J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Tiger ridacchiava, decisamente compiaciuto.

«Be’, credo che con questo la carriera di insegnante di quel deficiente dovrebbe essere finita» disse Malfoy, con gli occhi che brillavano. «Mezzogigante… e io che pensavo che si fosse trangugiato una bottiglia di Crescicresci da piccolo… ai nostri genitori questa faccenda non andrà proprio giù… avranno paura che si mangi i loro figli, ah, ah…»

«Tu…»

«Ehi, laggiù, state guardando?»

La voce della professoressa Caporal raggiunse i ragazzi; le ragazze erano tutte attorno all’unicorno, e lo accarezzavano. Harry era così arrabbiato che l’articolo della Gazzetta del Profeta gli tremò fra le mani mentre si voltò a guardare (senza vederlo) l’unicorno, di cui la professoressa Caporal stava elencando le molte proprietà magiche a voce alta, in modo che sentissero anche i ragazzi.

«Spero tanto che resti, quella donna!» disse Calì Patil a lezione finita, mentre stavano tornando al castello per pranzo. «È così che mi sono sempre immaginata Cura delle Creature Magiche… creature come si deve come gli unicorni, non dei mostri…»

«E a Hagrid non pensi?» esclamò Harry arrabbiato mentre salivano la scala.

«Hagrid?» rispose Calì con voce dura. «Può sempre fare il guardiacaccia, no?»

Da dopo il ballo Calì era molto fredda con Harry. Lui sospettava che avrebbe dovuto dedicarle più attenzioni, ma lei pareva comunque essersi divertita un mondo. Di certo raccontava a tutti che si sarebbe incontrata con il ragazzo di Beauxbatons il prossimo fine settimana a Hogsmeade.

«È stata una gran bella lezione» commentò Hermione mentre entravano nella Sala Grande. «Non sapevo la metà delle cose che la professoressa Caporal ci ha detto sugli uni…»

«Guarda qua!» ringhiò Harry, ficcandole sotto il naso l’articolo della Gazzetta del Profeta.

Hermione rimase a bocca aperta mentre leggeva. La sua reazione fu esattamente la stessa di Ron. «Come ha fatto quell’orrida Skeeter a scoprirlo? Non è possibile che gliel’abbia detto Hagrid!»

«No» rispose Harry, avanzando verso il tavolo di Grifondoro e lasciandosi cadere su una sedia, furioso. «Non l’ha mai detto nemmeno a noi, no? Suppongo che fosse così arrabbiata perché lui non gli ha detto un sacco di roba schifosa su di me che è andata in giro a ficcare il naso per vendicarsi».

«Forse ha sentito quando lui l’ha detto a Madame Maxime al ballo» disse Hermione piano.

«L’avremmo vista in giardino!» esclamò Ron. «E poi non ha più il permesso di girare a scuola, Hagrid ha detto che Silente l’ha buttata fuori…»

«Forse ha un Mantello dell’Invisibilità» disse Harry, servendosi di pollo in umido con tanta veemenza che schizzò sugo dappertutto. «È proprio il genere di cosa che farebbe, nascondersi nei cespugli a spiare la gente».

«Come avete fatto tu e Ron, vuoi dire» disse Hermione.

«Noi non l’abbiamo fatto apposta!» disse Ron indignato. «Non avevamo scelta! Quell’idiota, parlare della sua mamma gigantessa dove chiunque poteva sentirlo!»

«Dobbiamo andare a trovarlo» disse Harry. «Questa sera, dopo Divinazione. Dobbiamo dirgli che lo rivogliamo… Tu lo rivuoi?» scattò, rivolto a Hermione.

«Io… be’, non voglio far finta che non sia stata una piacevole novità, seguire per una volta una vera lezione di Cura delle Creature Magiche… ma certo che voglio indietro Hagrid, è ovvio!» aggiunse in fretta Hermione, intimidita dallo sguardo furibondo di Harry.

Così quella sera dopo cena il terzetto uscì di nuovo dal castello e discese i prati ghiacciati verso la capanna di Hagrid. Bussarono. A rispondere furono i latrati cavernosi di Thor.

«Hagrid, siamo noi!» gridò Harry, picchiando sulla porta. «Apri!»

Non rispose. Sentirono Thor grattare alla porta, mugolando, ma quella non si aprì. La tempestarono per altri dieci minuti; Ron andò anche a bussare forte a una finestra, ma non ci fu risposta.

«Perché ci evita?» disse Hermione, quando finalmente si furono arresi e s’incamminarono di nuovo verso la scuola. «Non crederà che c’importi che è un Mezzogigante?»

Ma evidentemente a Hagrid importava. Per tutta la settimana non si fece vivo. Non comparve al tavolo degli insegnanti alle ore dei pasti, non lo videro svolgere i suoi compiti di guardiacaccia nel parco, e la professoressa Caporal continuò a insegnare Cura delle Creature Magiche. Malfoy gongolava a più non posso.

«Ti manca il tuo amichetto?» continuava a sussurrare a Harry tutte le volte che c’era un insegnante nei paraggi, in modo da sfuggire alla vendetta. «Ti manca l’Uomo-Elefante?»

A metà di gennaio era prevista una gita a Hogsmeade. Hermione fu molto sorpresa che Harry contasse di andarci.

«Credevo che avresti approfittato del fatto che la sala comune sarà tranquilla» disse. «Che ti saresti messo a lavorare sul serio su quell’uovo».

«Oh, io… io credo di sapere di che cosa si tratta» mentì Harry.

«Davvero?» disse Hermione, colpita. «Bravo!»

Lo stomaco di Harry si contorse per i sensi di colpa, ma lui decise di ignorarlo. Aveva ancora cinque settimane per risolvere l’indovinello dell’uovo, dopotutto, e praticamente erano secoli… e se andava a Hogsmeade, magari avrebbe incontrato Hagrid, e avrebbe potuto convincerlo a tornare.

Il sabato, lui, Ron e Hermione uscirono insieme dal castello, e si diressero al cancello attraverso il parco freddo e bagnato. Mentre passavano davanti alla nave di Durmstrang ancorata nel lago, videro Viktor Krum salire in coperta, con addosso solo un costume da bagno. Era davvero magro, ma evidentemente molto più forte di quel che sembrava, perché si arrampicò sul fianco della nave, tese le braccia e si tuffò dritto nel lago.

«È pazzo!» disse Harry, fissando la testa scura di Krum che rispuntava in mezzo allo specchio d’acqua. «Dev’essere gelato, siamo in gennaio!»

«Dalle sue parti fa molto più freddo» disse Hermione. «Magari qui per lui è abbastanza caldino».

«Sì, ma c’è sempre la piovra gigante» disse Ron. Non sembrava preoccupato: speranzoso, semmai. Hermione notò il suo tono di voce e si accigliò.

«È davvero simpatico, sai» disse. «Non è affatto come uno potrebbe immaginare, visto che è di Durmstrang. Mi ha detto che gli piace molto di più qui da noi».

Ron tacque. Non aveva nominato Krum dal ballo, ma il 26 dicembre Harry aveva trovato sotto il suo letto un braccino in miniatura che sembrava strappato via da una bambolina vestita con i colori della squadra di Quidditch della Bulgaria.

Harry tenne gli occhi bene aperti in cerca di Hagrid per tutta la High Street invasa dal fango, e una volta scoperto che Hagrid non si trovava in nessuno dei negozi suggerì una visita ai Tre Manici di Scopa.

Il pub era affollato come al solito, ma una rapida occhiata a tutti i tavoli disse a Harry che Hagrid non c’era. Col cuore pesante, si avvicinò al bancone con Ron e Hermione, ordinò tre Burrobirre a Madama Rosmerta e si disse cupamente che dopotutto avrebbe fatto meglio a restare a casa ad ascoltare l’uovo ululante.

«Ma non ci va mai in ufficio?» sussurrò Hermione all’improvviso. «Guardate!»

Indicò lo specchio dietro il bancone, e Harry vi vide riflesso Ludo Bagman, seduto in un angolo nella penombra con un gruppo di goblin. Bagman parlava molto in fretta a voce bassa con i goblin, che tenevano tutti le braccia incrociate e avevano l’aria piuttosto minacciosa.

Era davvero strano, pensò Harry, che Bagman si trovasse lì ai Tre Manici di Scopa in un fine settimana privo di eventi legati al Torneo Tremaghi, e quindi senza obblighi di giurato. Osservò Bagman nello specchio. Sembrava di nuovo teso, quasi come la notte nella foresta prima della comparsa del Marchio Oscuro. Ma proprio in quell’istante Bagman guardò verso il bancone, vide Harry e si alzò.

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