Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«Mi dispiace proprio tanto» disse un giorno Draco Malfoy, durante la lezione di Pozioni, «per tutti quelli che a Natale dovranno restare a Hogwarts perché a casa nessuno li vuole».

Parlando guardava dalla parte di Harry. Tiger e Goyle ridacchiarono. Harry, che stava dosando della polvere di spina dorsale di pesce-leone, li ignorò. Dal tempo della partita a Quidditch, Malfoy era diventato, se possibile, ancora più antipatico. Deluso per la sconfitta del Serpeverde, aveva cercato di suscitare l’ilarità di tutti con una battuta, e cioè che la volta successiva Harry sarebbe stato sostituito come Cercatore da una rana dalla bocca larga. Ma poi si era reso conto che non faceva ridere nessuno, perché tutti erano rimasti ammirati dal modo in cui Harry era riuscito a rimanere in sella alla sua scopa nonostante quella cercasse di disarcionarlo. Per cui, Malfoy, geloso e gonfio di rabbia, era tornato a punzecchiare il compagno con la scusa che non aveva una vera e propria famiglia.

Che Harry non sarebbe tornato a Privet Drive per Natale era vero. La settimana prima, la professoressa McGranitt aveva fatto il giro delle Case per preparare l’elenco degli studenti che sarebbero rimasti per le vacanze, e Harry aveva dato subito il suo nome. La cosa non gli dispiaceva affatto; molto probabilmente, quello sarebbe stato il più bel Natale della sua vita. Anche Ron e i suoi fratelli sarebbero rimasti, perché i signori Weasley andavano in Romania a trovare Charlie.

Quando lasciarono i sotterranei alla fine della lezione di Pozioni, i ragazzi trovarono un grosso abete che bloccava il corridoio. I due enormi piedi che sbucavano da sotto l’albero e il rumore ansimante fecero capire loro che dietro c’era Hagrid.

«Ehi, Hagrid, serve una mano?» chiese Ron ficcando la testa tra i rami.

«Nooo, ce la faccio da solo, Ron, grazie tante».

«Ti spiacerebbe tanto toglierti di mezzo?» fece dietro di loro la voce strascicata e glaciale di Malfoy. «Che cosa c’è, stai cercando di guadagnare qualche spicciolo, Weasley? Forse speri di diventare anche tu guardiacaccia quando te ne andrai da Hogwarts… la capanna di Hagrid deve sembrarti una reggia, in confronto a dove abita la tua famiglia».

Ron si buttò a testa bassa contro Malfoy proprio mentre Piton saliva le scale.

«WEASLEY!»

Ron, che aveva afferrato Malfoy per il davanti della tunica, lasciò la presa.

«Ci è stato tirato, professor Piton» disse Hagrid sporgendo il faccione irsuto da dietro l’albero. «Malfoy insultava la sua famiglia».

«Quale che sia la ragione, Hagrid, fare a pugni è contro le regole di Hogwarts» disse Piton con voce flautata. «Cinque punti in meno a Grifondoro, Weasley, e ringrazia il cielo che non te ne tolga di più. Levatevi di torno, tutti quanti!»

Malfoy, Tiger e Goyle passarono di corsa accanto all’abete, spargendone gli aghi dappertutto e sfoderando un sorriso compiaciuto.

«Gliela faccio vedere io» disse Ron digrignando i denti contro Malfoy che ormai gli dava le spalle. «Uno di questi giorni, gliela faccio vedere io…».

«Li odio tutti e due, Malfoy e Piton» disse Harry.

«Su, basta coi musi, è quasi Natale!» disse Hagrid. «Adesso sapete che cosa facciamo? Vi porto a vedere la Sala Grande. È tutta una festa!»

Così, seguirono Hagrid e il suo albero fino alla Sala Grande, dove la professoressa McGranitt e il professor Vitious erano tutti indaffarati a sistemare le decorazioni natalizie.

«Ah, ecco Hagrid con l’ultimo albero… Mettilo in quell’angolo laggiù, ti spiace?»

La sala era davvero uno spettacolo. Dalle pareti pendevano ghirlande d’agrifoglio e di pungitopo, e tutto intorno erano disposti non meno di dodici giganteschi alberi di Natale, alcuni decorati di ghiaccioli scintillanti, altri illuminati da centinaia di candeline.

«Quanti giorni mancano alle vacanze?» chiese Hagrid.

«Soltanto uno» rispose Hermione. «E questo mi fa venire in mente… Harry, Ron, manca mezz’ora al pranzo, dobbiamo andare in biblioteca».

«Ah, già, è vero» disse Ron distogliendo lo sguardo dal professor Vitious, che dalla sua bacchetta magica stava facendo uscire festoni di bolle che si depositavano sui rami del nuovo albero.

«In biblioteca?» chiese Hagrid seguendoli fuori del salone. «Prima delle vacanze? Dite un po’, ma non è che esagerate con lo studio?»

«Non è per studiare» gli spiegò Harry tutto allegro. «È da quando ci hai parlato di Nicolas Flamel che stiamo cercando di scoprire chi diavolo è».

« Che cosa ?» Hagrid sembrava sconvolto. «Statemi bene a sentire… Ve l’ho già detto… lasciate perdere. Che cosa custodisce il cane non sono affari vostri».

«Vogliamo soltanto sapere chi è Nicolas Flamel, tutto qui» disse Hermione.

«A meno che non voglia dircelo tu, così ci risparmi la fatica» soggiunse Harry. «Abbiamo già sfogliato centinaia di libri e non l’abbiamo trovato da nessuna parte… Dacci almeno una dritta! Io so soltanto che il suo nome l’ho letto da qualche parte».

«Ho le labbra cucite» disse Hagrid categorico.

«Allora, non ci rimane che scoprirlo da soli» disse Ron. Lasciarono Hagrid con l’aria contrariata, e si avviarono di corsa verso la biblioteca.

Era vero che, da quando Hagrid se l’era fatto sfuggire di bocca, avevano sfogliato libri su libri in cerca di quel nome, perché in quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di rubare Piton? Il guaio era che non sapevano da dove cominciare, ignorando quel che Flamel poteva aver fatto per essere citato in un libro. Non compariva in Grandi maghi del ventesimo secolo, e neanche in Esponenti di rilievo della magia del nostro tempo ; non era citato in Scoperte importanti della magia moderna, né in Rassegna dei recenti sviluppi della magia. E poi, naturalmente, c’era il problema delle dimensioni della biblioteca; decine di migliaia di volumi; migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi.

Hermione tirò fuori un elenco di materie e di titoli che aveva deciso di cercare mentre Ron si avviava lungo un corridoio e cominciava a estrarre libri a caso dagli scaffali. Harry si aggirava invece nel Reparto Proibito. Da un pezzo si chiedeva se Flamel non si trovasse in qualche libro di quel reparto. Purtroppo, per prendere uno qualsiasi dei libri proibiti occorreva un’apposita autorizzazione firmata da uno dei professori, e lui sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscito a procurarsela. Quelli erano i libri che contenevano i potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si perfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure.

«Che cosa stai cercando, ragazzo?»

«Niente» rispose Harry.

Madama Pince, la bibliotecaria, brandiva contro di lui un piumino per la polvere.

«Allora farai meglio ad andartene. Fila… fuori!»

Rimpiangendo di non essere stato più veloce a inventare qualche scusa, Harry lasciò la biblioteca. Con Ron e Hermione aveva convenuto che era meglio non chiedere a Madama Pince dove poter trovare notizie su Flamel. Lei sarebbe stata certamente in grado di dirglielo, ma non potevano rischiare che le loro intenzioni giungessero all’orecchio di Piton.

Harry aspettò fuori nel corridoio per vedere se i due amici avessero trovato qualcosa, ma non nutriva molte speranze. Erano circa due settimane che portavano avanti la loro ricerca, ma dato che potevano farlo solo nei ritagli di tempo tra una lezione e l’altra, c’era poco da stupirsi che non avessero trovato ancora niente. Quello di cui avrebbero avuto veramente bisogno era di poter cercare a lungo e con comodo, senza sentirsi sul collo il fiato di Madama Pince.

Cinque minuti dopo, Ron e Hermione lo raggiunsero scuotendo la testa delusi. Andarono a pranzo.

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