Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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A Harry, il cuore sobbalzò nel petto. Una prova? Di fronte a tutta la scuola? Ma lui, di magia, non sapeva niente… cosa avrebbe dovuto fare? Non si era aspettato niente di simile, quando era arrivato. Si guardò intorno ansioso e vide che tutti gli altri erano terrorizzati quanto lui. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne Hermione Granger che stava spiattellando a bassa voce, con parlantina inarrestabile, tutti gli incantesimi che aveva imparato, chiedendosi di quale dei tanti avrebbe dovuto servirsi. Harry cercava disperatamente di non ascoltarla. Non era mai stato tanto nervoso in vita sua, mai, neanche quando era tornato a casa con una nota della scuola in cui si diceva che, non si sa come, lui aveva fatto diventare blu la parrucca dell’insegnante. Teneva gli occhi fissi sulla porta. Ormai ogni momento era buono perché la professoressa McGranitt tornasse per condurlo verso il suo destino.

Poi accadde una cosa che gli fece fare un salto alto un palmo da terra… Dietro di lui, molti ragazzi gridarono.

«Ma che cosa…?»

Si sentì mancare il fiato, e come lui tutti gli altri. Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, scivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: «Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un’altra possibilità…»

«Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma… Ehi, dico, che cosa ci fate qui?»

Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d’un tratto notato gli studenti del primo anno.

Nessuno rispose.

«Nuovi studenti!» disse il Frate Grasso abbracciando tutti con un sorriso. «In attesa di essere smistati, suppongo».

Alcuni annuirono in silenzio.

«Spero di vedervi tutti a Tassorosso!» disse il Frate. «Sapete? È stata la mia Casa».

«E ora, sgombrare!» ordinò una voce aspra. «Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento».

La professoressa McGranitt era tornata. Uno a uno, i fantasmi si dileguarono attraversando la parete di fronte.

«Mettetevi in fila e seguitemi» ordinò la professoressa McGranitt agli allievi del primo anno.

Harry, con la strana sensazione che le gambe gli fossero diventate di piombo, si mise in fila dietro a un ragazzo dai capelli color sabbia, e Ron dietro di lui. Uscirono dalla stanza, attraversarono di nuovo la sala d’ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono nella Sala Grande.

Harry non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un posto tanto splendido e sorprendente. Era illuminato da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I tavoli erano apparecchiati con piatti e calici d’oro scintillanti. In fondo alla sala c’era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Fu lì che la professoressa McGranitt accompagnò gli allievi del primo anno, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti. Alla luce tremula delle candele, le centinaia di facce che li guardavano sembravano tante pallide lanterne. Qua e là, tra gli studenti, i fantasmi punteggiavano la sala come velate luci argentee. Soprattutto per evitare tutti quegli occhi che li fissavano, Harry alzò lo sguardo in alto e vide un soffitto di velluto nero trapunto di stelle. Udì Hermione bisbigliare: «È per magia che somiglia al cielo di fuori! L’ho letto in Storia di Hogwarts ».

Era addirittura difficile credere che ci fosse un soffitto, e che la Sala Grande non si spalancasse semplicemente sul cielo aperto.

Rapidamente Harry abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la professoressa McGranitt, senza fare rumore, collocava uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. Zia Petunia non avrebbe permesso neanche di farlo entrare in casa.

Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, pensò Harry tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che… poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello, fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto. Poi il cappello si contrasse. Uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:

Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c’è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all’istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!

Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.

«Allora dobbiamo semplicemente provare il cappello!» sussurrò Ron a Harry. «Giuro che Fred lo ammazzo: non ha fatto che parlare di una gara di lotta libera!»

Harry sorrise debolmente. Si, indossare il cappello era molto meglio che dover fare un incantesimo, ma gli sarebbe piaciuto che la cosa avvenisse in separata sede, non sotto gli occhi di tutti. Sembrava che il cappello chiedesse molto; al momento, Harry non si sentiva né coraggioso, né intelligente né altro. Se solo il cappello avesse nominato una Casa per gente che si sentiva poco sicura di sé, quello sarebbe stato il posto giusto per lui.

A quel punto, la professoressa McGranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.

«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati» disse. «Abbott Hannah!»

Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa…

«TASSOROSSO!» gridò il cappello.

Il tavolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani quando Hannah andò a prendervi posto. Harry vide il fantasma del Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.

«Hossas Susan!»

«TASSOROSSO!» gridò ancora il cappello, e Susan si affrettò ad andare a sedersi accanto a Hannah.

«Boot Terry!»

«CORVONERO!»

Questa volta, a battere le mani fu il secondo tavolo da sinistra; molti allievi della Casa di Corvonero si alzarono per stringere la mano a Terry, quando egli ebbe preso posto tra loro.

Anche «Brocklehurst Mandy» fu assegnata a Corvonero, ma «Brown Lavanda» fu la prima nuova Grifondoro e il tavolo all’estrema sinistra esplose in un evviva generale; tuttavia Harry notò che i fratelli gemelli di Ron fischiavano.

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