Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Prendermi?» chiese Hagrid che aveva cominciato a tremare. «Per portarmi dove?»

«Soltanto per un breve periodo» disse Caramell evitando lo sguardo del gigante. «Non è una punizione, Hagrid; più che altro è una precauzione. Se verrà preso qualcun altro, tu verrai liberato con tanto di scuse…»

«Non ad Azkaban, vero?» chiese Hagrid con voce roca.

Prima che Caramell potesse rispondere, si udì di nuovo bussare energicamente alla porta.

Silente andò ad aprire. Questa volta la gomitata toccò a Harry, che aveva sussultato emettendo un suono ben udibile.

Lucius Malfoy entrò a gran passi nella capanna, avvolto in un lungo mantello nero da viaggio; sul volto, aveva stampato un sorriso freddo e soddisfatto. Thor cominciò a ringhiare.

«Già arrivato, Caramell!» disse in tono di approvazione. «Bene, bene…»

«Lei! Cosa vuole?» chiese Hagrid furibondo. «Fuori da casa mia!»

«Brav’uomo, ti prego di credere che non mi piace affatto trovarmi nella tua… ehm… questa la chiami casa, vero?» disse Lucius Malfoy lanciando un’occhiata alla piccola stanza con un ghigno malevolo. «Ero semplicemente venuto a scuola e mi hanno detto che il Preside si trovava qui».

«E, di preciso, che cosa voleva da me, Lucius?» chiese Silente. Parlava in tono gentile, ma i suoi occhi azzurri mandavano fiamme.

«Una cosa molto spiacevole, Silente» disse Malfoy con voce strascicata, estraendo un grosso rotolo di pergamena. «Ma i consiglieri ritengono che sia arrivato il momento che lei si faccia da parte. Questo è un Ordine di Sospensione… in calce troverà tutte e dodici le firme. Mi spiace dire che riteniamo che lei stia perdendo la sua autorità. Quanti attentati ci sono stati finora? Altri due questo pomeriggio, vero? Di questo passo non ci resterà neanche più un figlio di Babbano, a Hogwarts, e tutti sappiamo quale terribile perdita sarebbe per la scuola».

«Su, andiamo, Lucius» disse Caramell allarmato. «Silente sospeso… no, no… è l’ultima cosa che deve succedere in questo momento…»

«L’incarico o la sospensione del Preside sono di competenza dei consiglieri, Caramell» disse Malfoy con aria serafica. «E siccome Silente non è riuscito a mettere fine agli attentati…»

«Lucius, devi capire una cosa: se non ci riesce Silente… » disse Caramell con il labbro superiore madido di sudore, «voglio dire… chi può riuscirci

«Questo è tutto da vedere» replicò Malfoy con un sorriso maligno. «Ma dal momento che abbiamo votato tutti e dodici…»

Hagrid balzò in piedi e la sua nera testa arruffata sfiorò il soffitto.

«E dica un po’, quanti ne ha dovuti ricattare e corrompere per farli firmare, eh?» tuonò.

«Oh, oh, uno di questi giorni questo tuo caratterino finirà per metterti nei guai, Hagrid» disse Malfoy. «Ti consiglio di non gridare a questo modo con le guardie di Azkaban. A loro non piacerebbe affatto».

«Non potete mandare via Silente!» gridò Hagrid, tanto che Thor guaì e corse a rannicchiarsi nella sua cuccia. «Mandatelo via e i figli dei Babbani non avranno una sola possibilità! La prossima volta ammazzeranno qualcuno!»

«Calmati, Hagrid» gli intimò Silente duro. Poi fissò Lucius Malfoy.

«Se i consiglieri vogliono la mia rimozione, naturalmente mi farò da parte».

«Ma…» balbettò Caramell.

« No! » urlò Hagrid.

Silente non aveva smesso di fissare i suoi luminosi occhi azzurri in quelli freddi e grigi di Lucius Malfoy.

«In ogni caso» proseguì Silente parlando con grande lentezza e scandendo le parole, in modo che nessuno potesse perderne neanche una, «lei si accorgerà che io avrò veramente lasciato la scuola soltanto quando non ci sarà più nessuno che mi sia fedele. E si accorgerà anche che a Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre».

Per un attimo Harry avrebbe giurato che Silente avesse ammiccato verso l’angolo dove si trovavano lui e Ron.

«Sentimenti ammirevoli» disse Malfoy inchinandosi. «Tutti sentiremo la mancanza… ehm… del suo… modo personalissimo… di fare le cose, Albus, e non ci resterà che sperare che chi prenderà il suo posto riuscirà a impedire qualsiasi… ehm… eventuale… assassinio ».

Si diresse verso la porta, la spalancò, salutò l’uscita di Silente con un inchino. Caramell, sempre giocherellando con la bombetta, aspettava che Hagrid lo precedesse, ma il gigante non si mosse d’un passo, fece un respiro profondo e sillabò: «Chi ha voglia di trovare qualcosa, deve seguire i ragni. Questo lo porterà sulla pista giusta. E tutto quel che ho da dire».

Caramell lo guardò sbalordito.

«Va bene, vengo» disse poi infilandosi il pastrano di fustagno. Ma prima di seguire Caramell, si fermò davanti alla porta e disse di nuovo, ad alta voce: «E ricordatevi di dar da mangiare a quello, mentre sono via».

La porta si richiuse con un tonfo e Ron si tolse di dosso il Mantello dell’Invisibilità.

«Ora sì che siamo nei guai» disse con voce roca. «Tanto varrebbe che chiudessero la scuola stanotte stessa. Senza più Silente, ci sarà un attentato al giorno».

Thor cominciò a guaire raspando la porta chiusa.

Capitolo 15

Aragog

Nel parco intorno al castello si sentiva il profumo dell’estate; il cielo e il lago erano di un blu pervinca e fiori grossi come cavoli sbocciavano nelle serre. Ma a Harry, che dalle finestre non vedeva più Hagrid andare per i campi con Thor alle calcagna, lo scenario non sembrava quello giusto; e certo non era meglio dell’atmosfera che si respirava al castello, dove le cose andavano tragicamente storte.

Insieme a Ron, Harry aveva tentato di andare a trovare Hermione, ma ora l’accesso all’infermeria era vietato ai visitatori.

«Non vogliamo più correre rischi» aveva detto Madama Chips severa, parlandogli attraverso una fessura della porta. «No, mi dispiace, ma il rischio che l’aggressore si rifaccia vivo per dare il colpo di grazia a queste persone è troppo grosso…»

Con l’allontanamento di Silente la paura era dilagata come mai prima di allora e per quanto il sole intiepidisse le mura del castello sembrava non riuscisse a varcare le finestre. Non c’era sguardo, a scuola, che non apparisse preoccupato e teso, e se per i corridoi si udiva una risata questa risuonava stridula e innaturale e veniva soffocata rapidamente.

Harry non faceva che ripetersi l’ultima frase di Silente: Io avrò lasciato veramente la scuola soltanto quando non ci sarà più nessuno che mi sia fedele… A Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre. Ma a che cosa servivano quelle parole? A chi avrebbero dovuto chiedere aiuto, quando tutti erano spaventati e confusi quanto loro?

Molto più facile da capire era l’allusione di Hagrid ai ragni…

Il guaio era che, al castello, di ragni da seguire sembrava non ne fosse rimasta neanche l’ombra. Harry non mancava di perlustrare qualsiasi luogo in cui gli capitasse di andare, aiutato (anche se con una certa riluttanza) da Ron. Naturalmente l’ostacolo maggiore era il fatto che non erano liberi di andarsene in giro da soli, ma dovevano spostarsi in branco con gli altri compagni del Grifondoro. I più parevano contenti di venire scortati dagli insegnanti da una classe all’altra, ma Harry lo trovava fastidioso.

Una sola persona sembrava godere dell’atmosfera di terrore e di sospetto: Draco Malfoy se ne andava in giro tutto tronfio come se fosse stato appena nominato Caposcuola. Harry comprese cosa lo rendeva tanto contento solo durante la lezione di Pozioni, una quindicina di giorni dopo che Silente e Hagrid se n’erano andati, quando, seduto proprio dietro di lui, lo udì per caso gongolare malignamente con Tiger e Goyle.

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