Ma Harry non la ascoltava; stava pensando di nuovo alla canzone delle sirene. “ Abbiamo preso ciò che ti mancherà”. Suonava come se volessero rubare qualcosa di suo, qualcosa che doveva riprendersi. Che cosa avrebbero portato via?
«… e poi, naturalmente, è andata al Ministero della Magia perché smettessi di perseguitarla, così sono dovuta tornare qui a vivere nel mio bagno».
«Bene» disse Harry in tono distratto. «Be’, ne so molto più di prima… chiudi ancora gli occhi, per favore, devo uscire».
Recuperò l’uovo dal fondo della vasca, si arrampicò fuori, si asciugò e si rimise il pigiama e la vestaglia.
«Verrai a trovarmi ancora nel mio bagno qualche volta?» chiese Mirtilla Malcontenta in tono lugubre, mentre Harry raccoglieva il Mantello dell’Invisibilità.
«Ehm… ci proverò» disse Harry, anche se dentro di sé pensava che sarebbe andato al bagno di Mirtilla solo se ogni altro bagno del castello fosse stato intasato. «Ci vediamo, Mirtilla… grazie per il tuo aiuto».
«Ciao ciao» disse lei cupa, e mentre si infilava il Mantello dell’Invisibilità, Harry la vide sparire di nuovo su per il rubinetto.
Fuori, nel buio corridoio, Harry studiò la Mappa del Malandrino per controllare che la strada fosse ancora libera. Sì, i puntini con i nomi di Gazza e Mrs Purr erano ancora al sicuro nei loro uffici… tutto sembrava immobile tranne Pix, che saltellava nella sala dei trofei al piano di sopra… Harry aveva fatto il primo passo verso la Torre di Grifondoro, quando qualcos’altro sulla mappa attrasse la sua attenzione… qualcosa di decisamente strano.
Pix non era la sola cosa in movimento. Un singolo puntino volteggiava in una stanza nell’angolo in basso a sinistra: l’ufficio di Piton. Ma il puntino non era marchiato “Severus Piton”… era Bartemius Crouch.
Harry fissò la macchiolina. Il signor Crouch stava troppo male per andare a lavorare o per partecipare al Ballo del Ceppo: e allora che cosa stava facendo di nascosto a Hogwarts all’una del mattino? Harry guardò attentamente mentre il puntino girava per la stanza, fermandosi qua e là…
Harry esitò, riflettendo… e poi la curiosità prevalse. Si voltò e s’incamminò dalla parte opposta, verso la scala più vicina. Voleva vedere che cosa stava combinando Crouch.
Scese le scale più piano che poteva, anche se i volti in alcuni ritratti si girarono incuriositi allo scricchiolio di un’asse, al fruscio del suo pigiama. Sgattaiolò lungo il corridoio, spinse di lato un arazzo a metà strada e imboccò una scala più stretta, una scorciatoia che lo avrebbe portato due piani più in basso. Continuava a scrutare la mappa, perplesso… non era in carattere con il corretto, rigoroso signor Crouch intrufolarsi nell’ufficio di un’altra persona a quell’ora della notte…
E poi, a metà della scala, senza pensare ad altro che al bizzarro comportamento del signor Crouch, Harry sprofondò dritto nello scalino infido che Neville dimenticava sempre di saltare. Annaspò e l’uovo d’oro, ancora umido per il bagno, gli scivolò da sotto il braccio. Si lanciò in avanti per cercare di prenderlo al volo, ma era troppo tardi; l’uovo cadde giù per la lunga scala con un boato di grancassa a ogni gradino… il Mantello dell’Invisibilità scivolò via… Harry lo afferrò, e la Mappa del Malandrino gli sfuggì di mano e cadde giù per sei gradini, dove, sprofondato com’era nello scalino fino al ginocchio, non poteva arrivare a prenderla.
L’uovo d’oro rotolò al di là dell’arazzo ai piedi della scala, si aprì di scatto e cominciò a ululare. Harry estrasse la bacchetta e cercò di toccare la Mappa del Malandrino per cancellarla, ma era troppo lontana…
Rimettendosi addosso il Mantello, Harry si rialzò, le orecchie tese, gli occhi sbarrati dalla paura… e quasi immediatamente…
«Pix!»
Era l’inconfondibile urlo di guerra di Gazza il custode. Harry sentì i suoi rapidi passi strascicati che si avvicinavano sempre di più, la voce affannosa vibrante di rabbia.
«Che cos’è questo fracasso? Vuoi svegliare tutto il castello? Ti prenderò, Pix, ti prenderò, sai… e questo cos’è?»
I passi di Gazza si arrestarono; si udì un tintinnio di metallo contro metallo, e l’ululato s’interruppe. Gazza aveva raccolto l’uovo e l’aveva chiuso. Harry rimase immobile, una gamba ancora incastrata profondamente nel gradino magico, in ascolto. Da un momento all’altro, Gazza avrebbe scostato l’arazzo, aspettandosi di vedere Pix… e non ci sarebbe stato nessun Pix… ma se avesse salito le scale, avrebbe visto la Mappa del Malandrino… e, Mantello dell’Invisibilità o no, la mappa avrebbe mostrato un “Harry Potter” nel punto esatto in cui si trovava lui.
«Un uovo?» disse piano mastro Gazza ai piedi delle scale. «Tesorino!» (Mrs Purr era evidentemente con lui). «Questo è uno degli enigmi del Tremaghi! Appartiene a un campione della scuola!»
Harry si sentì male; il cuore gli martellava forte…
«Pix!» ruggì Gazza trionfante. «Hai rubato!»
Scostò bruscamente l’arazzo, e Harry vide il suo orrendo viso gonfio e i pallidi occhi sporgenti che scrutavano la scala oscura e, per Gazza, deserta.
«Ti nascondi, eh?» disse piano. «Vengo a prenderti, Pìx… hai rubato un enigma del Tremaghi, Pix… Silente ti butterà fuori di qui per questo, sporco ladruncolo di un poltergeist…»
Gazza prese a salire le scale, l’ossuta gatta color polvere alle caviglie. Gli occhi a lampadina di Mrs Purr, così simili a quelli del suo padrone, erano fissi proprio addosso a Harry. Lui s’era già chiesto prima d’allora se il Mantello dell’Invisibilità funzionasse con i gatti… sopraffatto dall’ansia, osservò Gazza avvicinarsi sempre di più avvolto nella vecchia vestaglia di flanella. Cercò disperatamente di liberare la gamba imprigionata, ma riuscì solo a sprofondare ancora di qualche centimetro. A momenti, Gazza avrebbe visto la mappa o gli sarebbe venuto addosso…
«Gazza? Che cosa succede?»
Gazza si fermò qualche gradino più in basso di Harry e si voltò. Ai piedi delle scale c’era l’unica persona in grado di peggiorare la situazione: Piton. Indossava una lunga camicia da notte grigia e sembrava cadaverico.
«È Pix, professore» sussurrò Gazza, malevolo. «Ha gettato quest’uovo giù dalle scale».
Piton salì in fretta le scale e si fermò accanto a Gazza. Harry strinse i denti, certo che il cuore, che batteva tanto forte, lo avrebbe tradito da un momento all’altro…
«Pix?» disse piano Piton, guardando l’uovo tra le mani di Gazza. «Ma Pix non avrebbe potuto entrare nel mio ufficio…»
«Quest’uovo era nel suo ufficio, professore?»
«Certo che no» sbottò Piton. «Ho sentito dei colpi e degli ululati…»
«Sì, professore, era l’uovo…»
«… Stavo venendo a vedere…»
«… L’ha tirato Pix, professore…»
«… e quando sono passato davanti al mio ufficio, ho visto che le torce erano accese e lo sportello di un armadio era aperto! Qualcuno ci ha frugato dentro!»
«Ma Pix non poteva…»
«Lo so che non poteva, Gazza!» esplose Piton. «Sigillo il mio ufficio con un incantesimo che solo un mago potrebbe spezzare!» Piton guardò su per le scale, diritto attraverso Harry, e poi giù nel corridoio sottostante. «Voglio che tu venga ad aiutarmi a cercare l’intruso, Gazza».
«Io… sì, professore… ma…»
Gazza guardò con desiderio su per le scale, passando da parte a parte Harry, che capì che esitava a rinunciare all’opportunità di incastrare Pix. Vai, lo supplicò in silenzio, vai con Piton… vai… Mrs Purr spiava da dietro le gambe di Gazza… Harry ebbe la netta impressione che riuscisse a fiutarlo… perché aveva riempito la vasca con tutta quella schiuma profumata?
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