«Che cosa c’è?»
« Hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi !» disse Ron con l’aria sconvolta e colpita a un tempo. «Avrei creduto che proprio tu, fra tutti…»
«Non sto cercando di fare il coraggioso o cose del genere, pronunciando quel nome» rispose Harry. «Il fatto è che io, semplicemente, non sapevo che non si dovesse fare. Capisci che cosa intendo? Ho un mucchio di cose da imparare… Scommetto» aggiunse esprimendo ad alta voce per la prima volta una preoccupazione che lo aveva assillato negli ultimi tempi, «scommetto che sarò l’ultimo della classe».
«Ma no, vedrai. Ci sono molti ragazzi che vengono da famiglie Babbane e che imparano abbastanza velocemente».
Mentre parlavano, il treno li aveva portati fuori Londra. Adesso correvano lungo pascoli pieni di mucche e pecore. Rimasero in silenzio per un po’, guardando filare via campi e viottoli.
Intorno alla mezza, sentirono un gran frastuono nel corridoio, e una donna sorridente, con due fossette sulle guance, aprì la porta dello scompartimento e chiese: «Desiderate qualcosa del carrello?»
Harry, che non aveva fatto colazione, balzò in piedi, ma Ron. cui si erano di nuovo arrossate le orecchie, bofonchiò che lui aveva portato dei panini. Harry uscì nel corridoio.
Con i Dursley, non aveva mai avuto soldi per i dolci, ma ora che le tasche gli rigurgitavano d’oro e d’argento, era pronto a comperarsi tutti i Mars che voleva. Ma la signora non ne aveva. Aveva invece gelatine Tuttigusti+1, gomme Bolle Bollenti, Cioccorane, Zuccotti di zucca, polentine, Bacchette Magiche alla Liquirizia e un’infinità di altre strane cose che Harry non aveva mai visto in vita sua. Poiché non voleva perdersene nessuna, prese un po’ di tutto, e pagò alla donnina undici falci d’argento e sette zellini di bronzo.
Ron lo guardò con tanto d’occhi, quando tornò con tutto quel bendiddio nello scompartimento, rovesciandolo su un sedile vuoto.
«Fame, eh?»
«Da morire» rispose Harry, addentando uno zuccotto di zucca.
Ron aveva tirato fuori un pacchetto tutto bitorzoluto e lo scartò. Dentro c’erano quattro panini. Ne aprì uno dicendo: «Mamma si dimentica sempre che non mi piace la carne in scatola».
«Facciamo cambio: ti do uno di questi» disse Harry porgendo un dolce. «Dài!…»
«Ma questo è immangiabile, è tutto secco» disse Ron. «Mamma non ha molto tempo» si affrettò ad aggiugere, «sai, con cinque figli…»
«Dài, prendi un dolce» ripeté Harry che fino a quel momento non aveva mai avuto niente da dividere con gli altri, o meglio, nessuno con cui dividere qualcosa. Era una sensazione piacevole, starsene lì seduto con Ron a dar fondo a tutto quel bendiddio di dolci e gelatine, dimenticandosi dei panini.
«E queste, che cosa sono?» chiese Harry a Ron mostrandogli un pacco di Cioccorane. «Non saranno mica delle rane vere ?» Cominciava a pensare che tutto fosse possibile.
«No» disse Ron. «Ma guarda che figurina c’è dentro, mi manca Agrippa».
«Che cosa?»
«Oh, certo, tu non puoi sapere… Dentro alle Cioccorane ci sono delle figurine… sai, per fare collezione… Streghe e maghi famosi. Io ne ho circa cinquecento, ma mi mancano Agrippa e Tolomeo».
Harry scartò la sua Cioccorana e prese la figurina. C’era su il viso di un uomo. Portava occhiali a mezzaluna, aveva un naso lungo e adunco e capelli, barba e baffi fluenti e argentei. Sotto, c’era scritto il nome: Albus Silente.
«Allora, questo è Silente!» disse Harry.
«Non dirmi che non hai mai sentito parlare di lui!» esclamò Ron. «Mi dai una rana? Forse trovo Agrippa… Grazie».
Harry girò la figurina e lesse:
Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato da molti il più grande mago dell’era moderna, Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodici modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Il professor Silente ama la musica da camera e il bowling.
Harry rigirò di nuovo la figurina e con suo grande stupore vide che la faccia di Silente era scomparsa.
«È sparito!»
«Be’, non puoi mica pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno» disse Ron. «Tornerà. No! Ho trovato un’altra Morgana, e ne ho già sei… La vuoi tu? Puoi cominciare a fare la raccolta».
Lo sguardo di Ron si perse sulla montagna di Cioccorane che aspettavano ancora di essere scartate.
«Serviti pure» lo invitò Harry. «Ma sai, nel mondo dei Babbani la gente nelle foto non se ne va mica a spasso!»
«Ma davvero? Cioè non si muovono per niente?» Ron sembrava molto stupito. « Che strano !»
Harry rimase con tanto d’occhi nel vedere Silente che ricompariva sulla figurina e gli rivolgeva un impercettibile sorriso. A Ron interessava più mangiare le rane che non fare la spunta delle figurine dei Maghi e delle Streghe più famosi; Harry, invece, non riusciva a staccarne gli occhi. Ben presto non ebbe più soltanto Silente e Morgana, ma anche Hengist il folletto dei Boschi, Alberico Grunnion, Circe, Paracelso e Merlino. Finalmente, si decise ad alzare gli occhi da Cliodna la druida, che si stava grattando il naso, per aprire un pacchetto di Tuttigusti+1.
«Con quelle devi fare attenzione» lo ammonì Ron. «Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti… puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, menta e marmellata d’arancia, ma può anche capitarti spinaci, fegato e trippa. George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole».
Ron prese una gelatina verde, la guardò attentamente e ne morse un pezzetto.
«Bleaaah!… Visto? Cavoletti di Bruxelles».
Si divertirono molto a mangiare le gelatine. Harry ne trovò al sapore di toast, di noce di cocco, di fagioli in scatola, di fragola, di curry, d’erba fresca, di caffè, di sardina, ed ebbe anche il coraggio di assaggiarne una di colore grigio che Ron non aveva voluto neanche toccare e che, scoprirono, sapeva di pepe.
Ora, la campagna che sfrecciava sotto i loro occhi si era fatta più selvaggia. Niente più campi pettinati. C’erano boschi, fiumi tortuosi e colline coperte di una vegetazione color verde scuro.
Qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento: era il ragazzo dal faccione rotondo che Harry aveva superato al binario nove e tre quarti. Sembrava in lacrime.
«Scusate» disse, «avete mica visto un rospo?»
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: «L’ho perso! Continua a scappare!»
«Vedrai, tornerà» disse Harry.
«Sì» convenne tristemente il ragazzo. «Se lo vedete…»
E se ne andò.
«Non capisco perché si preoccupa tanto» commentò Ron. «Se mi fossi portato un rospo avrei provveduto a perderlo prima possibile. E comunque non sono certo io che posso parlare: mi sono portato il topo Crosta!»
Il topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
«Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso» disse Ron disgustato. «Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po’ più interessante, ma l’incantesimo non ha funzionato. Guarda, ti faccio vedere…»
Rovistò nel suo baule e tirò fuori una bacchetta magica dall’aria malconcia. In alcuni punti era rosicchiata e all’estremità baluginava qualcosa di bianco.
«I peli di unicorno stanno per scappare fuori. Fa niente…»
Aveva appena fatto in tempo ad alzare in aria la bacchetta che la porta si spalancò di nuovo. Il ragazzo che aveva perso il rospo era tornato, ma questa volta con lui c’era una ragazzina che indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.
«Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo» disse. Aveva un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto grandi.
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