Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto» disse Ron, ma la ragazza non ascoltava; stava guardando la bacchetta che lui teneva in mano.

«State facendo una magia? Vediamo!»

Si sedette. Ron stava lì, tra il sorpreso e il confuso.

«Ehm… va bene».

Si schiarì la gola.

«Per il sole splendente, per il fior di corallo
stupido topo, diventa giallo!»

Agitò la bacchetta ma non accadde nulla. Crosta era sempre grigio e continuava imperterrito a dormire.

«Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?» chiese la ragazza. «Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire… Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti… E… a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?»

Tutto questo l’aveva detto quasi senza riprendere fiato.

Harry lanciò un’occhiata a Ron e si sentì molto sollevato nel vedere dal suo viso attonito che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.

«Io sono Ron Weasley» bofonchiò.

«Harry Potter» si presentò Harry.

«Davvero?» disse Hermione. «So tutto di te, naturalmente… ho comperato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in Storia moderna della magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del Ventesimo Secolo » .

«Sul serio?» chiese Harry sentendosi tutto confuso.

«Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile» disse Hermione. «Sapete in quale Casa andrete? Io ho chiesto in giro, e spero di essere a Grifondoro; sembra di gran lunga il migliore; ho sentito dire che c’è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male… Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E voi due fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati».

E se ne andò portando con sé il padrone del rospo smarrito.

«Qualunque sia la mia Casa, spero che non sia anche la sua» disse Ron. Scaraventò la bacchetta nel baule. «Stupido incantesimo… Me l’ha dato George, scommetto che lui lo sapeva che era una fregatura».

«In quale Casa sono i tuoi fratelli?»

«Grifondoro» disse Ron. E di nuovo sembrò offuscato da un velo di tristezza. «Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno se io non ci vado. Non credo che Corvonero sarebbe tanto male, ma pensa se mi mettono a Serpeverde…»

«Era la Casa di Vol… ehm… di Tu-Sai-Chi, vero?»

«Si» confermò Ron. E si lasciò cadere seduto con l’aria depressa.

«Sai? Mi sembra che le punte dei baffi di Crosta siano diventate un po’ più chiare» disse Harry cercando di distrarlo dal pensiero delle Case. «E… dimmi, che cosa faranno i tuoi fratelli più grandi ora che hanno finito?»

Harry si chiedeva che cosa mai facesse un mago, una volta terminati gli studi.

«Charlie è in Romania a studiare i draghi e Bill in Africa a lavorare per la Gringott» disse Ron. «Hai mai sentito parlare della Gringott? Ne ha scritto molto La Gazzetta del Profeta, ma non credo che siano notizie che arrivano nel mondo dei Babbani… qualcuno ha cercato di rapinare una camera di massima sicurezza».

Harry sobbalzò dallo stupore.

«Davvero? E che cosa gli hanno fatto?»

«Niente. Per questo la notizia ha fatto tanto scalpore. Non li hanno presi. Papà dice che ad aggirarsi intorno alla Gringott deve essere stato un potente mago del Male, ma si pensa che non sia stato preso niente, questa è la cosa strana. Naturalmente, quando succedono cose di questo genere tutti si spaventano pensando che dietro ci sia Tu-Sai-Chi».

Harry rimuginò la notizia. Cominciava ad avvertire un fremito di paura ogni volta che veniva nominato Tu-Sai-Chi. Riteneva che questo facesse parte del suo ingresso nel mondo della magia, ma si era sentito molto più a suo agio a dire ‘Voldemort’ senza preoccuparsi.

«Qual è la tua squadra del cuore di Quidditch?» chiese Ron.

«Ehm… non ne conosco nessuna» ammise.

«Che cosa?» Ron era esterrefatto. «Aspetta e vedrai, è il più bel gioco del mondo…» Ed eccolo partito in quarta a spiegare tutto sulle quattro palle e sulla posizione dei sette giocatori, a descrivere le partite famose cui aveva assistito con i suoi fratelli, e il manico di scopa che gli sarebbe piaciuto comperarsi se avesse avuto i soldi. Stava illustrando a Harry gli aspetti più interessanti del gioco quando la porta dello scompartimento si spalancò di nuovo; ma questa volta non erano né Neville, il ragazzo che aveva perso il rospo, e neanche Hermione Granger.

Entrarono tre ragazzi, e Harry riconobbe immediatamente quello al centro: era il giovane dal colorito pallido che aveva incontrato nel negozio di abbigliamento di Madama McClan. Stava osservando Harry con un interesse assai maggiore di quello che aveva manifestato in Diagon Alley.

«È vero?» chiese. «Per tutto il treno vanno dicendo che Harry Potter si trova in questo scompartimento. Sei tu?»

«Sì» disse Harry, guardando gli altri due ragazzi. Erano tarchiati e avevano un’aria molto cattiva. Stavano uno di qua e l’altro di là del ragazzo pallido, e sembravano piuttosto guardie del corpo.

«Oh, questo è Tiger e questo Goyle» fece il ragazzo pallido con noncuranza, notando lo sguardo di Harry. «E io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy».

Ron diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare una risatina. Draco Malfoy lo guardò.

«Trovi buffo il mio nome, vero? Non c’è bisogno che chieda a te come ti chiami. Mio padre mi ha detto che tutti i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono permettere».

Si rivolse di nuovo a Harry.

«Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate…? In questo posso aiutarti io».

Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo non la prese.

«Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie» gli rispose gelido.

Draco Malfoy non arrossì, anzi le guance pallide gli si tinsero di un vago colorito roseo.

«Io ci andrei piano se fossi in te, Potter» disse lentamente. «Se non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Neanche loro sapevano come ci si comporta. Continua a frequentare gentaglia come i Weasley e quell’altro Hagrid là, e diventerai né più né meno come loro».

Harry e Ron balzarono entrambi in piedi. La faccia di Ron era rossa come i suoi capelli.

«Ripetilo!»

«Oh, oh, e adesso che cosa fai, ci prendi a pugni?» ghignò Malfoy.

«Si, se non uscite immediatamente di qui» intimò Harry con più coraggio di quanto non se ne sentisse addosso, visto che Tiger e Goyle erano molto più grossi di lui e di Ron.

«Ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarcene, vero, ragazzi? Abbiamo finito tutte le cose da mangiare e vedo che qui ne avete un bel po’».

Goyle fece per prendere le Cioccorane posate vicino a Ron… Questi fece un balzo in avanti, ma non aveva fatto in tempo a sfiorare Goyle che quest’ultimo emise un grido lacerante.

Crosta, il topo, gli stava appeso a un dito, i piccoli denti aguzzi piantati nel polpastrello… Tiger e Malfoy si ritrassero mentre Goyle faceva roteare Crosta, ululando, e quando finalmente il topo si staccò andando a sbattere contro il finestrino, tutti e tre scomparvero immediatamente. Forse avevano creduto che tra i dolci avrebbero fatto capolino altri topi, o forse avevano udito dei passi. Infatti, un attimo dopo era entrata Hermione Granger.

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