J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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«Ti spiego quando siamo dentro» disse Ron piano. «Dai…»

Fleur e Roger Davies erano spariti, probabilmente in un cespuglio più intimo. Harry e Ron fecero ritorno nella Sala Grande. Calì e Padma sedevano a un tavolo lontano con una folla intera di ragazzi di Beauxbatons, e Hermione stava ballando ancora con Krum. Harry e Ron presero posto a un tavolo piuttosto lontano dalla pista da ballo.

«Allora?» Harry incalzò Ron. «Che cos’hanno i giganti?»

«Be’, sono… sono…» Ron si sforzò di trovare le parole. «Ehm… poco simpatici» concluse debolmente.

«E allora?» disse Harry. «Hagrid è a posto!»

«Lo so, ma… accidenti, non mi meraviglio che non ci tenga a farlo sapere» rispose Ron, scuotendo la testa. «Ho sempre creduto che fosse incappato in un brutto Incantesimo di Ingozzamento da piccolo, o roba del genere. Non voleva parlarne…»

«Ma chi se ne importa se sua madre era una gigantessa?»

«Be’… a nessuno di quelli che lo conoscono importerà niente, perché sanno che non è pericoloso» disse Ron lentamente. «Ma… Harry, sono malvagi, i giganti. È come ha detto Hagrid, è nella loro natura, sono come i troll… gli piace uccidere, lo sanno tutti. Comunque in Gran Bretagna non ce ne sono più».

«Che cosa gli è successo?»

«Be’, si stavano estinguendo comunque, e un sacco sono stati uccisi dagli Auror. Dovrebbero esserci dei giganti all’estero, però… si nascondono soprattutto sulle montagne…»

«Ma chi vuole prendere in giro, quella Maxime?» disse Harry, osservando Madame Maxime seduta da sola al tavolo dei giudici, con aria molto cupa. «Se Hagrid è un Mezzogigante, allora lo è anche lei. Ossa grandi… la sola cosa con ossa più grandi delle sue è un dinosauro».

Harry e Ron passarono il resto della festa a discutere di giganti nel loro angolino, visto che nessuno dei due aveva alcuna voglia di ballare. Harry cercò di ignorare Cho e Cedric; quei due gli mettevano addosso una gran voglia di prendere a calci qualcosa.

Quando a mezzanotte le Sorelle Stravagarie smisero di suonare, tutti rivolsero loro un ultimo, sonoro scroscio di applausi, e cominciarono ad avviarsi verso la Sala d’Ingresso. Molti ragazzi dicevano che avrebbero voluto che il ballo durasse di più, ma Harry fu assolutamente felice di andare a dormire; per quello che lo riguardava, la serata non era stata granché divertente.

Fuori nella Sala d’Ingresso, Harry e Ron videro Hermione augurare la buonanotte a Krum prima che lui facesse ritorno alla nave di Durmstrang. Lei rivolse a Ron un’occhiata gelida, e lo superò di corsa su per la scalinata di marmo, senza dire una parola. Harry e Ron la seguirono, ma a metà della scalinata Harry si sentì chiamare.

«Ehi… Harry!»

Era Cedric Diggory. Saliva di corsa le scale per raggiungerlo, mentre Cho aspettava di sotto nell’Ingresso.

«Sì?» disse Harry freddamente.

Cedric esitò, lasciando capire di voler parlare a quattr’occhi con Harry. Ron scrollò le spalle stizzito e continuò a salire da solo.

«Senti…» Cedric abbassò la voce mentre Ron spariva. «Mi hai detto dei draghi, quindi ti devo un favore. Sai l’uovo d’oro? Il tuo ulula quando lo apri?»

«Sì» rispose Harry.

«Be’… fatti un bagno, ok?»

«Cosa?»

«Fatti un bagno, e… ehm… porta con te l’uovo, e… ehm… pensaci su nell’acqua calda. Ti aiuterà a riflettere… fidati».

Harry lo guardò sbalordito.

«E te ne dico un’altra» aggiunse Cedric. «Usa il bagno dei Prefetti. Quarta porta a sinistra della statua di Boris il Basito al quinto piano. La parola d’ordine è Frescopino. Devo andare… volevo dare la buonanotte…»

Fece un altro gran sorriso a Harry e corse giù per le scale da Cho.

Harry tornò alla Torre di Grifondoro da solo. Era un consiglio estremamente bizzarro. Perché mai un bagno avrebbe dovuto aiutarlo a capire che cosa voleva dire l’uovo ululante? Cedric lo stava prendendo in giro? Stava cercando di fargli fare la figura dell’idiota, cosi Cho per contro lo avrebbe ammirato ancora di più?

La Signora Grassa e la sua amica Vi russavano nel ritratto sopra il buco. Harry dovette strillare « Luci fatate !» per svegliarle, cosa che le irritò parecchio. Salì nella sala comune, e là trovò che Ron e Hermione stavano litigando furiosamente: a tre metri di distanza l’uno dall’altra, si urlavano addosso, rossi in faccia.

«Be’, se non ti va, lo sai qual è la soluzione, eh?» gridò Hermione; i capelli le stavano crollando dalla crocchia elegante, e il suo volto era contratto dalla rabbia.

«Ah sì?» urlò Ron di rimando. «E qual è?»

«La prossima volta che c’è un ballo, invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!»

Ron aprì e chiuse la bocca senza parlare come un pesce rosso fuori dall’acqua, mentre Hermione girava sui tacchi e correva su per la scala delle ragazze. Ron si voltò a guardare Harry.

«Be’» farfugliò, folgorato, «be’… questo dimostra solo… non ha proprio capito…»

Harry non disse nulla. Era troppo contento di essere di nuovo amico di Ron per dire la sua in quel momento: ma dentro di sé pensava che Hermione avesse capito molto più di Ron.

CAPITOLO 24

LO SCOOP DI RITA SKEETER

Il 26 dicembre tutti si svegliarono tardi. La sala comune di Grifondoro era molto più tranquilla di quanto non fosse stata ultimamente, e frequenti sbadigli punteggiavano le pigre conversazioni. I capelli di Hermione erano di nuovo crespi; confessò a Harry di aver usato una gran quantità della Tricopozione Lisciariccio per il ballo, «ma è troppo complicato farlo tutti i giorni» concluse in tono pratico, grattando dietro le orecchie un Grattastinchi impegnato a fare le fusa.

Ron e Hermione parevano aver raggiunto un tacito accordo: non parlare della loro lite. Erano piuttosto amichevoli l’uno verso l’altra, anche se stranamente formali. Ron e Harry comunque le raccontarono subito della conversazione tra Madame Maxime e Hagrid, ma Hermione, a differenza di Ron, non trovò affatto spaventosa la notizia che Hagrid fosse un Mezzogigante.

«Be’, me lo immaginavo» disse, alzando le spalle. «Sapevo che non poteva essere un gigante puro, perché sono alti sei metri. Ma sinceramente, tutta questa agitazione per i giganti… Non possono essere tutti terribili… è lo stesso tipo di pregiudizio che la gente nutre nei confronti dei Lupi Mannari… è solo fanatismo, no?»

Ron aveva l’aria di voler ribattere qualcosa di tagliente, ma forse non voleva scatenare un’altra lite, perché si accontentò di scuotere la testa incredulo mentre Hermione non lo guardava.

Era giunto il momento di pensare ai compiti che avevano trascurato durante la prima settimana di vacanza. Tutti sembravano piuttosto giù di tono, ora che il Natale era passato: o meglio, tutti tranne Harry che cominciava (di nuovo) a sentirsi un po’ nervoso.

Il guaio era che il 24 febbraio sembrava molto più vicino visto da questo versante del Natale, e lui non aveva ancora fatto niente per decifrare l’indovinello dentro l’uovo d’oro. Quindi cominciò a tirar fuori l’uovo dal baule tutte le volte che saliva al dormitorio, ad aprirlo e ad ascoltare attentamente, nella speranza che questa volta l’ululato avrebbe avuto un senso. Si sforzò di pensare che cosa gli ricordava quel suono, a parte trenta Seghe Musicali, ma non aveva mai sentito niente del genere. Chiuse l’uovo, lo scosse vigorosamente e lo riaprì per vedere se i rumori erano cambiati, ma niente da fare. Cercò di interrogare l’uovo, strillando più forte dei suoi gemiti, ma non successe nulla. Arrivò a scagliare l’uovo attraverso la stanza, anche se non si aspettava davvero che servisse.

Harry non aveva dimenticato il suggerimento di Cedric, ma i sentimenti men che amichevoli che nutriva nei suoi confronti al momento comportavano che preferiva non accettare il suo aiuto se poteva farne a meno. E comunque, se Cedric voleva davvero dargli una mano, avrebbe dovuto essere molto più esplicito. Lui, Harry, gli aveva detto esattamente che cosa sarebbe successo nella prima prova: e Cedric lo ricambiava dicendogli di farsi un bagno. Be’, non aveva bisogno di quella schifezza di suggerimento: e soprattutto non da parte di uno che continuava a camminare per i corridoi mano nella mano con Cho. E così giunse il primo giorno del nuovo trimestre, e Harry scese per andare a lezione, carico di libri, pergamene e penne come al solito, ma anche con il pensiero fisso dell’uovo che gli pesava sullo stomaco, come se lo avesse mangiato.

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