«Maledizione!» esclamò Harry disperato rivolto a Ron, e afferrato un rubinetto, lo scagliò con tutta la forza che aveva contro la parete.
Il mostro si fermò a pochi metri da Hermione. Si girò goffamente, sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore. I suoi occhietti malvagi videro Harry. Esitò, poi decise di dirigersi verso di lui, cosa che fece brandendo la clava.
«Ehi, tu, cervello di gallina!» gridò Ron dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo. Sembrò che il mostro non si fosse neanche accorto del corpo contundente che lo aveva colpito alla spalla, ma che avesse udito il grido; si fermò di nuovo, volgendo ora il suo gnigno orrendo verso Ron, e dando così il tempo a Harry di aggirarlo.
«Dài, corri, corri !» gridò Harry a Hermione, cercando di tirarla verso la porta. Ma la ragazza era paralizzata, incollata al muro, con la bocca spalancata per il terrore.
Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro. Emise un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron che era il più vicino e non aveva vie di scampo.
A quel punto, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del mostro, cingendolo con le braccia da dietro. Il mostro non si accorse che Harry gli si era attaccato; ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso. Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in mano, quella si era introdotta in una delle narici del bestione.
Ululando di dolore, il mostro cominciò a roteare la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di vendere cara la pelle; da un momento all’altro, avrebbe potuto scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.
Hermione, terrorizzata, si era accasciata al suolo; Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto, udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in mente: « Wingardium Leviosa !»
La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata, a contemplare il proprio operato.
La prima a parlare fu Hermione.
«È… morto?»
«Non credo» disse Harry. «Credo che lo abbiamo semplicemente messo K.O.».
Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi.
«Puah! Caccole di mostro!»
E ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.
Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa McGranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un’occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.
Piton si chinò sul mostro. La McGranitt guardava i ragazzi. Harry non l’aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La speranza di guadagnare cinquanta punti per i Grifondoro svanì all’istante.
«Che cosa diavolo credevate di fare?» chiese la McGranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria. «Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?»
Piton lanciò a Harry uno sguardo rapido e penetrante. Harry abbassò il suo a terra. Avrebbe voluto che Ron mettesse giù quella bacchetta magica.
Poi, dall’ombra, si sentì una vocina flebile.
«La prego, professoressa McGranitt… erano venuti a cercare me».
«Signorina Granger!»
Finalmente, Hermione era riuscita a mettersi in piedi.
«Ero andata in cerca del mostro perché… perché pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola… perché… sa… ho letto tutto sui mostri».
A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva sfacciatamente a un insegnante!
«Se non mi avessero trovato, sarei morta. Harry gli ha infilato la bacchetta nel naso e Ron l’ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il mostro stava per uccidermi».
Harry e Ron cercarono di darsi l’aria di sapere tutto da prima.
«Be’… in questo caso…» disse la McGranitt guardandoli tutti e tre. «Signorina Granger, piccola incosciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un mostro di montagna?»
Hermione chinò la testa. Harry era senza parole: Hermione era l’ultima persona al mondo capace di infrangere una regola, ed eccola là, a fingere di averlo fatto, per scagionare loro. Era come se Piton avesse cominciato a distribuire caramelle.
«Signorina Granger, per questo a Grifondoro verranno tolti cinque punti» disse la professoressa McGranitt. «Mi hai molto delusa. Se non sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nelle rispettive Case».
Hermione uscì.
La professoressa McGranitt si rivolse a Harry e Ron.
«Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna cosi grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare».
Corsero via e non spiccicarono parola fino a che non furono arrivati due piani più su. A parte il resto, fu un sollievo lasciarsi alle spalle il tanfo di quel mostro.
«Avremmo meritato di guadagnare più di dieci punti» bofonchiò Ron.
«Vorrai dire cinque, una volta sottratti i cinque punti di Hermione».
«E stata buona a toglierci dai guai in quel modo» ammise Ron. «Ma non dimentichiamo che siamo stati noi a salvare lei!»
«Però, non avrebbe avuto bisogno di nessun salvataggio se non avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a lei» gli ricordò Harry.
Erano arrivati al ritratto della Signora Grassa.
«Grugno di porco» dissero, ed entrarono.
La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine. Hermione era sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio pieno d’imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e tre dissero «Grazie» e corsero via a procurarsi dei piatti.
Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica. È impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.
All’inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina. Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti di pelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro.
La stagione del Quidditch era iniziata. Quel sabato, Harry avrebbe giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde. Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato delle Case.
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