.
«Andiamo» disse Hermione. «Dai, Harry… Ron…»
Uscirono, seguiti da parecchi sguardi. Quando furono sulla soglia, Harry si voltò. La Penna Prendiappunti di Rita Skeeter era in azione; sfrecciava avanti e indietro su un rotolo di pergamena posato sul tavolo.
«Sarai tu la prossima vittima, Hermione» disse Ron a voce bassa e preoccupata mentre risalivano la strada in fretta.
«Deve solo provarci!» strillò Hermione; tremava di rabbia. «Le farò vedere! Una stupida ragazzina, questo sarei? Oh, la pagherà, prima Harry, poi Hagrid…»
«Non vorrai fare una scenata a Rita Skeeter» disse Ron nervoso. «Dico sul serio, Hermione, troverà qualcosa su di te…»
«I miei genitori non leggono La Gazzetta del Profeta, non può costringere me a nascondermi!» esclamò Hermione, camminando così in fretta che Harry e Ron le stavano dietro a fatica. L’ultima volta che l’avevano vista così arrabbiata, Hermione aveva dato un ceffone a Draco Malfoy. «E nemmeno Hagrid! Non avrebbe mai dovuto farsi sconvolgere da quella sottospecie di essere umano! Andiamo!»
Cominciò a correre e li precedette su per la strada, attraverso i cancelli fiancheggiati da cinghiali alati, e poi su per i prati fino alla capanna di Hagrid.
Le tende erano ancora tirate, e avvicinandosi sentirono Thor abbaiare.
«Hagrid!» urlò Hermione, picchiando sulla porta. «Hagrid, adesso basta! Lo sappiamo che sei lì dentro! Non importa a nessuno se tua madre era una gigantessa, Hagrid! Non puoi permettere a quella viscida Skeeter di farti questo! Hagrid, vieni fuori, ti stai comportando…»
La porta si aprì. Hermione sbottò: «Era o…!» e poi si interruppe bruscamente, perché si trovò faccia a faccia non con Hagrid, ma con Albus Silente.
«Buon pomeriggio» disse il Preside in tono amabile, sorridendo.
«Noi… ehm… volevamo vedere Hagrid» disse Hermione con una vocina sottile sottile.
«Sì, l’avevo sospettato» disse Silente, gli occhi che brillavano. «Perché non entrate?»
«Oh… ehm… ok» disse Hermione.
I tre amici entrarono nella capanna; Thor si slanciò addosso a Harry, abbaiando come un pazzo e cercando di leccargli le orecchie. Harry parò l’assalto e si guardò intorno.
Hagrid era seduto al tavolo, sul quale erano posati due grossi boccali di tè. Era in uno stato pietoso. Aveva la faccia tutta a macchie, gli occhi gonfi, e quanto ai capelli era andato da un estremo all’altro: aveva rinunciato a tentare di domarli e cosi ora sembravano una parrucca di fil di ferro aggrovigliato.
«Ciao, Hagrid» disse Harry.
Hagrid alzò gli occhi.
«Cia’» disse con voce molto roca.
«Ci vuole dell’altro tè, credo» disse Silente, chiudendo la porta alle spalle del terzetto, estraendo la bacchetta e facendola roteare un po’; un vassoio da tè apparve ruotando a mezz’aria, assieme a un piatto di dolcetti. Silente fece planare il vassoio sul tavolo, e tutti si sedettero. Ci fu una breve pausa, e poi Silente disse: «Per caso hai sentito quello che stava gridando la signorina Granger, Hagrid?»
Hermione arrossì, ma Silente le sorrise e riprese: «Hermione, Harry e Ron sembrano ancora intenzionati a esserti amici, a giudicare dal modo in cui hanno cercato di sfondare la porta».
«Ma certo che vogliamo ancora essere tuoi amici!» disse Harry, guardando Hagrid. «Non crederai che le cose che dice quella schifosa di una Skeeter… scusi, professore» aggiunse in fretta, rivolto a Silente.
«Sono diventato momentaneamente sordo e non ho idea di quello che hai detto, Harry» disse Silente, girandosi i pollici, gli occhi al soffitto.
«Ehm… d’accordo» disse Harry imbarazzato. «Volevo solo dire… Hagrid, come hai potuto credere che dessimo peso alle cose che quella… donna… ha scritto su di te?»
Due grosse lacrime colarono dagli occhi nero pece di Hagrid e caddero lentamente nella sua barba aggrovigliata.
«Questi tre amici sono la prova vivente di quello che ti stavo dicendo, Hagrid» disse Silente, sempre osservando il soffitto con grande attenzione. «Ti ho mostrato le lettere di innumerevoli genitori che ti ricordano da quando erano studenti qui, e che mi dicono in termini inequivocabili che se ti licenziassi avrebbero qualcosa da ridire…»
«Non tutti» disse Hagrid con voce rauca. «Non tutti vogliono che resto».
«Insomma, Hagrid, se stai cercando di ottenere il consenso universale, temo che resterai chiuso in questa capanna per un sacco di tempo» disse Silente, che ora lo scrutava con sguardo deciso attraverso gli occhialetti a mezzaluna. «Da quando sono diventato Preside di questa scuola, non ho passato una settimana senza ricevere almeno un gufo di protesta per il modo in cui la dirigo. Ma che cosa dovrei fare? Barricarmi nel mio studio e rifiutarmi di parlare con chicchessia?»
«Lei… lei non è un Mezzogigante!» gracchiò Hagrid.
«Hagrid, ma guarda che parenti ho io!» esclamò Harry con veemenza. «Pensa ai Dursley!»
«Ottimo argomento» disse il professor Silente. «Mio fratello Aberforth è stato processato per aver praticato incantesimi inopportuni su una capra. Era su tutti i giornali, ma Aberforth si è nascosto? Certo che no! Ha tenuto la testa alta ed è andato avanti a fare le sue cose come al solito! Certo, non sono proprio sicuro che sappia leggere, quindi potrebbe non essere stato coraggio, il suo…»
«Torna a insegnare, Hagrid» disse Hermione piano, «ti prego, ritorna, ci manchi davvero».
Hagrid deglutì. Altre lacrime gli caddero sulle guance e nella barba arruffata. Silente si alzò.
«Mi rifiuto di accettare le tue dimissioni, Hagrid, e mi aspetto che tu torni a lavorare lunedì» disse. «Ci vediamo a colazione alle otto e mezzo nella Sala Grande. Niente scuse. Buon pomeriggio a tutti».
Silente uscì dalla capanna, fermandosi solo per grattare Thor dietro le orecchie. Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Hagrid prese a singhiozzare con la faccia affondata nelle mani. Hermione continuò a dargli dei colpetti sul braccio, e alla fine Hagrid alzò gli occhi, davvero molto rossi, e disse: «Grand’uomo, Silente… grand’uomo…»
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