«Il fatto è, professore» disse Gazza in tono supplichevole, «che il Preside dovrà starmi a sentire questa volta, Pix ha rubato a uno studente, potrebbe essere la mia occasione per farlo espellere dal castello una volta per tutte…»
«Gazza, non m’importa un accidente di quel maledetto poltergeist, è il mio ufficio che è…»
Clunk. Clunk. Clunk.
Piton zittì all’improvviso. Lui e Gazza guardarono giù, verso i piedi della scala. Harry vide Malocchio Moody avanzare zoppicando nello stretto spazio tra le loro teste. Moody indossava il vecchio mantello da viaggio sulla camicia da notte, e si appoggiava al bastone come al solito.
«Cos’è, un pigiama party?» ringhiò su per le scale.
«Io e il professor Piton abbiamo sentito dei rumori, professore» disse subito Gazza. «Pix il poltergeist, che buttava roba in giro come al solito… e poi il professor Piton ha scoperto che qualcuno è penetrato nel suo uff…»
«Zitto!» sibilò Piton a Gazza.
Moody fece un passo verso i piedi delle scale. Harry vide il suo occhio magico soffermarsi su Piton, e poi, senz’ombra di dubbio, su di lui.
Il cuore di Harry ebbe un tuffo. Moody riusciva a vedere attraverso i Mantelli dell’Invisibilità… soltanto lui poteva cogliere la bizzarria della situazione… Piton in camicia da notte, Gazza con l’uovo stretto tra le mani, e lui, Harry, imprigionato nella scala sopra di loro. La fessura obliqua che Moody aveva per bocca si spalancò dalla sorpresa. Per qualche secondo, lui e Harry si guardarono negli occhi. Poi Moody chiuse la bocca e rivolse di nuovo l’occhio azzurro su Piton.
«Ho sentito bene, Piton?» chiese lentamente. «Qualcuno è penetrato nel tuo ufficio?»
«Non è importante» disse Piton freddamente.
«Al contrario» ringhiò Moody, «è molto importante. Chi potrebbe voler penetrare nel tuo ufficio?»
«Uno studente, direi» rispose Piton. Harry vide una vena pulsare in modo orribile sulla tempia unticcia di Piton. «È già successo prima. Ingredienti di pozioni sono spariti dalla mia dispensa privata… studenti che cercavano di preparare misture illegali, senza dubbio…»
«Quindi devo dedurre che stavano cercando ingredienti di pozioni, eh?» disse Moody. «Non è che tu nascondi qualcos’altro nel tuo ufficio?»
Harry vide i contorni del viso giallastro di Piton diventare di un brutto color mattone, mentre la vena nella tempia pulsava più in fretta.
«Lo sai che non nascondo niente, Moody» disse, in tono calmo e minaccioso, «dal momento che tu stesso hai frugato con gran cura nel mio ufficio».
Il viso di Moody si contorse in un sorriso. «Privilegi da Auror, Piton. Silente mi ha detto di tenere d’occhio…»
«Si dà il caso che Silente si fidi di me» disse Piton a denti stretti. «Mi rifiuto di credere che ti abbia dato ordine di perquisire il mio ufficio!»
«Ma certo che Silente si fida di te» ringhiò Moody. «E un uomo fiducioso, vero? È convinto che a tutti sia dovuta una seconda possibilità. Ma io… io dico che ci sono macchie che non vengono via, Piton. Macchie che non vengono mai via, capisci quello che voglio dire?»
Piton all’improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il braccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.
Moody scoppiò a ridere. «Torna a dormire, Piton».
«Tu non hai l’autorità di mandarmi da nessuna parte!» sibilò Piton, lasciando andare il braccio di botto, come se fosse arrabbiato con se stesso. «Ho diritto quanto te di aggirarmi in questa scuola di notte!»
«Allora aggirati lontano da qui» disse Moody, con voce carica di minaccia. «Spero tanto di incontrarti in un corridoio buio una volta o l’altra… a proposito, ti è caduto qualcosa…»
Con una fitta di panico, Harry vide Moody indicare la Mappa del Malandrino, che si trovava ancora sulle scale, sei gradini sotto di lui. Mentre Piton e Gazza si voltavano a guardare, Harry gettò alle ortiche ogni precauzione: alzò le braccia sotto il Mantello e le agitò furiosamente rivolto a Moody per attirare la sua attenzione, e disse, muovendo solo le labbra: «È mia! Mia !»
Piton si era proteso per prenderla, con una terribile espressione di improvvisa consapevolezza…
« Accio pergamena !»
La mappa si alzò da terra, scivolò tra le dita tese di Piton e scese le scale svolazzando a mezz’aria per atterrare in mano a Moody.
«Colpa mia» disse Moody tranquillamente. «È mia… dev’essermi caduta prima…»
Ma gli occhi neri di Piton dardeggiarono dall’uovo tra le braccia di Gazza alla mappa in mano a Moody, e Harry capì che stava facendo due più due, come solo lui sapeva…
«Potter» disse piano.
«Cosa?» disse Moody quietamente, ripiegando la mappa e intascandola.
«Potter!» ringhiò Piton, poi voltò la testa e fissò esattamente il punto in cui si trovava Harry, come se all’improvviso riuscisse a vederlo. «Quell’uovo è l’uovo di Potter. Quel foglio di pergamena appartiene a Potter. L’ho visto prima, lo riconosco! Potter è qui! Potter, col suo Mantello dell’Invisibilità!»
Piton tese le mani come un cieco, e prese a salire le scale; Harry avrebbe giurato che le sue larghe narici erano dilatate, nel tentativo di fiutarlo… Intrappolato, Harry si tirò indietro, cercando di evitare la punta delle dita di Piton, ma da un momento all’altro…
«Qui non c’è niente, Piton!» abbaiò Moody. «Ma sarò felice di riferire al Preside con quanta prontezza hai pensato a Harry Potter!»
«Cosa vorrebbe dire?» ringhiò Piton, voltandosi di nuovo a guardare Moody, le mani ancora tese, a pochi centimetri dal petto di Harry.
«Vorrebbe dire che Silente è molto interessato a sapere chi ce l’ha con quel ragazzo!» disse Moody, zoppicando più vicino ai piedi delle scale. «E anch’io, Piton… molto interessato…» La luce della torcia baluginò sul suo viso straziato, così che le cicatrici e il pezzo di naso mancante parvero più fondi e cupi che mai.
Piton stava guardando Moody, e Harry non riuscì a vederlo in faccia. Per un istante, nessuno si mosse né parlò. Poi Piton abbassò lentamente le mani.
«Pensavo solo» disse, la voce forzatamente calma, «che se Potter fosse di nuovo in giro di notte… è un’abitudine sbagliata… bisognerebbe impedirglielo. Per… per la sua incolumità».
«Ah, capisco» disse Moody dolcemente. «Ti stanno molto a cuore gli interessi di Potter, vero?»
Ci fu una pausa. Piton e Moody continuavano a scrutarsi. Mrs Purr diede in un sonoro miagolio, sempre spiando tra le gambe di Gazza, alla ricerca della fonte del profumo di bagnoschiuma di Harry.
«Credo che tornerò a letto» disse Piton bruscamente.
«È l’idea migliore che ti sia venuta in tutta la notte» ribatté Moody. «Ora, Gazza, se vuole darmi quell’uovo…»
«No!» disse Gazza, stringendo l’uovo come se fosse il suo figlioletto primogenito. «Professor Moody, questa è la prova della slealtà di Pix!»
«È di proprietà del campione a cui l’ha rubato» disse Moody. «Ora me lo consegni».
Piton scese le scale e oltrepassò Moody senza aggiungere una parola. Gazza richiamò Mrs Purr, che fissò Harry con sguardo vacuo per qualche altro istante prima di voltarsi e seguire il suo padrone. Col respiro ancora affannoso, Harry sentì Piton allontanarsi lungo il corridoio; Gazza tese a Moody l’uovo, e sparì a sua volta, borbottando rivolto a Mrs Purr: «Non importa, carina… domattina andremo da Silente… gli diremo che cos’ha combinato Pix…»
Una porta sbatté. Harry rimase a fissare Moody, che posò il bastone sull’ultimo scalino e cominciò a salire a fatica verso di lui, con un sordo clunk un gradino sì e uno no.
«C’è mancato poco, Potter» borbottò.
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