Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicura preferiva Gazza.
Caddero all’indietro… Harry richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L’unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al settimo piano.
«Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?» chiese lei guardando le vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e madidi di sudore.
«Non fa niente… grugno di porco, grugno di porco» ansimò Harry e il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse. Anzi, Neville aveva tutta l’aria di uno che non avrebbe mai più proferito parola.
«Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?» disse infine Ron. «Se mai c’è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui».
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il suo solito caratteraccio.
«Ma dite un po’, voi non avete l’abitudine di usare gli occhi?» sbottò. «Non avete visto dove poggiava le zampe?»
«Il pavimento?» suggerì Harry. «No, a dire la verità non gli ho guardato i piedi. Ero troppo preso dalle sue teste».
«No, non il pavimento. Stava sopra una botola. È evidente che fa la guardia a qualcosa».
Si alzò guardandoli con odio.
«Spero che siate soddisfatti di voi stessi. Avete corso il rischio di essere uccisi… o peggio ancora, espulsi. E ora, se non vi dispiace, io vado a letto».
Ron la guardò allontanarsi, a bocca aperta.
«No, non ci dispiace affatto» disse. «A sentire lei, sembra che le abbiamo chiesto noi di seguirci!»
Ma Hermione aveva dato a Harry qualcos’altro cui pensare, mentre si infilava a letto. Il cane faceva la guardia a qualcosa… Che cosa aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se si voleva nascondere qualcosa… eccetto forse Hogwarts.
Aveva scoperto dove si trovava il lurido pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero settecentotredici.
Il giorno dopo, quando Malfoy vide Harry e Ron ancora a Hogwarts, stanchi, ma allegri come non mai, non riusciva a credere ai suoi occhi. A dire il vero, dopo averci dormito su, Harry e Ron erano arrivati alla conclusione che l’incontro con il cane a tre teste era stata una splendida avventura, e non vedevano l’ora di averne un’altra. Nel frattempo, Harry aveva informato Ron sul pacchetto che sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi i due ragazzi passarono un bel po’ di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di una sorveglianza cosi stretta.
«E una cosa o molto preziosa o molto pericolosa» commentò Ron.
«O tutt’e due» concluse Harry.
Ma dal momento che l’unica informazione certa che avevano sull’oggetto misterioso erano le sue dimensioni, circa sei centimetri di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse.
Né Neville né Hermione mostravano il minimo interesse per l’oggetto misterioso custodito dentro la botola, sotto le zampe del cane. Tutto quel che importava a Neville era di non trovarglisi più a tiro.
Hermione si rifiutava di parlare con Harry e Ron, ma era talmente prepotente e saccente che i ragazzi consideravano il fatto un’insperata fortuna.
Il loro desiderio più grande era di trovare un modo per farla pagare a Malfoy e, con loro grande soddisfazione, quell’occasione si presentò circa una settimana più tardi, con la distribuzione della posta.
Quando, come di consueto, i volatili invasero la Sala Grande, l’attenzione generale fu attratta immediatamente da un pacco lungo e sottile, trasportato da sei grossi barbagianni. Come tutti, anche Harry era curioso di sapere che cosa contenesse, e si stupì quando gli uccelli scesero in picchiata e lo lasciarono cadere proprio davanti a lui, facendo cadere per terra la sua pancetta affumicata. Quelli non avevano fatto in tempo ad allontanarsi, che ecco arrivare un altro barbagianni con una lettera, che lasciò cadere sopra il pacco.
Per fortuna, Harry aprì prima la lettera, perché dentro c’era scritto:
NON APRIRE IL PACCO A TAVOLA
Esso contiene la tua nuova Nimbus Duemila, ma non voglio che gli altri sappiano che hai ricevuto in dono un manico di scopa, altrimenti ne vorranno uno anche loro.
Oliver Baston ti aspetta questa sera alle sette al campo di Quidditch, per il tuo primo allenamento.
M. McGranitt
Harry ebbe difficoltà a nascondere la gioia mentre porgeva il biglietto a Ron perché lo leggesse.
«Una Nimbus Duemila!» sospirò invidioso Ron. «Non ne ho mai neanche toccata una!»
Lasciarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco in separata sede prima dell’inizio delle lezioni, ma nella sala d’ingresso trovarono l’accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle. Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominciò a tastarlo.
«Ma questo è un manico di scopa» disse restituendolo sgarbatamente a Harry, con un misto di gelosia e di dispetto dipinti sul volto. «Questa volta sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è permesso possederne di personali».
Ron non riuscì a trattenersi.
«Non è una vecchia scopa qualunque» disse, «è una Nimbus Duemila. Cosa dicevi tu, Malfoy, che a casa hai una Comet Duecentosessanta?» Ron sorrise a Harry. «Le Comet fanno un sacco di scena, ma non sono certo al livello delle Nimbus».
«Ma che cosa ne vuoi sapere tu, Weasley, che non ti puoi permettere neanche mezzo manico!» lo rimbeccò Malfoy. «Immagino che tu e i tuoi fratelli dovete mettere da parte un rametto alla volta».
Prima che Ron potesse rispondere, il professor Vitious apparve accanto a Malfoy.
«Niente liti, spero, vero ragazzi?» squittì.
«Professore, a Potter è arrivato un manico di scopa» disse Malfoy tutto d’un fiato.
«Già, proprio così» disse il professor Vitious sorridendo a Harry soddisfatto. «La professoressa McGranitt mi ha raccontato tutto sulle circostanze speciali, Potter. E che modello è?»
«Una Nimbus Duemila, signore» disse Harry lottando per non ridere alla faccia inorridita di Malfoy. «Ed è proprio a Malfoy che lo devo» soggiunse indicando il ragazzo.
Harry e Ron corsero su per le scale soffocando le risate per la rabbia e la confusione che Malfoy non era riuscito a dissimulare.
«Be’ è proprio vero» disse Harry tutto gongolante quando furono in cima alla scala di marmo, «se non avesse rubato la Ricordella di Neville, ora non sarei nella squadra…»
«E magari pensi che questa sia la ricompensa per avere infranto le regole!» gli arrivò proprio da dietro una voce irata. Hermione stava risalendo rumorosamente le scale lanciando sguardi di disapprovazione al pacco che Harry teneva in mano.
«Mica starai dicendo a noi?» fece Harry.
«Dài, non smettere proprio adesso» disse Ron, «ci fa talmente piacere!»
Hermione si allontanò sdegnosa, col naso all’aria.
Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato sulle lezioni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel che stava mangiando e poi si precipitò su per le scale, seguito da Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу