Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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Quasi nessuno aveva visto Harry giocare, perché Baston aveva deciso che, essendo l’arma segreta della squadra, non si doveva sapere della sua presenza in campo. Ma non si sa come, la notizia che avrebbe giocato come Cercatore era trapelata, e lui non sapeva che cosa fosse peggio: sentirsi dire che si sarebbe certamente comportato da campione o che qualcuno, a terra, avrebbe dovuto correre su e giù tenendogli sotto un materasso.

Era veramente una fortuna, per Harry, essere diventato amico di Hermione. Senza di lei, non avrebbe saputo come fare con i compiti, visto che Baston imponeva alla squadra allenamenti frequenti con breve preavviso. Lei gli aveva anche prestato il libro Il Quidditch attraverso i secoli, una lettura molto interessante.

Harry imparò così che esistevano settecento modi di commettere un fallo a Quidditch, e che durante una partita di campionato mondiale, nel 1473, si erano verificati tutti quanti; che in genere i Cercatori erano i giocatori più piccoli e più veloci e che gli incidenti più gravi sembravano capitare proprio a loro; che sebbene i giocatori morissero di rado durante una partita di Quidditch, si aveva notizia di arbitri svaniti nel nulla e ricomparsi nel deserto del Sahara a distanza di mesi.

Da quando Harry e Ron l’avevano salvata dal mostro, Hermione era diventata un po’ meno rigida per quanto riguardava l’osservanza delle regole, il che la rendeva molto più simpatica. La vigilia della prima partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito. Purtroppo, l’espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l’attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.

«Che cosa nascondi là dietro, Potter?»

Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli. Harry glielo mostrò.

«È proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca» disse Piton. «Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro».

«Questa regola se l’è inventata» borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando. «Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba».

«Non lo so, ma spero che gli faccia molto male» commentò Ron amareggiato.

Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme vicino a una finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero («Altrimenti, come imparate?») ma chiedendole di correggerglieli, i due ragazzi riuscivano a ottenere comunque le soluzioni esatte.

Harry si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita dell’indomani, che lo rendeva nervoso. Ma perché mai doveva aver paura di Piton? Alzandosi, comunicò a Ron e a Hermione che intendeva andargli a chiedere di restituirglielo.

«Meglio te che io» dissero a una voce Ron e Hermione, ma Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti.

Si recò davanti alla sala dei professori e bussò. Non ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.

Chissà che Piton non avesse lasciato il libro là dentro? Valeva la pena tentare. Socchiuse la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si parò davanti agli occhi.

Piton e Gazza erano nella stanza, soli. Piton si teneva il mantello sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.

«Dannato coso» stava imprecando Piton. «Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?»

Harry cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma…

«POTTER!»

Con il volto contorto dall’ira, Piton si abbassò rapidamente l’abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.

«Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro».

«ESCI FUORI! FUORI

Harry se ne andò prima che Piton avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro. Risalì di corsa le scale.

«Ci sei riuscito?» chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti. «Che cosa è successo?»

Bisbigliando a voce bassissima, Harry raccontò quel che aveva visto.

«Sapete che cosa significa questo?» chiese affannosamente alla fine. «Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto… sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!»

Hermione lo ascoltava con gli occhi sbarrati.

«No… non lo farebbe mai» disse. «Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza».

«Ma senti un po’, Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?» rimbeccò Ron. «lo sono d’accordo con Harry. Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?»

Harry andò a dormire con quella domanda che gli ronzava per la testa. Neville russava forte, ma lui non riuscì ad addormentarsi. Cercò di liberarsi la mente — aveva bisogno di dormire, doveva farlo, tra qualche ora avrebbe giocato la sua prima partita a Quidditch — ma non era facile dimenticare l’espressione di Piton quando lui gli aveva visto la gamba.

All’alba dell’indomani, la giornata si presentava luminosa e fredda. La Sala Grande era piena del profumo delizioso delle salsicce fritte e dell’allegro chiacchiericcio dei ragazzi che non vedevano l’ora di assistere a una bella partita.

«Devi mangiare qualcosa».

«Non voglio niente».

«Soltanto un pezzetto di toast» lo blandì Hermione.

«Non ho fame».

Harry si sentiva malissimo. Di lì a un’ora avrebbe fatto il suo ingresso in campo.

«Harry, hai bisogno di tutte le tue forze» gli disse Seamus Finnigan. «I Cercatori sono sempre quelli che vengono acchiappati dall’altra squadra».

«Grazie del conforto morale, Seamus» disse Harry guardandolo versarsi una generosa quantità di ketchup sulle salsicce.

Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire quel che succedeva in campo.

Ron e Hermione si unirono a Neville, Seamus e Dean, il tifoso del calcio, che erano sulla gradinata più alta. Per fare una sorpresa a Harry, avevano dipinto un grosso striscione, ricavato da uno dei lenzuoli che il topo Crosta aveva rosicchiato. Sopra ci avevano scritto Potter sei tutti noi, e sotto Dean, che era molto bravo a disegnare, aveva schizzato un grosso leone, simbolo di Grifondoro. Poi Hermione aveva fatto un piccolo, ingegnoso incantesimo per cui i colori apparivano cangianti.

Nel frattempo, negli spogliatoi, Harry e il resto della squadra si stavano cambiando e indossavano la loro divisa scarlatta (i Serpeverde avrebbero giocato in verde).

Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.

«Allora, ragazzi…» disse.

«…e ragazze» completò la Cacciatrice Angelina Johnson.

«E ragazze» convenne Baston. «Ci siamo».

«Il gran giorno è arrivato» disse Fred Weasley.

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